Espresso Communication: serietà, cultura, futuro
Espresso Communication è dal 2006 uno dei player di PR più apprezzati del panorama italiano. Ne abbiamo parlato con Matteo Aiolfi e Matteo Gavioli
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Espresso Communication: serietà, cultura, futuro
Espresso Communication è dal 2006 uno dei player di PR più apprezzati del panorama italiano. Ne abbiamo parlato con Matteo Aiolfi e Matteo Gavioli
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Espresso Communication: serietà, cultura, futuro
Espresso Communication è dal 2006 uno dei player di PR più apprezzati del panorama italiano. Ne abbiamo parlato con Matteo Aiolfi e Matteo Gavioli
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Espresso Communication è dal 2006 uno dei player di PR più apprezzati del panorama italiano. Ne abbiamo parlato con Matteo Aiolfi e Matteo Gavioli
La costruzione di contenuti puntuali, coerenti e d’interesse è il mantra di Espresso Communication, società di consulenza indipendente con sede a Monza che, dal 2006, è diventata una dei player di PR e digital PR più attivi nel panorama italiano. Ne abbiamo parlato con Matteo Aiolfi, Founder & CEO, e Matteo Gavioli, Co-owner & Head of Media Relations di Espresso Communication.
Mi raccontate la storia e gli obiettivi di Espresso Communication dalla data di fondazione ad oggi?
Espresso Communication è stata fondata nel 2006, anni in cui il contenuto stava diventando sempre più importante nel mondo aziendale, istituzionale e delle celebrity. Da allora ci siamo specializzati sempre più nella costruzione di notizie e nel rapporto con la stampa, sia nazionale sia internazionale, oltre che sulla declinazione social dei contenuti stessi. Con i giornalisti italiani abbiamo relazioni di lunga data e di stima reciproca: noi costruiamo contenuti puntuali, coerenti e d’interesse, loro ci aprono le porte dando spazio ai nostri clienti e ai loro contenuti. Ovviamente nel tempo siamo passati attraverso i vari cambiamenti editoriali, ma siamo rimasti coerenti e fedeli alla nostra linea comunicativa che, nel tempo, ci ha premiati rendendoci uno dei player di Pubbliche Relazioni e di Digital PR più attivi nel panorama dei comunicatori nazionali.
Tra i vostri servizi c’è anche una pianificazione strategica molto forte in grado di anticipare e in alcuni casi creare nuovi trend. Quali sono gli elementi cardine di questa pianificazione?
Lavoriamo sui trend, sull’attualità, sulle ricerche e sulle anticipazioni costruendo contenuti strategici in grado di accelerare o addirittura, in alcuni casi, creare nuove tendenze, offrendo un risultato sempre puntuale e autorevole per i nostri clienti. Tra gli elementi cardine per ottenere gli importanti risultati che ci vengono riconosciuti, ci sono sicuramente un lungo e minuzioso lavoro di ricerca sui trend internazionali e sulle ultime novità di ogni singolo settore merceologico che coinvolge i nostri clienti, una spiccata sensibilità giornalistica nei confronti degli aspetti più interessanti per i colleghi della stampa, un pensiero laterale per massimizzare le opportunità di visibilità anche extra-settore e ultimo, ma non meno importante, un continuo processo di condivisione e discussione dei fatti del giorno e delle notizie riportate dalle maggiori testate italiane e internazionali.
Dal 2006 ad esempio, tramite un lungo e laborioso lavoro di contenuto, abbiamo svolto un lavoro sociologico sulla sostenibilità, diffondendo concetti che oggi sono parte integrante di qualunque buona prassi aziendale. L’esempio concreto della buona riuscita del nostro lavoro è rappresentato dal claim “IMPATTO ZERO”: un marchio commerciale comunicato da Espresso per oltre 10 anni diventato di uso comune.
Digital PR e influencer: come sta cambiando la comunicazione con potenziali ambassador? L’era degli influencer è ancora viva?
In Espresso riteniamo che la propensione e le preferenze aziendali andranno verso ambassador, celebrity e influencer che diffonderanno valori culturali. Esattamente come accadde nei primi anni 2000 con la sostenibilità e con l’attenzione all’ambiente, sentiamo forte e dirompente l’arrivo di un’ondata di concetti culturali a cui le aziende vorranno aggrapparsi. La cultura porta civiltà, un ambassador culturale, porta valori importanti ai brand, stanchi ormai di troppa leggerezza ed eccessiva cultura dell’esteriorità personale. Sarà l’interiorità ad avere la meglio, entro breve tempo.
Un esempio su cui stiamo lavorando è esattamente una community culturale che prende il nome di LIBRERIAMO, un luogo d’incontro digitale dove i “culthic” (cultural enthusiastic), assistono a presentazioni di libri, a recensioni di festival, una piazza dove la cultura significa libri, cinema, teatro, mete turistiche, conoscenza. Tutto è cultura, soprattutto in un Paese come il nostro che potrà godere di questo concetto strategico anche e soprattutto rivolgendosi all’estero. Il target culturale è alto-spendente, appartiene ad una classe sociale consapevole, capace di costruire il proprio io attraverso il principale nutrimento interiore, la cultura appunto.
Ho notato una presenza massiccia in LinkedIn, con diversi spunti e argomenti trattati. Cosa pensate della piattaforma e in che modo può essere utilizzata in modo efficace ed efficiente?
Linkedin è una vetrina importante per il nostro lavoro. Tutti i professionisti che lavorano in Espresso lo utilizzano in maniera proattiva, postando la rassegna stampa dei clienti ottenuta con la veicolazione dei contenuti strategici. La ricca rassegna di ogni nostro cliente diventa parte integrante della loro reputazione, della loro autorevolezza e di conseguenza, del loro business. Consideriamo Linkedin il principale veicolo anche per attrarre nuovi talenti, anche se negli ultimi anni questa sta diventando una delle imprese più difficile del nostro lavoro.
Infine: che direzione sta prendendo la comunicazione del futuro? Cosa verrà inevitabilmente superato e cosa resterà della comunicazione “tradizionale”?
La comunicazione del futuro sarà più ricca di concetti culturali, le aziende abbandoneranno la “leggerezza” di certi personaggi per sposarne di nuovi che offrono contenuti più profondi per i loro prodotti, che regalano cultura a chi la acquista, che elevano il consumatore, differenziandolo da chi non ha particolari talenti o addirittura da chi va contro le regole comuni del buon senso, dell’educazione e della civiltà. Siamo sull’orlo di un grande cambiamento. Culturale. La “dittatura” dei social network, nel cui regno dominano oramai incontrastati i contenuti da consumare in pochi secondi “scrollando” gli schermi degli smartphone, sta inevitabilmente cambiando le abitudini di brand e consumatori. Proprio per questo a nostro parere la comunicazione tradizionale, ovvero volendo semplificare quella legata alle PR, alle Media Relation e agli eventi fisici, diventerà ancor di più merce rara e preziosa per aziende, associazioni, enti e personaggi noti.
Sono molte le realtà infatti che, soprattutto dopo la pandemia, hanno sentito l’esigenza di raccontare la propria storia, i propri valori e i propri prodotti attraverso contenuti e approfondimenti di qualità, slegati dalla “folle velocità” dell’universo social: un processo che si ripercuote anche nel business, visto che molte tra quelle realtà, dalle startup alle multinazionali, sono alla ricerca di sempre più rari professionisti specializzati in questo settore, in grado di comunicare la loro visione attraverso piani di comunicazione strategici ovviamente “digital oriented”, ma che non trascurino tutta quella serie di fondamentali opportunità che solo le “vecchie” PR possono ancora offrire in termini di presenza mediatica, autorevolezza e posizionamento.
di Raffaela Mercurio
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Tag: comunicatori, Evidenza
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