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Salute & mercato

Cancellare i brevetti sui vaccini non garantirebbe maggiori dosi. Il rischio è che la qualità della ricerca si abbassi con un costo tremendo sull’economia e le nostre vite.
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Cancellare i brevetti sui vaccini non garantirebbe maggiori dosi. Il rischio è che la qualità della ricerca si abbassi con un costo tremendo sull’economia e le nostre vite.
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Cancellare i brevetti sui vaccini non garantirebbe maggiori dosi. Il rischio è che la qualità della ricerca si abbassi con un costo tremendo sull’economia e le nostre vite.
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Cancellare i brevetti sui vaccini non garantirebbe maggiori dosi. Il rischio è che la qualità della ricerca si abbassi con un costo tremendo sull’economia e le nostre vite.
Ma siamo sicuri che liberarsi dai brevetti sui vaccini significhi liberarsi dalla pandemia? È vero, Pfizer ha fatto il botto perché mai nella storia un prodotto ha conquistato un mercato così grande in un tempo così breve; ma mai nella storia un farmaco ha avuto un impatto così rilevante non sui bilanci del produttore, che è cosa scontata, ma sulla economia globale: senza il vaccino e senza una cura oggi le nostre libertà sarebbero quasi cancellate per ragioni di sopravvivenza e vivremmo una crisi economica senza precedenti. Sono tutti uguali i vaccini sul mercato? No, alcuni sono nettamente più efficaci di altri, in particolare quelli a tecnologia mRna sono migliori e con meno effetti collaterali di quelli a tecnologia tradizionale, a dimostrazione che il progresso tecnologico ha effetti formidabili. Tale progresso nasce dalla ricerca, in questo caso già molto avanzata per una malattia difficilissima: il cancro. Si è rivelata molto efficace e immediatamente disponibile per una malattia tutto sommato banale come l’infezione da Coronavirus. Senza l’investimento in ricerca probabilmente saremmo stati vaccinati con prodotti tradizionali la cui efficacia si sta dimostrando ridotta e senza una protezione brevettuale nessuna casa farmaceutica farebbe ricerca. Potremmo dire che il ragionamento finisce qui ma vale la pena di aggiungere un paio di cose, in primo luogo che far cadere i brevetti non significa automaticamente avere dosi per tutti. O meglio, avere dosi efficaci per tutti perché Sputnik e Sinovac stanno a dimostrare che la cosa non è semplice. Sputnik è un buon vaccino, d’altro canto i russi con la biochimica militare ci sanno fare, ma la scarsa affidabilità del sistema di produzione non ha ottenuto le certificazioni richieste in Occidente e non ha nemmeno conquistato la fiducia degli stessi russi. Quello cinese dove è stato massicciamente impiegato non ha garantito l’immunità, lascia a Xi la possibilità di far bella figura in Africa ma fa nascere una domanda: se fosse efficace, perché i cinesi insistono per far cadere i brevetti degli altri vaccini? Da ultimo, i vaccini efficaci a base di tecnologia mRna hanno una catena di subfornitura complessa (e nella quale probabilmente si troverebbero componenti a loro volta coperti da brevetto) e un sistema di produzione e distribuzione raffinato. Ricordate l’incubo iniziale della ‘catena del freddo’? Trasferire questa filiera in Paesi in via di sviluppo non è né facile né immediato, salvo accettare di mettere a loro disposizione vaccini tradizionali sì prodotti in loco ma con capacità di protezione scarsa. Cancellare i brevetti non garantisce maggiori dosi, rischia di abbassare la qualità della ricerca e, di conseguenza, avrebbe un costo tremendo sulla economia e sulle nostre vite. Si può fare ma va fatto bene, senza retorica anti profitti. E in ogni caso non basta.   di Flavio Pasotti

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