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Cattelan alla conquista degli over con “Una semplice domanda” 

Dopo il flop in prima serata su Rai Uno con “Da Grande”, in attesa di tornarci a maggio per l’Eurovision, Alessandro Cattelan sbarca su Netflix con “Una Semplice Domanda”, docu-show che ha tutte le carte in regola per fare breccia anche tra un pubblico più adulto.
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Cattelan alla conquista degli over con “Una semplice domanda” 

Dopo il flop in prima serata su Rai Uno con “Da Grande”, in attesa di tornarci a maggio per l’Eurovision, Alessandro Cattelan sbarca su Netflix con “Una Semplice Domanda”, docu-show che ha tutte le carte in regola per fare breccia anche tra un pubblico più adulto.
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Cattelan alla conquista degli over con “Una semplice domanda” 

Dopo il flop in prima serata su Rai Uno con “Da Grande”, in attesa di tornarci a maggio per l’Eurovision, Alessandro Cattelan sbarca su Netflix con “Una Semplice Domanda”, docu-show che ha tutte le carte in regola per fare breccia anche tra un pubblico più adulto.
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Dopo il flop in prima serata su Rai Uno con “Da Grande”, in attesa di tornarci a maggio per l’Eurovision, Alessandro Cattelan sbarca su Netflix con “Una Semplice Domanda”, docu-show che ha tutte le carte in regola per fare breccia anche tra un pubblico più adulto.
Il programma ha inizio con una domanda che la figlia Nina rivolge al conduttore: “Papà, come si fa a essere felici?”. A questo interrogativo, Cattelan cerca di rispondere intraprendendo un viaggio che lo porta a indagare un tema diverso in ogni puntata – come la morte, l’amore, la religione – con il solo fine di scoprire in cosa consiste la felicità. Per rispondere a questa domanda tutt’altro che semplice, il conduttore sceglie di circondarsi non solo di personaggi di spicco del mondo dello spettacolo e dello sport, ma anche da persone comuni, compreso uno psicoterapeuta. E così scopriamo che per un campione del mondo come Roberto Baggio la felicità sta nel dedicarsi alla preghiera buddhista e nell’intagliare anatre di legno, così come il golf costituisce la valvola di sfogo di Gianluca Vialli, per lenire la paura della malattia che ha colto negli ultimi anni l’ex giocatore.

Si scopre così il lato più intimo delle persone dietro i personaggi pubblici.

La verità è che nel nuovo docu-show targato Netflix non c’è nulla di distante da quelle che sono delle consuete interviste. La differenza sta nella declinazione che si è data al programma: non più un’intervista a tu per tu in studio, ma la ricerca di viaggi ed esperienze uniche che rappresentano la metafora della vita stessa. E se la forza di un programma – come di qualsiasi altra cosa – sta nelle idee, quella di Cattelan è riuscita a pieno. Prima di lui solo Paolo Bonolis con “Il senso della vita” e Raffaella Carrà con “A raccontare comincia tu” avevano saputo coniugare gli aspetti classici di un’intervista a quell’umanità del racconto che, assieme ai momenti di ilarità, portavano lo spettatore a riflettere con leggerezza sugli aspetti importanti dell’esistenza. Dagli esordi su Mtv fino alla conduzione decennale di “X Factor”, la figura di Alessandro Cattelan ha subìto un’evoluzione naturale senza mai perdere quella spigliatezza e irriverenza che costituiscono il punto di forza della sua conduzione. Caratteristiche che in un certo senso hanno lasciato spaesato e incerto il grande pubblico di Rai Uno (come dimostrano i dati d’ascolto e le critiche al suo programma “Da Grande”, andato in onda a settembre 2021), mentre invece hanno portato una ventata di novità che mancava nel panorama delle piattaforme streaming. Alla fine, “Una semplice domanda” non ha l’ambizione – o forse l’arroganza – di dare una risposta al quesito. Il programma è un viaggio alla ricerca del proprio io e la lezione più preziosa che si apprende è che non importa quanto successo o denaro si abbia nella vita, perché la felicità è qualcosa che si conquista giorno dopo giorno anche attraverso il dolore, imparando ad esorcizzare (e sdrammatizzare) le proprie paure.

Come quella del giudizio altrui che ha il conduttore.

Un gioiellino capace, questa volta, di accattivare non solo i giovanissimi devoti alla sua conduzione, ma anche il pubblico più adulto   Di Alessia Luceri

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