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Una voce mai più isolata, parla Lucio Bellomo

Lucio Bellomo lascia la sua cattedra in Francia per salpare all’avventura tra le isole del Mediterraneo. E intervistare i giovani imprenditori isolani
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Una voce mai più isolata, parla Lucio Bellomo

Lucio Bellomo lascia la sua cattedra in Francia per salpare all’avventura tra le isole del Mediterraneo. E intervistare i giovani imprenditori isolani
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Una voce mai più isolata, parla Lucio Bellomo

Lucio Bellomo lascia la sua cattedra in Francia per salpare all’avventura tra le isole del Mediterraneo. E intervistare i giovani imprenditori isolani
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Lucio Bellomo lascia la sua cattedra in Francia per salpare all’avventura tra le isole del Mediterraneo. E intervistare i giovani imprenditori isolani
Le isole e i loro abitanti. Luoghi di una bellezza inestimabile e fragile, remoti, con ritmi scanditi dalle stagioni e ben lontani da quelli della gente “della terra ferma”. Di certo avrà pensato a questo Lucio Bellomo, 31 anni, quando ha deciso di abbandonare la cattedra in Francia per seguire i suoi sogni in solitaria a bordo di “Mirabelle”, una piccolissima e bizzarra barca a vela, alla scoperta delle isole del Mediterraneo e dei suoi abitanti. «In Francia ero insegnante di elettronica e oceanografia fisica, ma non mi sentivo appagato. Mi sono dimesso e ho deciso di ripartire da zero, da ciò che mi piaceva davvero: il mare» ci racconta. Lucio raccoglie brevetti di ogni tipo per monetizzare la sua passione. Poi un giorno, mentre si trova alle Maldive in qualità di istruttore subacqueo, ha una vera e propria illuminazione: «Mi mancava il mio Mediterraneo e volevo mettermi alla prova in un’avventura in solitaria i cui unici compagni di viaggio sarebbero stati gli isolani, soprattutto giovani intraprendenti. Volevo ascoltare le loro storie e i loro desideri sul futuro». Lucio salpa il 15 aprile 2018 da Palermo. Dopo più di 2.800 miglia nautiche e circa 90 interviste, è arrivato nella laguna di Venezia il 23 agosto 2018. Un’avventura raccontata nei due volumi “33 isole”, editi da Mursia Editore. Un fil rouge lega le voci degli «abitanti dei nostri scogli», depredati troppo spesso da un turismo selvaggio e irriguardoso. «Un punto comune tra gli isolani è il forte senso di appartenenza. La maggior parte dei giovani incontrati ha studiato fuori soltanto per ritornare con un bagaglio di conoscenza arricchito, da mettere a disposizione della propria terra» ci spiega, senza omettere il loro rapporto conflittuale con il turismo. «Esiste una dipendenza economica, soprattutto durante la stagione estiva, che si traduce anche in odio verso chi sbarca su territori a volte remoti sperando di trovare ciò di cui loro sono in cerca ma che non è quello che l’isola vuole e può offrire» precisa Bellomo. Il suo diario di viaggio si arricchisce di storie, come quella dell’appena ventenne Luigi che – dopo due lauree e un master in giornalismo di guerra – si è riappropriato del rudere dei nonni a Lipari per dedicarsi all’agricoltura e all’ospitalità come un tempo. C’è poi Giorgio, appena ventenne, che sulla remota isola di Capraia si dedica alla itticoltura insieme ad altri ragazzi. Ma è nella laguna veneta che si è quasi compiuto il miracolo: «A Venezia un gruppo di giovani ha messo su una piccola flotta di barche storiche e organizza corsi di voga. Inizialmente quelli incuriositi erano quasi tutti turisti ma oggi sono in gran numero i veneziani rimasti sul territorio, rapiti da una loro stessa tradizione che andava scomparendo». È inoltre in lavorazione un documentario, prodotto dalle società americane Bonnemaison e Ed Media e diretto dal documentarista Alberto Bougleux, che attinge alle riprese video di Bellomo. Il suo è stato viaggio di avventura ma anche d’introspezione, il cui insegnamento più grande «sta in un’unica parola: rispetto. Bisogna sbarcare sulle nostre isole con curiosità ma anche attenzione per questi posti fragili che meritano un futuro, anche e soprattutto per i loro giovani residenti». di Raffaela Mercurio

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