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Jessica Malfatto di Disclosers, obiettivo entusiasmo

Per la rubrica “Parola ai comunicatori” abbiamo intervistato Jessica Malfatto, co-fondatrice di Disclosers, boutique di PR e Media Relations oltre che di formazione professionale
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Jessica Malfatto di Disclosers, obiettivo entusiasmo

Per la rubrica “Parola ai comunicatori” abbiamo intervistato Jessica Malfatto, co-fondatrice di Disclosers, boutique di PR e Media Relations oltre che di formazione professionale
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Jessica Malfatto di Disclosers, obiettivo entusiasmo

Per la rubrica “Parola ai comunicatori” abbiamo intervistato Jessica Malfatto, co-fondatrice di Disclosers, boutique di PR e Media Relations oltre che di formazione professionale
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Per la rubrica “Parola ai comunicatori” abbiamo intervistato Jessica Malfatto, co-fondatrice di Disclosers, boutique di PR e Media Relations oltre che di formazione professionale
A gennaio 2019 erano solo due soci (operativi). Ora sono in 21 persone in Disclosers, boutique di PR e Media Relations per imprese e personal brand. Una realtà giovane ma forte delle proprie idee, scelta da aziende quali Feltrinelli Education, Coldwell Banker Italy, Montura, SMAU, Giffoni Innovation Hub, SAE Institute (Milano) e Alpha Test. Un’agenzia con una forte attenzione anche alla formazione, come ci ha raccontato Jessica Malfatto, Co-fondatrice di Disclosers che, oltre all’attività in agenzia è  stata docente a contratto presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore (Brescia) e presso la 24ORE Business School. Partiamo da una panoramica doverosa della storia e degli obiettivi di Disclosers dalla data di fondazione ad oggi Disclosers nasce all’inizio del 2019 come una boutique di PR e Media Relations e la sua anima è rimasta intatta e vogliamo che continui ad esserlo. Eravamo solo in due soci, con pochissimi clienti e con la consapevolezza di dover dimostrare tanto, perché fino a quel momento avevamo lavorato solamente come freelance, con alcuni collaboratori esterni. Quando decidi, però, di mettere il primo mattone di un’impresa il gioco cambia completamente. Così, abbiamo assunto la prima persona a marzo 2019 e oggi (luglio 2023) siamo a quota 21, a breve 25. Una crescita sana ed equilibrata, senza strappi. Una crescita che ci ha portato da lavorare con progetti molto piccoli fino ad arrivare poi alla collaborazione con realtà molto più strutturate (negli anni abbiamo collaborato, ad esempio, con Montura, Feltrinelli Education, ecc). Un altro aspetto per me fondamentale è che siamo partiti in modo indipendente e lo siamo ancora oggi: si tratta di un valore inestimabile per noi, in questo momento. Gli obiettivi futuri, oltre chiaramente a una crescita più solida e sempre più di valore, riguardano anche il mercato estero, verso cui ci stiamo affacciando in questi mesi. La prima cosa che salta all’occhio è la vostra passione ed entusiasmo. Un team giovane, fresco e soprattutto al femminile. Qual è il vostro metodo di lavoro e in che modo riuscite a coniugare età ed esperienze multiformi per raggiungere i vostri obiettivi? Credo che uno degli aspetti centrali sia quello del divertimento. Questo non significa avere un approccio superficiale, ma vuol dire entrare con reale entusiasmo nei progetti. Abbiamo il privilegio di poter vivere ogni giorno un lavoro meraviglioso, dove storie, intuizione, capacità narrativa, creatività, scrittura, analisi, lettura, strategie mediatiche si fondono e non è da sottovalutare. Il focus sui risultati, la presenza di un metodo chiaro, gli obiettivi definiti in preciso sono aspetti centrali, ma è la modalità della focalizzazione che fa la differenza. Un altro aspetto, infine, è legato al cercare di mantenere sempre elevata la creatività mediatica e per fare questo penso che ogni persona debba avere la possibilità, quotidianamente, di entrare in contatto con settori completamente differenti. In Disclosers viene dato ampio spazio alla formazione. In cosa consiste per voi, oggi, essere un’eccellente PR?Lego l’eccellenza nelle PR alla capacità di saper tradurre anche il progetto più complicato nel linguaggio mediatico adeguato agli obiettivi di riferimento, all’abilità di saper “entrare” con delicatezza ma decisione in un flusso di notizie già avviato, all’intuizione che permette di individuare elementi notiziabili inizialmente nascosti. Serve allenamento, serve studio, serve la volontà di entrare nelle logiche dei media, ma con uno sforzo creativo notevole. Tra i vostri clienti anche aziende nel settore dell’innovazione, come Giffoni Innovation Hub e SMAU. Quali sono le sfide così come le soddisfazioni nel comunicare valore in questo settore? Il mondo dell’innovazione, per definizione, corre, va veloce e lo fa giocando sempre d’anticipo. Questo, in chi opera nelle PR, rappresenta uno stimolo eccezionale e obbliga a ragionare in un modo completamente differente rispetto ad altri settori, perché spesso si lavora con progetti per i quali si deve ancora registrare un impatto tangibile su una nicchia di mercato. Entrare nelle logiche di questo mondo, esplorandone i singoli angoli, cercare di tradurli e veicolarli nel modo corretto ai media è una reale sfida e lo è su base quotidiana. Lavorate moltissimo con i media “tradizionali” (riviste, radio, tv). Com’è cambiato l’approccio negli anni? Ci sono davvero i margini per decretare la fine dei media tradizionali come alcuni sostengono? Nel mondo delle PR i media tradizionali vengono ancora considerati come spazi di “prestigio”, maggiormente esclusivi, proprio perché a differenza dei media online hanno un perimetro più stretto e limitato in termini di spazi. Le richieste di abbracciare anche questi media – oltre a magazine e quotidiani online, podcast, pagine Instagram di stampo divulgativo – arriva anche da progetti che si muovono solamente in ambito digitale, proprio perché vedono in questo territorio mediatico la possibilità di posizionare il proprio brand all’interno di contesti considerati esclusivi. Non entro nel merito della sostenibilità di questi modelli, poiché è un terreno che preferisco lasciare nelle mani degli esperti di questo ambito, ma dal punto di vista delle media relations posso dire, sulla base di quello che vivo sul campo, che si tratta di media che non hanno perso valore. Qual è il vostro approccio ai nuovi strumenti del futuro come NFT, blockchain e IA? Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale nello specifico, si tratta di uno strumento che – a mio avviso – può essere utilizzato come supporto, ma in un lavoro dove le relazioni e la capacità (reale) di ascolto sono centrali credo che non ci potrà mai essere una sostituzione. La componente umana è vitale in questo mestiere (se si vuole realizzare un progetto di PR davvero efficace) e continuerà ad esserlo: le sfumature più sottili, ad esempio, che possono essere colte in un’intervista vengono percepite solo se si crea una certa sintonia e solo con la presenza di una genuina empatia (che non rientrano tra le caratteristiche principali di uno strumento digitale). Infine: che direzione sta prendendo la comunicazione del futuro? Cosa verrà inevitabilmente superato e cosa resterà della comunicazione ‘tradizionale’? Rimanendo nei confini delle relazioni con i media, penso che ci sarà sempre di più un’attenzione verso le singole persone chiave all’interno delle organizzazioni. Qual è il loro punto di vista rispetto a uno scenario magari in cambiamento? Quali sono i tasselli che hanno permesso di avere un impatto maggiore in una determinata area? Tutto, però, supportato da numeri e dati. Credo che la strada del vero approfondimento (magari con qualche passo indietro dal punto di vista della ricerca della mera notizia), mettendo sul tavolo visioni anche nuove, possa essere uno degli aspetti centrali. di Raffaela Mercurio  

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