La cannabis è diventata più pericolosa (e sottovalutata)
Cosa lega i fatti di cronaca di Michelle Causo e di Casal Palocco? Tutti hanno agito sotto effetto di cannabis. Medici e associazioni ci spiegano di cosa si tratta davvero
| Salute
La cannabis è diventata più pericolosa (e sottovalutata)
Cosa lega i fatti di cronaca di Michelle Causo e di Casal Palocco? Tutti hanno agito sotto effetto di cannabis. Medici e associazioni ci spiegano di cosa si tratta davvero
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La cannabis è diventata più pericolosa (e sottovalutata)
Cosa lega i fatti di cronaca di Michelle Causo e di Casal Palocco? Tutti hanno agito sotto effetto di cannabis. Medici e associazioni ci spiegano di cosa si tratta davvero
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Cosa lega i fatti di cronaca di Michelle Causo e di Casal Palocco? Tutti hanno agito sotto effetto di cannabis. Medici e associazioni ci spiegano di cosa si tratta davvero
Cosa accomuna il delitto di Primavalle, in cui è morta la 17enne Michelle Causo, con il drammatico incidente di Casal Palocco, costato la vita a un bambino di appena 5 anni? Non certo e non solo il fatto di essere avvenuti a Roma. Ciò che è accaduto è che i responsabili hanno agito in entrambi i casi sotto effetto di cannabis.
Ma può bastare un semplice “spinello” a far perdere la percezione delle proprie azioni, anche quando sono così gravi? Secondo Stefano De Lillo sì ed è stato lui stesso a spiegarlo in modo chiaro e diretto: per il vicepresidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Roma, «le canne di oggi non sono come quelle di una volta: hanno un effetto psicotropo molto più potente. Spesso si tratta di composti che, quando sono “tagliati” con prodotti sintetici realizzati in laboratorio, diventano molto simili alle cosiddette spice drugs. Possono far perdere la percezione della realtà e, quindi, commettere atti dei quali si ha meno consapevolezza», spiega il coordinatore del Gruppo di lavoro dell’Omceo della Capitale sugli effetti della cannabis.
«Rispetto alle sostanze usate negli anni ’60 c’è stato un potenziamento forte di queste sostanze, che non sono più le cosiddette “canne” che usavano allora – spiega ancora il medico – In alcuni casi, poi, c’è l’aggiunta vera e propria di sostanze sintetiche, allo scopo di edulcorare, che aumentano l’effetto psicotropo che la cannabis ha già di per sé: la conseguenza è di far perdere la gravità di ciò che si commette a ragazzi che già hanno minore consapevolezza, a causa dell’età».
Della stessa opinione è Alessandro Vento, psichiatra e responsabile dell’Osservatorio sulle dipendenze: «Se un ragazzo fuma una canna su cui è stato versato un liquido contenente ‘spice drugs’, fuma una cosa che ha una potenza farmacologica che non è più quella del Thc, il tetraidrocannabinolo, principio attivo della cannabis naturale». Ad aggiunge il liquido, secondo gli esperti che studiano il fenomeno, sono per lo più coloro che preparano queste sostanze stupefacenti e poi le smerciano, mentre i consumatori finali non ne hanno la percezione né possono saperlo, nella maggior parte dei casi.
«Spesso chi fuma uno spinello sottovaluta anche le conseguenze, ma anche il prodotto base senza altri eccipienti o sostanze è più forte rispetto al passato – spiega De Lillo – Il problema non è di poco conto, data la vastità dei destinatari anche della cannabis».
Secondo uno studio recente di ESPAD, European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs, “il 25% degli studenti delle scuole superiori ha utilizzato cannabinoidi nell’ultimo anno. Un’altra ricerca mostra come l’utilizzo precoce, pari al 4% degli studenti delle scuole medie italiane (circa 66mila giovanissimi), ha già provato sostanze cannabinoidi – sottolinea De Lillo, che insieme al gruppo che coordina, composto anche da farmacologi, psichiatri, psicologi e pediatri, lancia un altro grido di allarme: «Le conseguenze di queste sostanze su un cervello in crescita sono anche maggiori e comprovate da esami diagnostici come la risonanza magnetica.
Oltre ad aumentare il rischio di andare incontro a psicosi, c’è un effetto demolitore sui neuroni. Se ne altera lo sviluppo e i dati mostrano che si registra un ritardo nel quoziente intellettivo di circa il 10% in coloro che utilizzano queste sostanze», spiega il vicepresidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Roma.
di Eleonora Lorusso
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