Il dolore di Bianca Atzei di cui si parla poco
La cantante Bianca Atzei ha raccontato sui social il momento difficile a seguito di un aborto spontaneo. Un dolore che accomuna tantissime donne e di cui si parla ancora poco per vergogna. Ma la condivisione può essere la strada giusta per superarlo.
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Il dolore di Bianca Atzei di cui si parla poco
La cantante Bianca Atzei ha raccontato sui social il momento difficile a seguito di un aborto spontaneo. Un dolore che accomuna tantissime donne e di cui si parla ancora poco per vergogna. Ma la condivisione può essere la strada giusta per superarlo.
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Il dolore di Bianca Atzei di cui si parla poco
La cantante Bianca Atzei ha raccontato sui social il momento difficile a seguito di un aborto spontaneo. Un dolore che accomuna tantissime donne e di cui si parla ancora poco per vergogna. Ma la condivisione può essere la strada giusta per superarlo.
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La cantante Bianca Atzei ha raccontato sui social il momento difficile a seguito di un aborto spontaneo. Un dolore che accomuna tantissime donne e di cui si parla ancora poco per vergogna. Ma la condivisione può essere la strada giusta per superarlo.
Con una lettera a cuore aperto. E’ così che Bianca Atzei, famosa cantante italiana, ha deciso di raccontare e affrontare il suo dolore su Instagram, dove ha pubblicato il suo racconto personale dopo un aborto spontaneo.
Il dolore censurato: dall’aborto spontaneo all’IVG
“Voglio raccontarvi la mia esperienza per sensibilizzare su un argomento di cui si parla poco, ma in cui purtroppo si ritrovano a vivere tante coppie”. Quello di Bianca è stato davvero un atto di coraggio, per abbattere tabù e affrontare un argomento così delicato come la perdita di un bambino. Rompere il silenzio è la strada da intraprendere per far sentire meno sole tutte quelle donne che pensano di essere dei casi isolati. L’aborto spontaneo invece interessa una gravidanza su quattro. Parlarne aiuta a metabolizzare il dolore e ad evitare frasi come “Capita” o “Vabbè ma puoi sempre farne un altro”. Sensibilità che spesso mancano anche durante una visita ginecologica, proprio da parte di quel medico o di quella dottoressa che comunicano la fine di una gravidanza.
E se già poco si parla del dolore che vive una donna per un aborto spontaneo, ancora più censurato è quello delle interruzioni volontarie di gravidanza. Si sente spesso parlare di Legge 194 come diritto ma mai del trauma post aborto, eppure tantissime donne ne soffrono e sono poche le iniziative di sostegno su questi specifici casi.
Domande difficili
Bianca Atzei ha anche scritto, nero su bianco, le difficoltà che molte coppie incontrano nel tentativo di avere un figlio, raccontando l’iter di punture ormonali alle quali si è sottoposta per riuscire a coronare il sogno di diventare mamma.
Ma non è stata la sola in questi mesi a raccontare un’esperienza così delicata.
Anche l’influencer e modella Paola Turani, da poco neo mamma, mesi fa aveva utilizzato i social per sensibilizzare le persone proprio sulla difficoltà di alcune donne nel rimanere incinte. Un disagio sofferto portato avanti con silenzio, e con lacrime soffocate di fronte alle tipiche domande di circostanza fatte ai pranzi o alle cene da amici e parenti: “Ma allora quando fate questo bambino?”, “Guarda che se aspetti troppo poi non puoi più avere bambini”, “Come mai non fate un figlio?” sono solo alcuni esempi. Così Paola Turani, anche lei inizialmente rivoltasi ai medici e poi rimasta incinta in modo naturale, ha raccontato quanto negli anni passati fosse stato difficile rispondere a quelle domande, non riuscendo mai a spiegare che quel bambino non arrivasse non per mancanza di volontà, ma per difficoltà nell’averlo.
Esperienza che ha voluto raccontare per sensibilizzare di più le persone a non spingersi troppo oltre nella vita privata degli altri, a discernere le domande e le parole da usare, quando non si conoscono le sofferenze che ciascuno vive.
Storie che riportano l’attenzione alle cose davvero importanti della vita. Mostrare il proprio dolore senza vergogna, come fatto da molti personaggi famosi ultimamente fa sembrare il dolore più “normale” e aiuta a far sentire meno solo chi vive un momento difficile.
di Claudia Burgio
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