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Blob Rai

Blob, il mostro che tritura la tv compie 34 anni

Blob, il programma tv creatura di Ghezzi e Giusti ha compiuto 34 anni: la televisione che si nutre di sé stessa e si rigetta
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Blob, il mostro che tritura la tv compie 34 anni

Blob, il programma tv creatura di Ghezzi e Giusti ha compiuto 34 anni: la televisione che si nutre di sé stessa e si rigetta
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Blob, il mostro che tritura la tv compie 34 anni

Blob, il programma tv creatura di Ghezzi e Giusti ha compiuto 34 anni: la televisione che si nutre di sé stessa e si rigetta
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Blob, il programma tv creatura di Ghezzi e Giusti ha compiuto 34 anni: la televisione che si nutre di sé stessa e si rigetta
Nel 1989 RaiTre, considerata al tempo la rete più “intellettuale” nel trittico delle tv di Stato, si lancia in un’impresa. A promuoverla è l’allora direttore Angelo Guglielmi che già da un paio d’anni ha iniziato un processo di trasformazione dei palinsesti che ha come obiettivo quello di provare a tramutare il terzo canale in un elemento televisivo culturalmente audace, in contrasto con quanto fatto dalle altre due consorelle. In questo contesto si inseriscono i due critici cinematografici Enrico Ghezzi e Marco Giusti, che già qualche tempo prima avevano realizzato un esperimento con “Schegge” e “Fuori Orario”. Entrambi hanno un’idea fulminante: realizzare un montaggio di spezzoni audio e video tratti dalle programmazioni delle emittenti televisive italiane del giorno precedente e inserirli all’interno di un unico contenitore di durata variabile fra i dieci e i trenta minuti, apparentemente senza soluzione di continuità e senza un filo conduttore preordinato. Come titolo scelgono “Blob”, il nome del mostro gelatinoso protagonista del film “Fluido Mortale” (1958). Il 17 aprile 1989 la loro creatura approda per la prima volta sui nostri schermi, dando inizio a una vera e propria rivoluzione. “Blob” diventa un elemento anomalo all’interno della tv di quegli anni, una sorta di bestiario ironico, disturbante e irriverente di ciò che il piccolo schermo ha da offrire. È la televisione che si nutre di sé stessa e che, in un certo senso, si rigetta. La creatura di Ghezzi e Giusti ottiene un inaspettato successo di pubblico e intacca pesantemente tutto il mondo televisivo circostante: questo dapprima la guarda con diffidenza e poi ne diviene ostaggio, consapevole che finire su “Blob” assume un valore – in termini di riconoscibilità e legittimazione – che i freddi dati Auditel non riescono a catturare. In quel contenitore di pochi minuti finiscono tutti (dai politici ai conduttori), in una sorta di anarchia catodica nella quale non esistono barriere, dove a un discorso del presidente del Consiglio si sovrappone uno spezzone di un vecchio cartoon di Paperino, apparentemente senza un senso compiuto ma in realtà seguendo un filo logico ineccepibile. Negli anni non sono mancate le polemiche, come quando in occasione dell’attacco alle Torri Gemelle furono montate in successione le immagini dello schianto degli aerei e una pubblicità del Grana Padano in cui si vedeva un coltellino da formaggio che come un proiettile andava a colpire dei frutti, così causando le proteste dei benpensanti e le ire degli inserzionisti pubblicitari. Ma è innegabile che l’influenza di “Blob” sul linguaggio televisivo e sulla percezione del mezzo stesso sia stata enorme. Il ‘mostro’ di Ghezzi e Giusti ci ha insegnato a guardare al piccolo schermo con un occhio meno passivo e, seppure non tutti paiono averne compreso appieno la rilevanza, perlomeno ha insegnato a ridere delle brutture che ci circondano. Anche e soprattutto delle proprie. di Stefano Faina e Silvio Napolitano

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