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Boicottare la cultura significa esserne fuori

Sally Rooney, giovane narratrice irlandese, non venderà i diritti di traduzione in ebraico del suo ultimo libro, aderendo alla campagna per il boicottaggio di Israele che risponde rimuovendo i testi dell’autrice dalla vendita. Alla bestialità non si risponde cancellando i libri.
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Boicottare la cultura significa esserne fuori

Sally Rooney, giovane narratrice irlandese, non venderà i diritti di traduzione in ebraico del suo ultimo libro, aderendo alla campagna per il boicottaggio di Israele che risponde rimuovendo i testi dell’autrice dalla vendita. Alla bestialità non si risponde cancellando i libri.
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Boicottare la cultura significa esserne fuori

Sally Rooney, giovane narratrice irlandese, non venderà i diritti di traduzione in ebraico del suo ultimo libro, aderendo alla campagna per il boicottaggio di Israele che risponde rimuovendo i testi dell’autrice dalla vendita. Alla bestialità non si risponde cancellando i libri.
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Sally Rooney, giovane narratrice irlandese, non venderà i diritti di traduzione in ebraico del suo ultimo libro, aderendo alla campagna per il boicottaggio di Israele che risponde rimuovendo i testi dell’autrice dalla vendita. Alla bestialità non si risponde cancellando i libri.
Un errore non rimedia all’altro, anzi crea una rincorsa a chi si mostra più ottuso e nemico della cultura. Una giovane narratrice irlandese, Sally Rooney, ha stabilito che non venderà i diritti di traduzione in ebraico del suo ultimo libro, aderendo alla campagna per il boicottaggio di Israele. Due grandi catene librarie israeliane hanno risposto togliendo i libri della Rooney dai banconi e, successivamente, anche dalla vendita online. Sbagliano, perché continuare a vendere anche quell’autrice significa non condividerne l’intollerabile boicottaggio culturale, il sottolinearne la rozzezza intellettuale e l’aggressività verbale. Significa anche dimostrare che alla bestialità si risponde non cancellando i libri, ma non abbassandosi a considerarli strumenti di ricatto. Si possono avere idee le più diverse, circa Israele e la politica dei suoi governi (unica isola democratica in lande dove la libertà è ancora in gran parte sconosciuta), ma identificare un proprio giudizio negativo, come che sia motivato, con la lingua ebraica e con gli ebrei tutti è antisemitismo. E l’antisemitismo non è inammissibile solo per ragioni storiche, ma ripugnante in sé. Chiunque calchi quel terreno si qualifica per quel che è. Eppure, pur non essendo assolutamente il caso di questa autrice, c’è letteratura che contiene antisemitismo rimanendo tessera del mosaico umano, pagine che non si devono cancellare e semmai conoscere in tutti i loro aspetti. Per quanto urticanti. La boicottatrice si (s)qualifica da sola. Non c’è ragione di emularla. Con l’occasione: una casa editrice italiana ha deciso di rimettere in libreria, con una nuova edizione, “I protocolli dei savi anziani di Sion”. Un noto falso a sua volta utilizzato per l’ignominia dell’antisemitismo. Si può sperare che ciò sia a tutti noto, ma è speranza mal fondata, considerato che un parlamentare in carica (il suo dio lo perdoni) li ha recentemente citati come fossero roba vera. Anche in questo caso: certi testi non devono sparire dalla circolazione, devono essere accompagnati da un minimo di strumenti critici che non consentano ai (numerosi) rincoglioniti di citarli come fonte affidabile. Quel libro è un fatto rilevante, ma, appunto, come falso e come falso non deve essere cancellato, ma riconosciuto. Se i nuovi editori lo presentano come controverso (un accidenti) o, addirittura, come profetico di quel che è poi avvenuto, vanno dritti a ingrossare le sudice file dell’antisemitismo. Troveranno colà la compagna che meritano.   di Gaia Cenol

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