app-menu Social mobile

Skip to main content
Scarica e leggi gratis su app
fabbri imentana

Puglisi: “Mai risposte da Fabbri sulla laurea”

Parla per la prima volta il prof Puglisi, il primo a gettare dei dubbi sulla laurea di Dario Fabbri, l’esperto di geopolitica difeso a spada tratta da Enrico Mentana
|

Puglisi: “Mai risposte da Fabbri sulla laurea”

Parla per la prima volta il prof Puglisi, il primo a gettare dei dubbi sulla laurea di Dario Fabbri, l’esperto di geopolitica difeso a spada tratta da Enrico Mentana
|

Puglisi: “Mai risposte da Fabbri sulla laurea”

Parla per la prima volta il prof Puglisi, il primo a gettare dei dubbi sulla laurea di Dario Fabbri, l’esperto di geopolitica difeso a spada tratta da Enrico Mentana
|
|
Parla per la prima volta il prof Puglisi, il primo a gettare dei dubbi sulla laurea di Dario Fabbri, l’esperto di geopolitica difeso a spada tratta da Enrico Mentana
Riccardo Puglisi, docente di scienza delle finanze dell’Università degli Studi di Pavia, parla per la prima volta a un giornale dopo le polemiche che stanno infiammando il web scaturite proprio da un suo quesito su X (ex Twitter):  Dario Fabbri, l’esperto di geopolitica spesso presente all’interno degli spazi di informazione condotti da Enrico Mentana per commentare il conflitto russo-ucraino, è laureato oppure no? Professore, ripartiamo da qui: allora le ha risposto Dario Fabbri? È laureato o no? Le hanno risposto le università alle quali lei si è rivolto? La domanda che ho posto online non era tanto se Dario Fabbri avesse la laurea, io ho chiesto qualcosa di più specifico,  partendo dal presupposto che una laurea ce l’abbia. Dove e quando Fabbri si è laureato? Perché appaiono molti CV online, Wikipedia incluso, dove Fabbri è definito come laureato in Scienze politiche? Qual è il percorso precedente di una personalità che di frequente è ospite di programmi TV? Anche perché essere analista geopolitico significa svolgere una professione alla quale non è associabile una laurea specifica. Esistono dei tweet del professor Germano Dottori (docente di studi strategici della Luiss ndr) in cui riferisce che Fabbri abbia seguito delle lezioni presso la Luiss in un corso tenuto da lui e Carlo Jean. Non ho mai ricevuto risposta da Fabbri, malgrado lo avessi menzionato direttamente su Twitter. Quindi la settimana scorsa ho mandato una PEC agli indirizzi della Luiss. Andrà avanti, persevererà nel cercare questa informazione? E se sì, perché? Esiste un parallelo tra le mie attività e questa vicenda. Insegno e faccio ricerca, ma anche attività divulgative e di fact checking.  Il termine comune di queste attività è la costanza: se si comincia un tema si va avanti, lo si approfondisce. Per esempio ho analizzato la copertura mediatica di questa vicenda: ne ho trovata un po’ ma anche un certo meccanismo collusivo che l’ha contenuta rispetto a fatti simili. Secondo lei dovrebbe esserci una sorta di “dovere morale” nel dare precise indicazioni sul proprio titolo di studio quando si fa divulgazione in tv?  Se qualcuno si presenta come esperto non ha obblighi di legge specifici, a differenza dei medici, ad esempio. Non voglio arrivare a Popper, secondo cui la TV è pericolosa e quindi servirebbe una sorta di patente. Ma il pubblico delle TV ha il diritto di sapere il background di chi interviene come esperto. I media tradizionali che fanno da cani da guardia -watchdog- sono il 4º il 5º potere. Sono essi stessi un potere e dunque devono sottostare anch’essi al controllo. Di chi? Di altri media e dei cittadini. Si potrebbe dire che in questo caso è stato lei il controllore, che nella vita fa tutt’altro, con l’aiuto dei social? Di interesse e discussione se ne è generata tanta… Abbastanza. Amo misurare le cose, anche perché la mia attività di ricerca si focalizza sul ruolo politico dei media. Credo nella disintermediazione, almeno parziale, del giornalismo investigativo attraverso i “social”. Perché non usare la tecnologia quando c’è? Faccio circa 4/5 milioni di visualizzazioni su Twitter al mese, siamo al 13 settembre e sono arrivato a quasi 9 milioni.  I numeri allora ci dicono di sì… Sì, ma c’è uno iato: enfasi sui media non tradizionali – Twitter, YouTube – un certo silenzio sui media tradizionali. Penso che ciò sia riconducibile ad un fatto da indagarsi. Parlo delle agenzie di comunicazione che gestiscono gli speaker, i giornalisti e gli esperti. Le principali agenzie in Italia sono tre: Caschetto, Elastica e VisVerbi. Fabbri viene seguito da Elastica, come altre 130 persone circa. Da studioso voglio capire quanta influenza abbiano queste agenzie. È uscito un articolo sul Foglio su Caschetto in cui si parla di una pratica che pare diffusa: io agenzia ti do un ospite forte, tu, media, però me ne metti anche due o tre deboli. Da economista non posso non indagare sull’assenza o meno della corretta concorrenza, anche nell’informazione che viene divulgata da personaggi pubblici. di Laura Malfatto

La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!

Leggi anche

Dovere è potere, Al Pacino si racconta in “Sonny Boy”

12 Novembre 2024
Al Pacino si racconta come mai prima d’ora nell’autobiografia “Sonny Boy”, dall’infanzia nel Bro…

Il manga in Giappone

16 Ottobre 2024
L’origine di un fenomeno globale divenuto in Giappone un’industria miliardaria basata sulla pubb…

“Life”, la vita che rinasce

16 Ottobre 2024
Il magazine americano per eccellenza, sorto nel 1936 e chiuso nel 2007, forse già dal prossimo m…

Brand Journalism Festival, l’evento che promuove il dialogo tra editoria, giornalismo e aziende

14 Ottobre 2024
Si è tenuta questa mattina nella Sala Laudato Sì del Campidoglio, la conferenza stampa del Brand…

LEGGI GRATIS La Ragione

GUARDA i nostri video

ASCOLTA i nostri podcast

REGISTRATI / ACCEDI