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Ogni volta che Zagor urla «Ayaaaak!»

Un uomo, uno spirito, un eroe della frontiera, un supereroe, un giustiziere. Tutto questo è Zagor, uno degli eroi più longevi di casa Bonelli.
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Ogni volta che Zagor urla «Ayaaaak!»

Un uomo, uno spirito, un eroe della frontiera, un supereroe, un giustiziere. Tutto questo è Zagor, uno degli eroi più longevi di casa Bonelli.
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Ogni volta che Zagor urla «Ayaaaak!»

Un uomo, uno spirito, un eroe della frontiera, un supereroe, un giustiziere. Tutto questo è Zagor, uno degli eroi più longevi di casa Bonelli.
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Un uomo, uno spirito, un eroe della frontiera, un supereroe, un giustiziere. Tutto questo è Zagor, uno degli eroi più longevi di casa Bonelli.
Nel 1961 Sergio Bonelli sta percorrendo l’Autostrada del Sole mentre la noia del viaggio lo costringe a sorseggiare un’idea nuova dal calice della sua montante insofferenza per il genere western. Nei precedenti dieci anni la Edizioni Audace di sua madre ha infatti sfornato eroi gringo a dozzine e solo l’ambientazione del vecchio West pareva quella vincente per rimanere nei pavesi delle edicole. L’esempio fumettistico statunitense però gli è ben presente ed è affascinato dalla libertà di mitopoiesi degli autori nordamericani: “Flash Gordon” di Alex Raymond o “The Phantom” di Lee Falk sono fumetti acclamati per le loro ambientazioni originali e suggestive. Inoltre Tarzan – personaggio della narrativa in prosa poi sbarcato su quella disegnata – costituisce il paradigma dell’uomo padrone della natura grazie ai suoi muscoli e intelletto anche quando spogliato della tecnologia. Di questi eroi i lettori amano soprattutto i combattimenti contro nemici esotici e bizzarri annidati nella giungla: non soltanto fiere selvagge ma anche uomini malvagi, potenti e brutali quando non addirittura camp. Da queste influenze varie e persino contraddittorie trae quindi origine Zagor, destinato a essere uno degli eroi più longevi di casa Bonelli. Nato come Patrick Wilding, guadagna il suo nome di guerra dall’incontro con gli indiani Algonchini; o quantomeno così s’inventa Bonelli che molte cose era tranne un linguista delle popolazioni indigene del Nord America: conia l’evocativo “za-gor-te-nay” (da tradurre come “Lo spirito con la scure”), suono credibile per le parlate dei pellerossa, e così inizia la saga dell’eroe di Darkwood. Perché non solo il nome, ma anche la base delle sue operazioni è parecchio inverosimile. Si tratta infatti di un bosco paludoso, più adatto a una storia cajun che non alle regioni del Nord in cui si svolgono le avventure; ma le difese naturali rappresentate dalle paludi e dagli animali feroci contribuiscono alla fama diegetica ed extradiegetica del personaggio, che impersona il ruolo di spirito difensore della pace nella Vecchia frontiera americana. Per aumentare il fascino della striscia, Bonelli – che firma le sceneggiature dell’eroe con lo pseudonimo di Guido Nolitta – decide quindi di tirare indietro le lancette dell’orologio facendo vivere Zagor nella prima metà del XIX secolo, anticipando di diversi decenni l’invincibile Tex. Per la resa grafica si affida a Gallieno Ferri, che riesce a tratteggiare un personaggio acronico, vestito con dei pantaloni attillati blu e una maglietta smanicata rossa con sul petto la silhouette di un uccello dentro un cerchio giallo, armato con una pistola a tamburo e la scure del suo nome pseudo-algonchino. Zagor è quindi tutto: un uomo, uno spirito, un eroe della frontiera, un supereroe, un giustiziere. Accompagnato dal fido Cico – pavido e rubicondo comic relief ispirato al pantagruelico Poldo di “Popeye” – Zagor affronta una sequela di nemici da far invidia a qualsiasi tutina americana: dai classici tagliagole e massacratori di indiani a vampiri, druidi, thugs, vichinghi, eschimesi, lupi mannari e streghe fino addirittura allo scienziato pazzo Hellingen e alla razza extraterrestre degli Akkroniani, veri e proprio bug eyed monster della classica tradizione pulp. In questo compendio enciclopedico del fantastico di serie B sta la forza di un personaggio come Zagor, del tutto libero da noiose pretese di verosimiglianza. Un tributo alla fantasia del suo ideatore Sergio Bonelli, che ha donato questa fonte di avventura purissima a quei cinquantamila italiani che ancora oggi, fedelmente, lo comprano in edicola con immutato amore.   di Camillo Bosco

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