L’annuncio di Speranza sul richiamo degli over 40 per la terza dose indica un nuovo tentativo per non imboccare la strada dell’obbligatorietà.
“L’avevo detto io“ o “l’avevamo detto noi“ possono essere fastidiosi, ma a volte sono la semplice realtà. Su La Ragione, da mesi richiamiamo l’ineluttabilità – oltre che la necessità – della terza dose di vaccini. L’ho scritto e l’abbiamo scritto più volte, sottolineando come si sarebbe arrivati al puntuale annuncio di ieri del ministro della Salute, Speranza, sul richiamo di tutti gli over 40 dal 1’ dicembre. Per ora.
Non perché siamo bravi, ma per l’esatto opposto: era sin troppo facile fino a essere – come detto – inevitabile. La gradualità serviva a convincere le persone meno disposte a correre agli hub vaccinali, come avvenuto per le prime due dosi. Non sappiamo dire, in tutta franchezza, quanto risulterà arduo far capire a molti l’esigenza di procedere con il richiamo, ma non c’è altra strada, se non si vuole imboccare quella dell’obbligatorietà. In realtà, si comincia a parlare con insistenza di un obbligo per determinate categorie, come i sanitari. Staremo a vedere, ma per i grandissimi numeri il punto non potrà essere quello.
Novembre e dicembre saranno cruciali e da osservare con grande attenzione, per ‘leggere’ l’atteggiamento dell’opinione pubblica. Monitorando al contempo la curva dei nuovi contagi, in bassa, ma costante crescita secondo previsioni, potremo avere un quadro affidabile della gestione della pandemia in vista del 2022.
Le condizioni generali restano di gran lunga fra le migliori del continente, insieme a quelle di Spagna e Portogallo. Non c’è motivo di essere pessimisti, ma l’ottimismo dovrà essere guadagnato giorno dopo giorno osservando quelle tabelle e quegli andamenti. Partiamo da 2.400.000 terze dosi già effettuate, con una palese accelerazione negli ultimi giorni.
La base c’è ed è molto buona, ora bisogna fare di più e presto.
di Fulvio Giuliani
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