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La figlia della giornalista Anna Politkovskaja racconta la madre in un libro

Si chiama “Una madre” il libro in cui Vera Politkovskaja racconta la vita della coraggiosa giornalista uccisa nel 2006 a Mosca 
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La figlia della giornalista Anna Politkovskaja racconta la madre in un libro

Si chiama “Una madre” il libro in cui Vera Politkovskaja racconta la vita della coraggiosa giornalista uccisa nel 2006 a Mosca 
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La figlia della giornalista Anna Politkovskaja racconta la madre in un libro

Si chiama “Una madre” il libro in cui Vera Politkovskaja racconta la vita della coraggiosa giornalista uccisa nel 2006 a Mosca 
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Si chiama “Una madre” il libro in cui Vera Politkovskaja racconta la vita della coraggiosa giornalista uccisa nel 2006 a Mosca 
Quando Anna Politkovskaja venne freddata il 7 ottobre del 2006 nell’androne del suo palazzo a Mosca, Vera aveva 26 anni e una bimba in grembo. Figlia della giornalista più scomoda in Russia, oggi di anni ne ha 43 anni e svolge proprio lo stesso lavoro della madre. Il coraggio di Anna – diventata martire della libertà d’espressione –  scorre nelle vene di Vera, che non si è lasciata intimorire nemmeno di fronte all’uccisione della madre che al momento della morte lavorava per Novaja Gazeta. Anzi, proprio per aiutare nelle indagini, Vera inizialmente era rimasta a Mosca: “Volevo che mia madre venisse ricordata così com’era, che intorno alla sua figura non si creassero miti che non corrispondono alla realtà – racconta la donna, nelle librerie con il libro “Una madre” edito da Rizzoli – Vorrei che si sapesse la verità su mia madre, per quanto scomoda possa essere”. Un ritratto sulla vita di una giornalista troppo invadente per Mosca, che diceva di scrivere per il futuro; reportage che ad oggi risultano essere delle vere e proprie profezie. Nonostante la preziosità dei suoi lavori la vita di Anna Politkovskaja è stata scandita anche da momenti di totale solitudine, emarginata da tutti: dalle autorità, dai colleghi e dagli stessi cittadini che la chiamavano “la pazza di Mosca”, salvo poi rimpiangere la sua scomparsa. Ai suoi funerali l’unico politico italiano presente, e suo amico, fu il leader politico radicale Marco Pannella.   Lo scorso aprile, dopo lo scoppio della guerra, Vera ha lasciato definitivamente Mosca per trasferirsi in una località segreta, mostrando però qualche perplessità sulle sanzioni applicate dall’Occidente nei confronti della Russia: “La maggior parte delle sanzioni finora non ha fatto che colpire i russi come me, fuggiti per scampare al clima d’odio e alla repressione. Non possiamo usare le nostre carte bancarie e accedere ai nostri soldi. Se la speranza era istigarci a rovesciare il potere, privandoci di beni e merci, è chiaro che era mal riposta. Trovo bestiale l’idea di volerci convincere a farci manganellare, torturare e imprigionare”. Sul futuro della Russia Vera non ha dubbi: “Putin prima o poi se ne andrà, ma non credo che la Russia diventerà un Paese libero e democratico”. Di Claudia Burgio

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