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SoundPR

SoundPR: la comunicazione differenziante che fa la differenza

Alessandra Malvermi, managing partner di SoundPR, ci spiega perché “La comunicazione differenziante fa la differenza” e gli obiettivi dell’agenzia di pubbliche relazioni
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SoundPR: la comunicazione differenziante che fa la differenza

Alessandra Malvermi, managing partner di SoundPR, ci spiega perché “La comunicazione differenziante fa la differenza” e gli obiettivi dell’agenzia di pubbliche relazioni
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SoundPR: la comunicazione differenziante che fa la differenza

Alessandra Malvermi, managing partner di SoundPR, ci spiega perché “La comunicazione differenziante fa la differenza” e gli obiettivi dell’agenzia di pubbliche relazioni
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Alessandra Malvermi, managing partner di SoundPR, ci spiega perché “La comunicazione differenziante fa la differenza” e gli obiettivi dell’agenzia di pubbliche relazioni
Preservare ed elevare la reputazione dei nostri clienti. Questi tra i principali obiettivi che si pone Sound Public Relations (SoundPR), come ci racconta Alessandra Malvermi, managing partner dell’agenzia. Per Malvermi e Matteo Prencipe, CEO di SoundPR, “La comunicazione differenziante fa la differenza”. La managing partner racconta dei motivi per cui laNew Economy” è stata fondamentale per il futuro dell’agenzia. Inoltre, SoundPR è membro esclusivo per l’Italia del Public Relations Global Network (PRGN).   Innanzitutto se ci può fare una panoramica della storia e degli obiettivi di SoundPR da quando è nata sino ad oggi SoundPR, così com’è oggi, è l’evoluzione di un’idea prima ancora che di un’azienda. Il mio socio, Matteo Prencipe, fonda nel 1991 un’azienda di PR e comunicazione che si chiama “MaxiMarketing”, successivamente nel 1994 fonda “Work In Progress”, un’agenzia specializzata nell’organizzazione di eventi. Entrambe le agenzie si sono focalizzate fin da subito nell’Information e Communication Technology, un settore che in quegli anni stava vivendo un periodo molto florido e, infatti, erano gli anni della diffusione dei primi telefoni cellulari, del World Wide Web (www) e anche dei Personal Computer (PC). In quegli anni abbiamo lavorato con brand come Apple, Microsoft, HP e per molte altre aziende sia nell’ambito dell’hardware che del software. Ci siamo occupati di comunicazione integrata e abbiamo supportato i clienti a 360° dalle media relations agli eventi fino allo sviluppo di progetti creativi. Nel 2001 arrivo io che avevo alle spalle una formazione in relazioni pubbliche e alcuni anni di lavoro nell’ambito delle PR e della comunicazione sia in azienda che in agenzia. E così fondo SoundPR. Le mie competenze, quelle di Matteo e anche dei nostri team si sono poi integrate perfettamente in modo tale da dare origine a una Newco – una nuova azienda – che ha mantenuto il nome di SoundPR. Quindi, nonostante SoundPR fosse la più giovane delle tre realtà che sono confluite nella Newco, si è deciso di mantenere il nome di quest’ultima. Sono stati anni molto intensi e stimolanti in cui abbiamo dato vita a progetti che potrei quasi definire “memorabili” in un certo senso perché abbiamo lanciato prodotti che oggi possiamo dare per scontati, ad esempio Microsoft Office, Java e – per chi se lo ricorda – Netscape, il primo web browser grafico di successo della storia dell’informatica. Da lì ha avuto inizio la cosiddetta “New Economy” che si sviluppa grazie anche a Internet. Un’altra tappa molto importante che caratterizza SoundPR è il 2005, anno in cui siamo entrati a far parte del PRGN (Public Relations Global Network), un’organizzazione che conta 50 agenzie in tutto il mondo. Per arrivare ai giorni nostri, oggi SoundPR si occupa più che altro di preservare ed elevare la reputazione dei propri clienti. Ci piace definirci come “Boutique Like” perché siamo molto orientati alla soddisfazione dei clienti che consideriamo anche essere il nostro asset principale, insieme ovviamente al nostro team. La tecnologia e l’innovazione sono tuttora al centro della nostra storia, infatti molti dei nostri clienti provengono ancora da questo settore. Nel tempo, però, si sono aggiunti brand provenienti da diverse aree merceologiche creando quella che ci piace chiamare “contaminazione positiva” che nutre tutte le nostre attività a vantaggio dei clienti. In questi anni anche gli strumenti e le strategie che applichiamo si sono evolute, al passo ovviamente con i cambiamenti che hanno caratterizzato, in particolare, l’ultimo decennio. E non mi riferisco solo alla trasformazione digitale – con l’arrivo dei social media, del Metaverso e l’AI Generativa (Intelligenza Artificiale Generativa) – ma a tutti gli ecosistemi relazionali che hanno dovuto adattarsi a seguito dell’ondata di complessità che ha investito pressoché tutte le sfere della vita sociale. La nostra è una storia lunga più di trent’anni. Sul vostro sito si legge che “La comunicazione differenziante fa la differenza”. Perché? Per rispondere a questa domanda devo fare accenno a tre motivi principali. Innanzitutto, partirei dall’ascolto attivo e dalla gentilezza. Mi viene in mente una massima che dice “La ragione per cui abbiamo due orecchie e una sola bocca è che dobbiamo ascoltare di più e parlare di meno”, questo secondo il filosofo greco Zenone. Effettivamente la comunicazione efficace parte dall’ascolto, per questo è differenziante. Oggi si parla anche di “comunicazione gentile”. In realtà, chi conosce SoundPR sa che da sempre adottiamo e applichiamo uno stile di comunicazione che si può oggi definire “gentile”. Cos’è per noi e cosa significa? Significa favorire la libera espressione, dare spazio, ascoltare, restituire un feedback costruttivo. Ecco, queste sono le pratiche che cerco di applicare e promuovere quotidianamente all’interno della mia agenzia prima di tutto e poi in tutto l’ecosistema relazionale che ci circonda: i clienti e anche i colleghi della stampa ovviamente. Per noi è importante che si crei un rapporto vincente per tutte le parti coinvolte quindi che le persone e i sistemi si confrontino e interagiscano in un equilibrio che deve essere ottimale per tutti. Per noi essere una persona gentile, vuol dire essere presenti con tutti se stessi per raccogliere anche i bisogni dell’altro. Se questo viene rapportato ai clienti, ai colleghi o a tutte le persone che interagiscono con la realtà dell’agenzia, tutto ciò concorre a creare un clima positivo e fertile che favorisce poi lo sviluppo di idee, progetti, soluzioni e crea valore. Credo che questo sia senz’altro uno degli aspetti di una comunicazione differenziante. Ciò che non può certamente mancare è la conoscenza del brand. Ogni cliente ha chiaramente degli elementi differenti che lo caratterizzano ma non sempre si tratta di qualcosa di specifico, ossia di un prodotto o un servizio diverso dalla concorrenza quindi di qualcosa che viene offerto. Spesso questo elemento differenziante è dato proprio dall’insieme di fattori che determinano l’essenza e la personalità del brand. Bisogna partire proprio da questi elementi, intrinsechi se vogliamo, per poi da lì identificare le audience a cui comunicare in maniera efficace il valore del brand attraverso tutti i touch point. Secondo me – per rimanere in tema di filosofia – è un po’ la massima socratica del “conosci te stesso” applicata al business. Sembra scontato ma non tutte le aziende e le organizzazioni hanno chiari questi aspetti e il ruolo di un buon comunicatore sta anche nell’applicare proprio la maieutica per consentire ai brand di tirare fuori la propria anima. L’ultimo punto, che è poi la punta dell’iceberg, è lo storytelling: l’aspetto della comunicazione più visibile, che si basa sui messaggi chiave del brand. Ad esempio quando viene fatta un’intervista ad un CEO di un’azienda, c’è tanto lavoro di preparazione alla base e, rendendo consapevole questo processo, si riesce a comunicare in maniera più autentica e ad entrare in maggiore sintonia anche con le proprie audience. Questi sono secondo noi gli elementi della comunicazione differenziante. La New Economy e, in seguito, la bolla speculativa delle dot.com sono stati fondamentali per Sound PR. Se ci può spiegare i motivi Il vero crocevia è stata la New Economy, lo scoppio della bolla è stata una conseguenza. In quel periodo, come dicevo prima, la nostra esperienza nell’ambito delle Information e Communication Technology si è arricchita con l’ingresso nel nostro portfolio di tante NewCo – nuove realtà che oggi chiameremmo start up – che pur fondando il proprio business nella tecnologia, si affacciavano a mercati tra i più diversi tra loro. Per fare un esempio, verso la fine degli anni ‘90 abbiamo lanciato il primo marketplace italiano che si chiamava “Marketplace Italy”, una piazza virtuale per la vendita di prodotti di tutti i generi. Poi, tra gli altri, Tilesquare, portale della ceramica nato nel distretto industriale di Sassuolo che aveva l’obiettivo di promuovere questa eccellenza italiana in tutto il mondo. Un altro esempio è “E-ristoranti”, una piattaforma di approvvigionamento per la filiera della ristorazione acquistata poi da un noto brand di pasta italiana. Ecco, queste realtà che avevano un fondamento nella tecnologia ma che aprivano a mercati come quello della ceramica, della ristorazione ecc… ci hanno aperto, per così dire, un varco dal mondo della tecnologia verso nuovi territori; quindi la nostra passione per l’innovazione, la tecnologia e le competenze che abbiamo maturato in questi anni rimangono una costante, ma alla fine degli anni ‘90 si sono arricchite anche di nuovi stimoli, esperienze, progettualità che poi vanno a beneficio di tutti i clienti con cui lavoriamo. Un’altra cosa che abbiamo appreso e che ci rimane come esperienza di quel periodo, è la capacità di muoverci in maniera agile in contesti caratterizzati da un certo livello di complessità che era tipico di quegli anni. Oggi la vera complessità è data dal fatto che le aziende si trovano a dover fronteggiare degli scenari mutevoli, meno prevedibili; c’è maggiore incertezza e volatilità economica e anche instabilità a livello geopolitico, ecc… Quindi le organizzazioni non sono preparate a questo ritmo del cambiamento e il ruolo dei comunicatori e delle agenzie come SoundPR è proprio quello di accompagnare le aziende in questo processo con consapevolezza e competenza. Contaminazione positiva: Sound PR è membro esclusivo per l’Italia del Public Relations Global Network (PRGN), che cos’è e perché è importante per Sound PR farne parte? Come dicevo, SoundPR fa parte del Public Relations Global Network che conta 50 agenzie in tutto il mondo. PRGN è una rete di agenzie di PR, ma è innanzitutto un network fatto di persone e connessioni reali. Ecco, questo è essenziale per noi perché fa la differenza. I titolari delle agenzie si incontrano due volte l’anno; io – e anche il mio socio – normalmente partecipiamo ai meeting semestrali. Gli obiettivi principali di questi incontri sono condividere le best practice del settore, analizzare i trend e gli scenari futuri. Queste occasioni di incontro hanno, a mio avviso, un enorme vantaggio perché – oltre a generare valore – favoriscono lo scambio di competenze; consentono il sorgere di relazioni basate sulla conoscenza reale uno dell’altro e quindi della fiducia. Questo aspetto è molto importante perché, secondo noi, non possono esserci interazioni efficaci e generative senza la fiducia. In altri network, i partner sono a volte indicati come un puntino su una mappa, il classico dot a indicare che lì c’è la presenza di un’agenzia che può essere in Francia, Spagna o California ecc… I legami che abbiamo con i partner del nostro network sono invece ben più solidi di una labile connessione digitale. SoundPR è entrata a far parte del PRGN nel 2005, ormai abbiamo una certa esperienza alle spalle e a oggi abbiamo partecipato a circa 25 meeting. Negli ultimi 18 anni abbiamo dedicato tempo a consolidare i rapporti con i nostri colleghi del network e a dare il benvenuto anche ai nuovi arrivati che di volta in volta si sono aggiunti. Io stessa ho fatto parte e ho diretto il Membership Committee: il comitato che, all’interno del network, si occupa di identificare possibili nuovi membri in determinati Paesi, di verificarne i requisiti e di seguire il processo di affiliazione fino all’ingresso ufficiale all’interno del network. È un grande valore avere a che fare con i migliori professionisti di tutto il mondo e potersi confrontare con loro, nonché attingere alla loro esperienza e condividere la nostra. Questa è stata veramente un’esperienza costruttiva molto stimolante e fonte di “contaminazione positiva”, espressione che mi risuona particolarmente perché anch’io sono portata a creare connessioni e a capitalizzare le esperienze portandole da un contesto all’altro in modo da arricchirle con nuovi stimoli e progettualità. Si parla sempre di più dell’Intelligenza Artificiale, che direzione sta prendendo la comunicazione del futuro? Cosa verrà superato della comunicazione “tradizionale” e cosa invece continuerà a resistere? Questo è un ambito molto interessante. Ci sono poche certezze allo stato attuale. L’AI (Intelligenza Artificiale) sta sicuramente ridefinendo il modo in cui lavoriamo e il settore delle relazioni pubbliche non è un’eccezione. Offre al nostro settore opportunità per poter ad esempio analizzare i dati, ottenere informazioni sul comportamento dei consumatori, il sentiment, le tendenze dei media, ecc… Con gli strumenti che sono basati sull’Intelligenza Artificiale, i professionisti delle PR possono ottimizzare le campagne, personalizzare i messaggi e coinvolgere in modo efficace il pubblico. È difficile fare previsioni in quanto l’AI generativa sta evolvendo a una velocità record e le organizzazioni, d’altro canto, stanno ancora imparando il valore e i rischi tecnologici che questa può avere per il business. Posso dire che, a mio parere, l’Intelligenza Artificiale porterà a una semplificazione dei processi: le interfacce utenti di conversazione, basate sui prompt – ovvero sulle domande – e la formulazione dell’interrogazione che viene sottoposta all’Intelligenza Artificiale, possono rendere queste tecnologie come ChatGPT più facili da usare e quindi disponibili a tanti. Gli utenti devono però poi acquisire delle competenze per ottimizzare i loro prompt e comprendere i limiti della tecnologia, sapere dove e quando possono integrare l’applicazione di questi tool in modo accettabile nei loro flussi di lavoro. Quindi l’elemento umano rimane comunque – almeno allo stato attuale – fondamentale. Ciò che conta, a mio parere, è che occorre favorire una cultura di ricerca e sperimentazione per incoraggiare le persone a innovare i processi e i servizi che possono incorporare efficacemente questi strumenti. È importante però farlo con delle linee guida chiare sull’uso dell’Intelligenza Artificiale generativa, cioè offrire formazione continua e tenere i collaboratori e i dipendenti informati anche sui rischi che possono comportare. Questo è ciò che facciamo in SoundPR in buona sostanza: ci impegniamo all’uso responsabile dell’Intelligenza Artificiale. Secondo me, con l’AI i processi saranno quindi resi più fluidi e snelli. Inoltre, alcune attività come la creazione di contenuti – sia testuali che visivi – e la reportistica potranno essere automatizzate, ma fino a un certo punto. Per quanto riguarda invece cosa resisterà della comunicazione “tradizionale”, indubbiamente la relazione con le persone, con gli interlocutori. La necessità anche di mantenersi aggiornati e sviluppare nuove competenze.   di Filippo Messina

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