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I traumi delle rifugiate siriane e l’emotività dei bambini

La mamma è sempre la mamma e quando sta male il figlio ne risente in modo profondo. Lo ha dimostrato anche una ricerca pubblicata sulla rivista “Royal Society Open Science”, che ha esplorato la salute mentale delle famiglie di rifugiati siriani.
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I traumi delle rifugiate siriane e l’emotività dei bambini

La mamma è sempre la mamma e quando sta male il figlio ne risente in modo profondo. Lo ha dimostrato anche una ricerca pubblicata sulla rivista “Royal Society Open Science”, che ha esplorato la salute mentale delle famiglie di rifugiati siriani.
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I traumi delle rifugiate siriane e l’emotività dei bambini

La mamma è sempre la mamma e quando sta male il figlio ne risente in modo profondo. Lo ha dimostrato anche una ricerca pubblicata sulla rivista “Royal Society Open Science”, che ha esplorato la salute mentale delle famiglie di rifugiati siriani.
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La mamma è sempre la mamma e quando sta male il figlio ne risente in modo profondo. Lo ha dimostrato anche una ricerca pubblicata sulla rivista “Royal Society Open Science”, che ha esplorato la salute mentale delle famiglie di rifugiati siriani.
A volte può aver senso studiare ciò che in apparenza sembra scontato. È il caso di una ricerca pubblicata sulla rivista “Royal Society Open Science”, che ha esplorato la salute mentale delle famiglie di rifugiati siriani residenti nelle comunità turche. Le madri siriane con maggiore stress post traumatico pare abbiano figli con peggiori capacità di elaborazione emotiva. Il disturbo da stress post-traumatico (Ptsd) si sviluppa a seguito di esperienze fortemente scioccanti. Nella maggior parte dei casi le vittime superano lo shock, ma se la sofferenza si prolunga per oltre un mese dall’evento si pone diagnosi di Ptsd. I sintomi sono quelli da ‘risperimentazione’: la vittima rivive attraverso flashback o incubi i momenti peggiori dell’evento traumatico, che diventa uno spartiacque tra un prima (salute) e un dopo (sofferenza).

Sono 5,5 milioni le persone che dal maggio 2011 sono fuggite dalla guerra civile siriana verso Turchia, Libano, Giordania e Iraq.

I ricercatori dell’Università di Uppsala hanno esaminato 100 famiglie di rifugiati che vivono a Konya, in Turchia (174 adulti e 220 bambini). Adulti e bambini hanno completato dei test, tra cui un compito di elaborazione emotiva che presentava una serie di volti e chiedeva loro di identificare l’emozione espressa in ogni volto (rabbia, paura, felicità, tristezza o neutro). I genitori hanno inoltre completato un questionario con i dati demografici, la storia di migrazione, i fattori di rischio, l’ambiente sociale, la discriminazione e la storia di eventi traumatici. Il questionario includeva anche una valutazione del Ptsd che misura la presenza di ricordi inquietanti e la tendenza a evitarli. I risultati hanno rivelato che la prevalenza di Ptsd tra i genitori era alta: l’81% delle madri e il 71% dei padri hanno soddisfatto i criteri per la diagnosi.

I risultati hanno rivelato che i punteggi di elaborazione emotiva dei bambini erano negativamente correlati ai punteggi Ptsd delle madri ma non dei padri.

La mamma è sempre la mamma e quando sta male il figlio ne risente in modo profondo: le madri siriane traumatizzate influiscono sulle difficoltà di elaborazione emotiva dei figli. Un modo per proteggere i bambini dall’impatto della cattiva salute mentale delle madri potrebbe essere quello di trattare direttamente i sintomi Ptsd fornendo sostegno alle mamme al fine di migliorare la loro qualità di vita, e quindi quella dei figli. Oppure smettere di fare le guerre, così le famiglie non avranno bisogno di rifugiarsi altrove.   Di Daniel Bulla

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