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Il capitalismo ha liberato le donne e lo schiavo

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Nel suo ultimo libro Massimiliano Nicolazzi racconta come ogni transizione energetica porti con sé mutamenti politici e sociali, come i combustibili fossili che hanno fortemente incentivato la crescita della democrazia.

Il capitalismo ha liberato le donne e lo schiavo

Nel suo ultimo libro Massimiliano Nicolazzi racconta come ogni transizione energetica porti con sé mutamenti politici e sociali, come i combustibili fossili che hanno fortemente incentivato la crescita della democrazia.
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Il capitalismo ha liberato le donne e lo schiavo

Nel suo ultimo libro Massimiliano Nicolazzi racconta come ogni transizione energetica porti con sé mutamenti politici e sociali, come i combustibili fossili che hanno fortemente incentivato la crescita della democrazia.
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A leggere il saggio di Massimo Nicolazzi “Elogio del petrolio, energia e disuguaglianza dal mammut all’auto elettrica” (Feltrinelli) verrebbe voglia di integrare Aristotele: l’uomo è sì zòon politikòn ma, per l’esattezza, un animale sociale in funzione dell’energia. L’autore è docente di Economia delle risorse energetiche all’Università di Torino e manager di lungo corso in compagnie petrolifere mondiali. Il titolo ammiccante, visti i tempi, non vuole certo essere una ruffianeria nei confronti dei produttori di quella fonte di energia che «ogni giorno ci mette a disposizione un piccolo esercito di schiavi». Al netto quindi di improbabili captationes – il libro è uscito nel settembre 2019 – Nicolazzi descrive nel dettaglio i numeri di una rivoluzione che negli ultimi 100 anni ha visto crescere esponenzialmente la ricchezza e gli abitanti del mondo quanto mai si era visto nei millenni che ci precedono. Qui non si abbraccia per principio alcuna posizione circa le teorie sull’origine antropica del riscaldamento globale, ma le fonti fossili prima o poi finiranno e a partire da questo assunto si affronta con lucidità il problema dell’abbandono del petrolio, cercando di capirne e misurarne le difficoltà anziché cantarne solo le meraviglie. Non abbiamo nessuna certezza infatti che vivere senza petrolio sia compatibile con la crescita che i fossili ci hanno garantito. Per di più ogni transizione energetica porta con sé mutamenti politici e sociali: i combustibili fossili hanno fortemente incentivato, nei Paesi occidentali, la crescita della democrazia. Ma il Green Deal, se mal governato, può trasformarsi in un acceleratore di disuguaglianze sociali: populismi (gilets jaunes) e millenarismi ambientalisti che si alimentano l’un l’altro non è detto che non possano minare le basi delle democrazie liberali. Per questo motivo la parte più importante del libro resta quella introduttiva: una breve storia dell’energia, dal solido ancoraggio bibliografico, dal Paleolitico ai nostri giorni. Perché il primo passo per affrontare le sfide è avere coscienza dei problemi. Alla società agricola, ad esempio, è legata la nascita della scrittura (occorre annotare il surplus…), della schiavitù e del dispotismo. Il fossile che ha incontrato la macchina e innescato il capitalismo industriale ha invece emancipato la donna e liberato lo schiavo: la macchina produce di più, costa meno e uno schiavo, che come tale non è consumatore, non conviene più. Alla faccia delle buone intenzioni, spesso le grandi conquiste morali dell’umanità sono sospinte dall’inarrestabile forza di un interesse. E il selvaggio, senza energia, non è quasi mai buono. di Fabio Torrembini

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