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Pedalando nel vuoto della trama

Il successo di una serie tv si può misurare anche da quanto influenzi l’economia. Il sequel della serie cult “Sex and the City” è l’esempio calzante, dove la morte di uno dei personaggi riesce a far crollare le azioni in borsa delle bici “Peloton”.
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Quando la finzione sovrasta la realtà. Torna in tv una delle serie cult degli ultimi decenni, “Sex and the City”, e nella prima puntata del sequel c’è già il primo dramma. Anzi, IL dramma: muore l’icona maschile, ovvero Mr. Big, in un modo che è perfettamente adeguato al contesto tutto glamour, lusso e cocktail.

Chris Noth, che lo interpreta, ha infatti un infarto mentre pedala sulla sua bici da salotto. L’unico modo in cui poteva sentirsi male, visto che in pratica non abbiamo mai visto nessuno lavorare seriamente in tutta la serie né fare qualsiasi gesto più faticoso del sorseggiare un drink.

Mr. Big era cardiopatico, però, e quella cyclette gli è stata fatale. Al di là delle prevedibili proteste dei fan (il tira e molla fra lui e Carrie Bradshaw era uno dei temi cruciali dall’inizio), la morte – finta – del personaggio ha causato il crollo – vero – delle azioni di Peloton, l’azienda che produce quella bici ipertecnologica da salotto.

L’11,3% in meno il giorno dell’uscita della serie, -5% quello successivo e azioni ai minimi storici. Male, malissimo visto che l’azienda era sulla cresta dell’onda e la sua bici (prezzo del modello base: 2.200 dollari) era stata comprata durante il lockdown da oltre 3 milioni di persone.

D’altronde il gruppo puntava ovviamente a incrementare le vendite, con bici e logo ben in mostra nella serie. Peccato che non fosse stato svelato loro il contenuto della puntata. E così l’effetto è stato quello di un boomerang. Come se realtà e finzione fossero la stessa cosa.

di Gaia Bottoni

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