Trapianti e donazioni da record in Italia
In fatto di trapianti e donazioni l’Italia nel 2024 registra dati incoraggianti, avvicinandosi alla vetta d’Europa
Trapianti e donazioni da record in Italia
In fatto di trapianti e donazioni l’Italia nel 2024 registra dati incoraggianti, avvicinandosi alla vetta d’Europa
Trapianti e donazioni da record in Italia
In fatto di trapianti e donazioni l’Italia nel 2024 registra dati incoraggianti, avvicinandosi alla vetta d’Europa
In fatto di trapianti e donazioni l’Italia nel 2024 registra dati incoraggianti, avvicinandosi alla vetta d’Europa
Siamo così poco abituati a detenere record, quando si parla del nostro Sistema sanitario nazionale, che rischiamo di far passare in secondo piano un primato che ci invidia tutta Europa (o quasi). Il 2024 ha fatto segnare il maggior numero di sempre quanto a donazioni e trapianti di organo. Le prime sono state 2.110, con un incremento del 2,7% rispetto al 2023. I secondi sono stati 4.692, in aumento del 5,1% sui dodici mesi precedenti. E ora – con un dato medio di oltre 30 donatori per milione di abitanti – ci ritroviamo più che mai lassù, in cima all’Europa. Dietro alla sola Spagna (irraggiungibile con i suoi 48,9 donatori che ne fanno la leader mondiale).
L’appena presentato rapporto “Donazione e trapianto 2024”, a cura del Centro nazionale trapianti dell’Istituto superiore di Sanità, contiene quasi esclusivamente motivi di grande ottimismo per le decine di migliaia di esistenze che ogni anno restano appese alla speranza di un intervento salva-vita. Cominciamo dalle donazioni: le regioni più virtuose sono la Toscana (con 49,4 donatori per milione di abitanti), seguita dalla Romagna (45,5) e dal Veneto (44,7). Il Sud, per quanto molto più staccato dalle posizioni di vertice, fa registrare ottimi segnali di progresso (soprattutto in Sicilia, Campania e Calabria).
Fra i trapianti, quelli di cuore hanno fatto segnare l’incremento maggiore (+13%) davanti a quelli di rene (+6,6%) e di fegato (+1,8). C’è naturalmente anche chi arretra, per esempio i trapianti di polmone, passati da 188 a 174. Ma questo non toglie che l’Italia abbia raggiunto i 75,5 trapianti ogni milione di abitanti, il livello più alto di sempre. Merito soprattutto di un quartetto di Regioni: Veneto (dove il tasso è di 130,5), Piemonte (115,1), Friuli-Venezia Giulia (104,3) ed Emilia-Romagna (100,1). Anche qui confortano i sensibili passi in avanti del Meridione: Sicilia in testa, seguita da Puglia, Campania e Calabria.
Vale la pena di tornare a parlare di cuore. A trainare l’impennata generalizzata è stata la crescita record della cosiddetta donazione a cuore fermo. Cioè da pazienti la cui morte viene accertata dopo un arresto cardiaco di almeno 20 minuti: +30,8% che ha portato a un +39,9% di trapianti. Ne è derivato un effetto positivo anche sul numero di strutture ospedaliere che effettuano questo tipo di procedure, passate da 72 alle attuali 85. A tutto beneficio della rete trapiantologica nazionale (e ovviamente dei pazienti).
Ma il 2024 è stato l’anno dei primati assoluti anche per donazioni e trapianti di cellule staminali emopoietiche. In poco meno del 90% dei casi, le cellule sono state prelevate da sangue periferico. È la modalità meno invasiva in assoluto, assimilabile a una normale donazione di sangue. Da segnalare inoltre la tendenza estremamente positiva di crescita dei donatori di midollo osseo. Grazie agli oltre 32mila nuovi potenziali donatori fra i 18 e i 35 anni, per la prima volta il numero degli iscritti nel registro delle persone disponibili a donare ha oltrepassato la soglia del mezzo milione di individui (512.194, +3,1% rispetto al 2023).
In un quadro idilliaco non manca un nodo serio che richiederà ancora tanto lavoro. Troppi italiani continuano a opporsi all’idea del prelievo post mortem dei loro organi: lo scorso anno, all’atto del rilascio della carta d’identità elettronica, il 36,3% ha ritenuto di dire “no” a un’eventuale donazione. A oggi il Sistema informativo trapianti contiene 21,4 milioni di dichiarazioni di volontà: 15 milioni di consensi e 6,4 milioni di opposizioni. Quei “no” sono ancora troppi.
Di Valentino Maimone
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