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4500€ o 22 mesi. Ordinaria e incredibile malasanità. Il caso della docente Ilaria De Prisco

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In Campania, curarsi può diventare un lusso. Lo sa bene Ilaria De Prisco, giovane docente precaria di Nocera Inferiore che per riavere la sua voce ha dovuto affrontare diagnosi mancate, liste d’attesa infinite e una lunga trasferta

Ilaria De Prisco

4500€ o 22 mesi. Ordinaria e incredibile malasanità. Il caso della docente Ilaria De Prisco

In Campania, curarsi può diventare un lusso. Lo sa bene Ilaria De Prisco, giovane docente precaria di Nocera Inferiore che per riavere la sua voce ha dovuto affrontare diagnosi mancate, liste d’attesa infinite e una lunga trasferta

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4500€ o 22 mesi. Ordinaria e incredibile malasanità. Il caso della docente Ilaria De Prisco

In Campania, curarsi può diventare un lusso. Lo sa bene Ilaria De Prisco, giovane docente precaria di Nocera Inferiore che per riavere la sua voce ha dovuto affrontare diagnosi mancate, liste d’attesa infinite e una lunga trasferta

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In Campania, curarsi può diventare un lusso. Lo sa bene Ilaria De Prisco, giovane docente precaria di Nocera Inferiore che per riavere la sua voce ha dovuto affrontare diagnosi mancate, liste d’attesa infinite e una lunga trasferta. “Sono arrivata a pensare che in Campania non ti puoi ammalare, oppure devi avere i soldi per curarti. Diciamocelo, questo non è un sistema sanitario equo perché non si garantisce a tutti lo stesso diritto alla salute. La mia non è una polemica ma una denuncia, sperando che non accada ancora” ha raccontato al Corriere del Mezzogiorno.

Perdere la voce. Per un’insegnante, forse, non esiste un handicap peggiore. È grazie alla voce che un docente può istruire, educare e coinvolgere ogni giorno gli studenti. E si può affermare che, cinque mesi fa, Ilaria è rimasta senza parole. Lo scorso novembre, infatti, la docente ha cominciato ad accusare strani sintomi. La voce si abbassava di giorno in giorno, poi è arrivata una tosse persistente. Quella che sembrava una banale influenza, però, presto si è trasformata in qualcosa di più grave. Ilaria decide così di farsi visitare da uno specialista della sua città. La diagnosi è presto fatta: polipo sulla corda vocale destra. Una neoformazione benigna ma, in questo caso, di dimensioni tali da richiedere un intervento urgente. Al tempo stesso, per via delle lunghe liste d’attesa all’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore, lo specialista le suggerisce di organizzarsi per conto proprio.

Ilaria non ci sta e vuole sentire un secondo parere. Si reca all’Umberto I di Nocera inferiore e la diagnosi è la medesima, l’urgenza pure. Se non trattata, la patologia poteva sfociare in un’ostruzione delle vie aeree. Per la docente, questo significava mandare in frantumi non solo la voce, ma anche la carriera. I sintomi peggiorano e Ilaria si fa coraggio, per poi rimanere senza fiato dopo aver chiesto l’inserimento in lista d’attesa. Il primo posto disponibile è a fine 2027, ben ventidue mesi di attesa prima di tornare al lavoro.

In questi casi, ahinoi sempre più frequenti, l’ospedale è tenuto offrire un’alternativa in intra moenia. In pillole, significa offrire la stessa prestazione medica ma senza ticket, sempre all’interno delle strutture pubbliche ma come se fosse una prestazione privata. Questo garantisce tempi d’attesa più rapidi, anche se risulta economicamente poco accessibile. Il caso vuole che, pagando la modica cifra di 4500 euro, lo stesso specialista che l’aveva visitata sarebbe riuscito a effettuare l’intervento già dal lunedì successivo. Ebbene non è una novità, pagando si ha accesso a un percorso prioritario. Ma a quale prezzo? Mentre monta la rabbia, la docente chiede spiegazioni al dottore che, davanti all’incredulità sua e dei familiari, asserisce candidamente che quello era il suo tempo libero e lo gestiva come meglio credeva. 

Ilaria scoppia in lacrime. Lì, nel corridoio dell’ospedale, in un attimo diventa l’emblema di una sanità ingiusta che non guarda in faccia a nessuno. La vicenda di Nocera Inferiore è il ritratto di una sanità pubblica incurante. Sono 4,5 milioni i cittadini italiani che, secondo la fondazione Gimbe, rinunciano a curarsi. Per via delle lunghissime liste d’attesa, chi può paga, diversamente, chi non può deve affidarsi alla buona sorte oppure organizzarsi in altro modo.

È il caso di Ilaria De Prisco che, fortunatamente, si è rivolta a un terzo medico. “Lui è stata la mia salvezza. Pur confermando la gravità della situazione, mi suggerì di rivolgermi all’ospedale Cervesi di Cattolica. Ci pensai e alla fine, anche se all’inizio non avrei voluto spostarmi dalla mia regione, decisi di seguire il consiglio” spiega al Corriere “Ho riacquistato la voce e anche la serenità. Fino al mese scorso ero disperata”. Qui è stata operata nel giro di 25 giorni e ha pure scoperto di avere un altro polipo attaccato alla corda vocale sinistra, prova che la diagnosi fatta in precedenza non era corretta. Alla fine, la docente ha recuperato la sua voce e con essa ha deciso di denunciare sperando che nel silenzio, qualcuno ascolti.

di Angelo Annese

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