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Sanità, cercansi soluzioni strutturali

La sanità nel nostro Paese è in difficoltà, non è certo una novità. E lo scenario peggiora di anno in anno con liste d’attesa infinite e contribuenti insoddisfatti

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Sanità, cercansi soluzioni strutturali

La sanità nel nostro Paese è in difficoltà, non è certo una novità. E lo scenario peggiora di anno in anno con liste d’attesa infinite e contribuenti insoddisfatti

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Sanità, cercansi soluzioni strutturali

La sanità nel nostro Paese è in difficoltà, non è certo una novità. E lo scenario peggiora di anno in anno con liste d’attesa infinite e contribuenti insoddisfatti

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La sanità nel nostro Paese è in difficoltà, non è certo una novità. E lo scenario peggiora di anno in anno con liste d’attesa infinite e contribuenti insoddisfatti

La sanità nel nostro Paese è in difficoltà, non è certo una novità. E lo scenario peggiora di anno in anno con liste d’attesa infinite e contribuenti insoddisfatti. Bollettino di guerra invece per chi si laurea nel Belpaese: lo aspettano uno stipendio tra i più bassi d’Europa, aggressioni all’ordine del giorno e turni massacranti di 12 ore. Di conseguenza l’esodo continua a espandere l’emorragia del nostro Servizio sanitario nazionale, che negli ultimi vent’anni ha perso 180mila fra medici e infermieri. Emorragia che le amministrazioni provano a tamponare in tutti i modi con i mezzi che hanno, assumendo infermieri ‘a buon mercato’ dall’estero.

In Italia mancano 65mila infermieri e a oggi risultiamo il Paese Ocse con meno infermieri in assoluto: ne abbiamo 17 ogni 100mila abitanti, quando la media sarebbe di 48. La situazione è seria in quanto nei prossimi dieci anni ne andranno in pensione altri 140mila. A pesare sulla situazione drammatica è anche la diminuzione costante delle domande per il corso di laurea in Infermieristica. Basti pensare che quest’anno per la prima volta non è stato raggiunto il numero di posti messi a bando. Anche se nel complesso la carenza di domande è in parte da imputare all’impossibilità finanziaria per molte famiglie di mantenere un figlio fuorisede. Il Fnopi denuncia: «Serve una revisione complessiva del sistema che, a partire dalle specializzazioni dei percorsi formativi magistrali, possa offrire prospettive di carriera agli infermieri e adeguamenti dal punto di vista economico e organizzativo».

Al quadro si aggiungono i sempre più frequenti casi di aggressione e violenza che sono aumentati del 35% in 5 anni anche a causa della carenza di personale (Foad, Aodi), portando a proposte di legge come il ‘Daspo’ sanitario. Casi in costante aumento là dove il problema viene esacerbato dall’inadeguatezza infrastrutturale e organizzativa che trascura quotidianamente situazioni critiche e di carattere emergenziale dei pazienti portati all’esasperazione. Non si tratta certo di un’attenuante: secondo l’Onseps nel 2023 le aggressioni hanno coinvolto 18mila operatori e operatrici fra medici e infermieri (due terzi delle persone aggredite sono donne). I luoghi di lavoro più pericolosi risultano i Pronto soccorso, le aree di degenza, i servizi psichiatrici e gli ambulatori, con un’incidenza di aggressioni inferte dai pazienti per il 69% e dai parenti per il 28% dei casi.

Gli scenari appena illustrati contribuiscono a rendere questa professione sempre meno attrattiva, ma le malattie continuano a minare la salute umana e la sanità deve andare avanti. Dove i nostri concittadini (scoraggiati) stanno abbandonando l’idea di intraprendere questo percorso professionale, ecco che alcune amministrazioni cominciano a coinvolgere medici e infermieri stranieri. La Calabria ha fatto da apripista e negli ultimi due anni ha siglato un accordo con una società partecipata dal governo cubano per l’immissione nel Servizio sanitario nazionale di 497 fra medici e infermieri di quel Paese. Per la Regione è stata una vera e propria boccata d’aria fresca: l’accordo prevede che i nuovi ingressi operino ‘in prestito’ sul territorio fino al 2025, così da aiutare le aziende ospedaliere a rimettersi in sesto. Inizialmente l’operazione è stata etichettata come una sorta di sfruttamento transnazionale dei lavoratori, ma i medici e infermieri calabresi sottolineano quanto i professionisti stranieri siano stati indispensabili, una volta superate le fisiologiche difficoltà di adattamento. Dopotutto, per loro questa esperienza rappresenta un’ottima opportunità di crescita professionale in uno dei sistemi sanitari più avanzati al mondo.

Dopo il recente G7 della salute ad Ancona, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha dichiarato di voler assumere i primi 10mila infermieri indiani facendoli reclutare direttamente dalle Regioni. L’altra faccia della medaglia è che queste iniziative non rappresentano una soluzione a lungo termine: con il piano assunzioni rimandato al 2026, i sindacati di categoria ribadiscono la necessità di mettere in atto soluzioni strutturali più concrete e determinanti.

di Angelo Annese

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