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Ragione libera

Scrivo su diversi giornali, ma farlo su La Ragione mi fa sentire davvero libero. Un toccasana di cui abbiamo bisogno perché ogni volta che si scrive si tratta sempre di vita, di piccoli o di grandi passi.
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Ragione libera

Scrivo su diversi giornali, ma farlo su La Ragione mi fa sentire davvero libero. Un toccasana di cui abbiamo bisogno perché ogni volta che si scrive si tratta sempre di vita, di piccoli o di grandi passi.
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Ragione libera

Scrivo su diversi giornali, ma farlo su La Ragione mi fa sentire davvero libero. Un toccasana di cui abbiamo bisogno perché ogni volta che si scrive si tratta sempre di vita, di piccoli o di grandi passi.
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Scrivo su diversi giornali, ma farlo su La Ragione mi fa sentire davvero libero. Un toccasana di cui abbiamo bisogno perché ogni volta che si scrive si tratta sempre di vita, di piccoli o di grandi passi.
Il titolo “La Ragione” è veramente interessante, peccato che il mondo nel quale viviamo usi altre parole e soprattutto si perda tra le virgole e gli equivoci. Poiché è la parola che ci porta verso la ragione, avendo svendute le parole alle chiacchiere e ai pareri mi fa pena vedere pagine intere di soluzioni sempre pronte e decisive. Scrivo da tempo anche su altri quotidiani e anch’io credo di cadere nel “saputismo” del giornalismo. Su queste pagine non casco invece nel “qui detto” e nel “qui fatto”, per la prima volta mi sento davvero libero. Per “libero” non intendo soltanto la capacità di scrivere la verità, senza secondi fini e disinteressatamente. Semplicemente, non mi sento spinto da dietro. Non ho la sensazione di dover fare un piacere a qualcuno oppure di dover rientrare in una fra le diverse linee politiche che orientano i giornali. È bello, in questo tempo, scrivere con l’anima e con la convinzione che le parole, scritte con coscienza, abbiano ancora seguaci. Questa premessa non è nata per ingraziarmi qualcuno, ma dall’idea che qualcuno sia ancora in cerca di un senso da dare alla vita. Perché ogni volta che si scrive – che sia su una enciclopedia o su un foglio di carta – si tratta sempre di vita, di piccoli o di grandi passi. Dice Mancuso: «Fare attenzione al linguaggio proprio e altrui, dialogare, discutere, rispettare le tesi avversarie, non usare le nostre idee quasi fossero arma difensiva e offensiva. Diventare non violenti». Forse ho scritto parole grosse. Eppure tutte le volte che ho scritto su “La Ragione” avevo questo stato d’animo. E ne sono contento. Di Don Antonio Mazzi

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