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150 anni di “Aida”, l’opera commissionata a Verdi

A 150 anni dal suo esordio, Aida resta una delle opere più grandi di Verdi. La sua forza comunicativa e la drammaticità restano intatte al passare del tempo. Fu scritta per un’occasione molto particolare dopo un primo rifiuto.
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150 anni di “Aida”, l’opera commissionata a Verdi

A 150 anni dal suo esordio, Aida resta una delle opere più grandi di Verdi. La sua forza comunicativa e la drammaticità restano intatte al passare del tempo. Fu scritta per un’occasione molto particolare dopo un primo rifiuto.
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150 anni di “Aida”, l’opera commissionata a Verdi

A 150 anni dal suo esordio, Aida resta una delle opere più grandi di Verdi. La sua forza comunicativa e la drammaticità restano intatte al passare del tempo. Fu scritta per un’occasione molto particolare dopo un primo rifiuto.
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A 150 anni dal suo esordio, Aida resta una delle opere più grandi di Verdi. La sua forza comunicativa e la drammaticità restano intatte al passare del tempo. Fu scritta per un’occasione molto particolare dopo un primo rifiuto.
Parlando di mode, in musica è accaduto spesso che il pubblico si abituasse a qualcosa volendo più o meno sempre lo stesso, a discapito dell’innovazione. Si badi bene, c’è sempre stato negli artisti il rischio di piacersi (e compiacersi) per poi adagiarsi su strade già battute e fiorenti. E se questo atteggiamento ha pur fatto comodo ad alcuni, oggi come nei tempi passati, c’è stato qualcun altro che non è riuscito a stare al gioco, strappando il velo dell’apatico simil a sé stesso Chi nella sua maestosa produzione ha sempre fatto della fame di ricerca e novità una cifra portante è stato senza dubbio il maestro Giuseppe Verdi e ne sono testimonianza viva le sue opere e le sue musiche. Scriveva riguardo allo stato dell’opera lirica nel 1869: «Non si può andare avanti così. O i compositori devono andare indietro, o tutti gli altri devono camminare avanti». Da queste parole traspare limpida l’esigenza secondo Verdi di un rinnovamento radicale del melodramma, liberandolo da quelli schemi stilistici e narrativi che ormai da qualche tempo lo attanagliavano. L’occasione non si fece attendere. Nel 1869 era stata inaugurata una delle opere più imponenti dell’epoca moderna: il canale di Suez. In occasione delle celebrazioni il viceré d’Egitto Isma’il Pascià non si era accontentato della rappresentazione del “Rigoletto” all’inaugurazione del Teatro chediviale dell’Opera del Cairo, ma aveva insistito per avere un’opera originale di un celebre maestro europeo. La prima scelta fu Verdi, che inizialmente rifiutò, sempre contrario alla scrittura di musica per occasione. La leggenda narra che abbia accettato solo dopo aver sentito spargersi la voce che il lavoro fosse stato offerto a Wagner, proprio lui che affascinava da tempo i più giovani e gli intellettuali italiani. Ciò che si sa è che il compositore tedesco fosse tra le principali opzioni insieme anche al francese Charles Gounod. In ogni caso Verdi alla fine accettò, convinto dall’egittologo Auguste Mariette, con un compenso salito a 150mila franchi dagli 80mila di partenza e la promessa di aver il pieno controllo sull’allestimento e sulla scelta del cast. L’opera che Verdi scrisse su soggetto proposto dallo stesso Mariette finì per diventare una delle più celebri della sua produzione: “Aida”. Rappresentata per la prima volta il 24 dicembre di 150 anni fa al Cairo, il maestro riuscì a fondere in essa stili diversi con leggerezza a fianco di una scrittura profonda, più libera di muoversi in libertà. I personaggi, accompagnati talvolta da motivi tematici propri, han fatto pensare a un’ispirazione wagneriana di fondo – anche solo nell’uso di una maggior robustezza strumentale – ma è probabile che sia stata soltanto una naturale evoluzione dello stile verdiano. “Aida” in Italia si udì e vide la prima volta al teatro alla Scala di Milano l’8 febbraio del 1972. E chissà che non potesse essere una scelta azzeccata anche per la Prima del 2021, anno in cui anche il canale di Suez è stato sulla bocca di tutti per il blocco del traffico: un singolare incastro planetario.   di Federico Arduini

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