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L’inquieto e inappagato Mario Soldati

La scrittura di Mario Soldati è un inno alla vita, che però non sfugge a inquietudini e cristi esistenziali. Al centro delle sue opere, la dimensione religiosa dell’uomo.
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L’inquieto e inappagato Mario Soldati

La scrittura di Mario Soldati è un inno alla vita, che però non sfugge a inquietudini e cristi esistenziali. Al centro delle sue opere, la dimensione religiosa dell’uomo.
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L’inquieto e inappagato Mario Soldati

La scrittura di Mario Soldati è un inno alla vita, che però non sfugge a inquietudini e cristi esistenziali. Al centro delle sue opere, la dimensione religiosa dell’uomo.
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La scrittura di Mario Soldati è un inno alla vita, che però non sfugge a inquietudini e cristi esistenziali. Al centro delle sue opere, la dimensione religiosa dell’uomo.
La scrittura di Mario Soldati è un inno alla vita. Il suo rapporto con la realtà non sfugge però a inquietudini personali e a crisi esistenziali. Quanto più imprevedibile è il mondo del sentimento, tanto più certo è quello delle cose per una sincera ‘fiducia’ nella realtà. Il messaggio si ritrova nel volume “La sposa americana” (1977, 2021), che ci permette di conoscere lo scrittore piemontese e di comprendere l’interesse culturale verso la sua opera espresso da Giorgio Bassani, Pier Paolo Pasolini e Leonardo Sciascia. Del viaggio negli Stati Uniti Soldati lascia una commossa testimonianza nel libro “America primo amore” (1935), che inaugura un filone diaristico nel suo impegno di scrittore in novelle come “La verità sul caso Motta” e nei suoi lavori sul cinema. Dopo due pellicole di scarso interesse (“Dora Nelson” e “Due minuti per un sorriso”), Soldati realizza come regista “Piccolo mondo antico”, la cui trama è tratta dal romanzo omonimo di Antonio Fogazzaro verso cui nutre una sincera simpatia e manifesta una sorta di affinità elettiva. Nei primi racconti editi tra il 1927 e il 1947 si coglie l’impronta autobiografica di Soldati, che descrive incontri con persone di varie classi sociali e luoghi in via di trasformazione. Le sue denunce, espresse in modo divertente e critico, riguardano aspetti deprecabili in una società in via di transizione dalla fase artigianale a quella capitalistica. Il quadro narrativo vario e dinamico suscita sentimenti emotivi e permette un distacco dal vissuto quotidiano. Nella raccolta “La messa dei villeggianti” (1959, 2019) Soldati colloca personaggi come il frate in un convento di Roma o il vecchio barbiere di Torino, l’uno intento a mettere in guardia lo scrittore sui pericoli del comunismo e l’altro appassionato a discutere in dialetto le partite di calcio oppure le differenze etniche tra la vecchia e la nuova capitale. In altri racconti Soldati descrive le esperienze personali vissute durante i suoi viaggi a Bruxelles o a Zurigo, il «fragore crescente delle macchine ruotanti» nelle giostre torinesi di Piazza Vittorio, lo scenario meraviglioso della campagna toscana o la voluttà percepita nel consumo di cibo e vino nei ristoranti di Venezia. Nelle novelle Soldati esprime il suo pensiero sulla religione, sul sacerdozio, sul papato e sulla missione della Chiesa. Nel suo elogio dell’ascesa al soglio pontificio di Giovanni XXIII, egli precisa il suo rifiuto dei riti e invoca un rinnovamento della vita religiosa. Seppure in presenza di desideri inappagati, di illusioni crollate e di peccati non consumati, lo spettacolo della vita gli sembra pervaso di mete raggiunte con soddisfazione. Al centro del suo percorso narrativo si trova sempre la dimensione religiosa dell’uomo, il cui nucleo di esperienze è collegato a un’esaltazione della vita come bellezza unica e irrepetibile. di Nunzio Dell’Erba

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