Lo studio della biografia e della personalità di autori e personaggi storici è materia sicuramente interessante, ma utile se serve a capire meglio quello in cui furono dei grandi (apprezzabili o detestabili, dipende). Altrimenti si tratta di pettegolezzo postumo. Giuseppe Mazzini aveva un grande ascendente sulle signore, ma la cosa non serve di sicuro a capire il Risorgimento, se non per il fatto che talune facoltose lo finanziarono con generosità. La fuga di Giuseppe Garibaldi costò la vita ad Anita, ma questo nulla toglie all’amore che provava per lei né aggiunge alcunché alla sua battaglia. Sapere che Emilio Salgari non si mosse mai dalla provincia italiana è notizia utile a capire quanto dovette studiare in biblioteca e compulsare le carte geografiche, né aggiungendo né togliendo nulla alla bellezza dei suoi romanzi. E così via.
Alessandro Manzoni scrisse dei pregiudizi e delle persecuzioni, da vero nipote di Beccaria, e scrisse una raffigurazione affilata della realtà italiana, della trionfante viltà, delle doppie facce, della prepotenza; nello scriverla la accompagnò con una storia d’amore i cui due protagonisti rischiano di perdere la vita proprio per volere non soltanto sposarsi, ma farlo senza subire le condizioni che erano state loro poste. La morte per malattia attraversa l’intero suo racconto, anche perché era pane quotidiano di quei tempi (il romanzo si riferisce a tempi precedenti, in cui la situazione era anche peggiore), certo non paragonabili ai nostri. E sarà bene ricordare che allora avevano un qualche maggiore peso, anche nell’educazione personale, i precetti ecclesiastici, fra i quali la non distinzione fra sesso e procreazione.
Sono tanti i personaggi della storia e della storia della letteratura che non esitarono a rinunciare ai propri affetti o ad arrecare loro un dolore, pur di compiere quella che sentivano come missione. Saperlo aiuta a capire. Ma saperlo non cambia nulla nella valutazione delle loro gesta o dei loro scritti. Quel che preoccupa, insomma, non è certo che di Alessandro Manzoni si conoscano anche i risvolti della sua vita privata, ma che non si conoscano abbastanza la lingua, l’arte e il contenuto dei suoi scritti. E quella è una scoperta che non finisce mai.
Di Sofia Cifarelli
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