Britney Spears: “Ho chiuso con l’industria musicale”
Britney Spears si ferma, esce dal mercato musicale. A dirlo è lei stessa direttamente dal suo profilo Instagram: niente più album, al massimo qualche canzone scritta da ghostwriter
Britney Spears: “Ho chiuso con l’industria musicale”
Britney Spears si ferma, esce dal mercato musicale. A dirlo è lei stessa direttamente dal suo profilo Instagram: niente più album, al massimo qualche canzone scritta da ghostwriter
Britney Spears: “Ho chiuso con l’industria musicale”
Britney Spears si ferma, esce dal mercato musicale. A dirlo è lei stessa direttamente dal suo profilo Instagram: niente più album, al massimo qualche canzone scritta da ghostwriter
Britney Spears si ferma, esce dal mercato musicale. A dirlo è lei stessa direttamente dal suo profilo Instagram: niente più album, al massimo qualche canzone scritta da ghostwriter
Britney si ferma. Esce dal mercato musicale. Lo ha scritto direttamente dal suo cliccatissimo profilo Instagram: niente più album, al massimo qualche canzone scritta da ghostwriter: non gradisce più l’industria musicale che l’ha resa quella che è, ossia una delle popstar più ricche e discusse di sempre. Industria che è indiscutibilmente cambiata negli anni, tra musica liquida, a pezzi, svariate piattaforme in streaming e ora l’utilizzo intensivo dell’intelligenza artificiale. Come lei si dicono in uscita anche altri artisti come Selena Gomez, anche i Rage Against the Machine ma questo è un altro caso, un altro universo musicale appunto rispetto alla Spears.
L’ex bambina prodigio, la cosiddetta fidanzatina d’America che poi è caduta rovinosamente e che si riprende a fatica dalle recenti faide familiari, tra libri scandalo (della sorella) e l’amministrazione dei suoi beni (sino a qualche tempo fa nella totale disponibilità del padre, la cosiddetta ‘conservatorship’) si stacca dal microcosmo che ha edificato la sua imperiosa ascesa. Venti milioni di copie vendute con il suo primo album, ‘Baby One More Time’, partendo da un paesino sperduto della Louisiana, poi attraverso il Mickey Mouse Club (come poi una sua epigona, Miley Cyrus) assieme a Christina Aguilera e Justin Timberlake (che sarà il suo fidanzato), sino al contratto discografico.
Così è nata Britney: dal nulla alla ricchezza, ai video a ripetizione su Mtv, alla fama, all’eccesso, decostruendo il fenomeno delle boy band. Il suo modello è ovviamente Madonna, come potrebbe non esserlo, ma lei ci mette dentro quel lato sexy evidente ma non ostentato, quasi ingenuo (almeno all’inizio) rispetto a Miss Ciccone. L’effetto sul mercato discografico è simile a quello di Madonna, circa 15 anni dopo, potenziato dal processo di globalizzazione della musica. Britney domina vendite, classifiche. Da quel momento, come spesso avviene negli Stati Uniti, non le viene perdonato più nulla. È tutto nel devastante documentario ‘Free Britney’ prodotto dal New York Times e che fa riferimento al movimento di opinione che si è sviluppato qualche anno fa affinché terminasse la tutela legale del padre, iniziata nel 2008 quando Britney – rasata a zero e consumata da droghe e dalla lotta per l’affido dei figli – decide di affidarsi completamente al genitore. Da lì, si perde: ancora dipendenze, ricoveri psichiatrici, amori matti e disperati e poca musica, mentre il padre controlla le sue finanze, i suoi guadagni, anche i suoi social network. Per anni la vita dell’ex reginetta di ‘Baby One More Time’ è stata obiettivamente un inferno, corrosa anche dall’ossessivo controllo dei media. In questo caso, nulla di nuovo, sono scene già viste nello star system americano. Lei ora, a 42 anni, dopo oltre un quarto di secolo sotto i riflettori, ha deciso di mettersi in disparte, almeno per il momento, a pochi mesi dall’uscita della sua autobiografia e dalla fine della tutela legale del padre, festeggiando con una foto nuda su Instagram. Se ne va proprio quando appare, per la prima volta, autentica, non costruita, non dipendente da figure maschili. Forse non è un caso.
di Nicola Sellitti
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