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studi sulle lesioni del midollo spinale

Alzati e cammina grazie alla medicina

Ogni anno, in Italia, più di mille persone subiscono una lesione del modello spinale. Si è ancora molto lontani dal risolvere le gravissime conseguenze che ne derivano, ma i risultati raggiunti dalle moderne tecnologie, accendono qualche piccola speranza.
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Ogni anno, in Italia, più di mille persone subiscono una lesione del modello spinale. Si è ancora molto lontani dal risolvere le gravissime conseguenze che ne derivano, ma i risultati raggiunti dalle moderne tecnologie, accendono qualche piccola speranza.
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Ogni anno, in Italia, più di mille persone subiscono una lesione del modello spinale. Si è ancora molto lontani dal risolvere le gravissime conseguenze che ne derivano, ma i risultati raggiunti dalle moderne tecnologie, accendono qualche piccola speranza.
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Ogni anno, in Italia, più di mille persone subiscono una lesione del modello spinale. Si è ancora molto lontani dal risolvere le gravissime conseguenze che ne derivano, ma i risultati raggiunti dalle moderne tecnologie, accendono qualche piccola speranza.
Sono più di mille le persone che in Italia ricevono ogni anno, prevalentemente in modo traumatico, una lesione del midollo spinale: quella parte del tessuto nervoso che passa dentro la colonna vertebrale e che porta gli impulsi dal cervello agli arti e viceversa. I danni fisici che ne derivano dipendono dalla posizione in cui avviene il trauma. Se il midollo spinale è reciso a livello del collo i segnali si fermeranno subito dopo la testa, nessun segno motorio potrà arrivare al corpo e nessun segno sensoriale dal corpo potrà arrivare al cervello. Se la lesione è molto vicina alla testa non ci sarà possibilità di sopravvivenza perché anche gli stimoli verso i muscoli respiratori saranno compromessi; se il trauma è più basso saranno i quattro arti a perdere ogni funzione, in questo caso si parla di tetraplegia. Se la lesione avviene invece alla colonna dorsale la perdita della motilità e sensibilità avverrà solo alle gambe: è la paraplegia. La scienza sta facendo molti passi avanti per comprendere i meccanismi del danno e come risolverli. Attualmente ci sono possibilità di recupero solo in caso di lesione parziale del midollo, mentre nulla si può ancora fare se è stato reciso completamente. Questo è dovuto al fatto che il tentativo di rigenerazione delle fibre nervose è lento e insufficiente ma soprattutto caotico. Il midollo spinale è paragonabile a una massa di innumerevoli fili di corrente elettrica uno vicinissimo all’altro ma tutti orientati lungo l’asse verticale per portare il segnale dal cervello alla periferia e viceversa. Qualsiasi cicatrice rompe il parallelismo di questi fili che scontrandosi, attorcigliandosi e cambiando direzione perdono ogni funzionalità. Quindi, se la lesione è parziale, anche solo scoprire come stimolare la crescita assonale potrebbe essere di aiuto. In questi casi sono stati sperimentati con successo l’utilizzo di cellule staminali e l’elettrostimolazione epidurale. Darek Fidyka, che aveva ancora un piccolo lembo che rendeva unito il midollo, è tornato infatti a camminare con l’utilizzo di un deambulatore. Oggi per stimolare la crescita assonale si stanno anche studiando proteine e fattori di crescita come il Ctgf che migliorano la ricrescita neuronale o si tenta di sopprimerne altre come la Orl1 che aumenta l’espressione di NgR1, un recettore che funge da freno alla crescita del tessuto nervoso. Come detto, oltre a stimolare la crescita del tessuto nervoso è però necessario orientarlo secondo le linee verticali anatomiche. L’impianto di nanotubi di carbonio in una lesione spinale potrebbe infatti favorire la ricrescita neurale ma soprattutto indirizzarla nella direzione giusta e non caotica: sperimentazioni di questo tipo sugli animali sono molto incoraggianti. Nel frattempo che si trovi la tecnologia efficace per riparare la micro-anatomia del midollo spinale, alcuni studi si orientano nel ‘saltare’ la lesione tramite l’ingegneria elettronica applicata a tecnologie biomedicali. Al Politecnico di Losanna (Epfl) in collaborazione con l’Ospedale universitario del Canton Vaud (Chuv) nel 2018 un paziente paraplegico era tornato a camminare con l’ausilio di un deambulatore grazie alla riattivazione del midollo spinale con stimolazioni elettriche. In questi giorni è stata pubblicata una ricerca che evidenzia un miglioramento di questa tecnologia. Oggi alcuni particolari elettrodi sono in grado di stimolare fasci midollari maggiormente selezionati e, grazie a un nuovo software di intelligenza artificiale, tre persone con lesioni complete del midollo spinale sono ora in grado di camminare. Il sistema funziona tramite un tablet controllato dal paziente che attiva la contrazione dei muscoli in forma coordinata. Questo permette di controllare movimenti complessi, come camminare e pedalare. Di certo non è la risoluzione completa della gravità socio-sanitaria in cui sono coinvolti questi pazienti ma, ricordando quel che disse Amstrong, un piccolo passo per un uomo resta un grande passo per l’umanità. Di Massimiliano Fanni Canelles

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