Effetto Squid Game, i giovani: “Al cinema più attori orientali e pelle scura”
Una recente indagine presentata alla Mostra del Cinema a Venezia ha evidenziato come gli italiani di seconda generazione si aspettino storie e attori più simili a loro. “I film sono ancora troppo concentrati sul modello occidentale – spiega la professoressa che ha curato lo studio – ma qualcosa sta cambiando”

Effetto Squid Game, i giovani: “Al cinema più attori orientali e pelle scura”
Una recente indagine presentata alla Mostra del Cinema a Venezia ha evidenziato come gli italiani di seconda generazione si aspettino storie e attori più simili a loro. “I film sono ancora troppo concentrati sul modello occidentale – spiega la professoressa che ha curato lo studio – ma qualcosa sta cambiando”
Effetto Squid Game, i giovani: “Al cinema più attori orientali e pelle scura”
Una recente indagine presentata alla Mostra del Cinema a Venezia ha evidenziato come gli italiani di seconda generazione si aspettino storie e attori più simili a loro. “I film sono ancora troppo concentrati sul modello occidentale – spiega la professoressa che ha curato lo studio – ma qualcosa sta cambiando”
AUTORE: Ilaria Cuzzolin
Ci sono diverse ragioni per continuare a sostenere il cinema, andare nelle sale, dare linfa a un
settore piegato dalla pandemia e dalle piattaforme streaming. Ce n’è una però, forse più
importante delle altre ed è la capacità del cinema di fare da collante tra
culture differenti. Lo dicono soprattutto le cosiddette seconde generazioni di italiani, quelle su cui
si è concentrata la ricerca di “Generazione Cinema” condotta da Almed e l’Università Cattolica di
Milano, che dal 2004 intervista gli under 25 per capire il loro rapporto con il grande schermo.
Quest’anno lo studio ha coinvolto i ragazzi delle scuole medie nati da famiglie rumene,
marocchine, cinesi e albanesi.
Sono quelli che vedono nei film un’occasione per aprire delle finestre sulle loro culture di origine
che, a volte, nemmeno loro conoscono. “Non solo – commenta la professoressa Sara Sampietro,
docente di “Linguaggi e forme espressive dello spettacolo” che ha seguito l’indagine – per questi
ragazzi, il cinema è anche una possibilità di riscatto, grazie alla quale dimostrare ai propri coetanei
che i loro paesi di origine sono molto lontani dagli stereotipi dominanti. Vorrebbero vederli
trasmessi a scuola per dimostrare che, per esempio, la Romania non è un paese arretrato
dominato dagli zingari o che anche il Marocco è un territorio carico di cultura”.
Esiste un problema oggettivo: le pellicole sono ancora troppo occidentalocentriche. Ne è prova
anche il fatto che la prolifica industria cinematografica indiana venga ancora soprannominata
“Bollywood”.
Se solo ora si cominciano ad apprezzare contenuti più esotici, lo si deve a produttori come Netflix
o Amazon Prime che hanno avuto il coraggio di investire in qualcosa di diverso. Così si è scoperto
che anche il Messico, la Colombia o la Corea sono capaci di fare cinema. Squid Game, pur essendo
una serie, ha fatto storia e in Italia è stato molto apprezzato dai ragazzini cinesi che, pur
appartenendo a una cultura differente, hanno visto finalmente rappresentati in tv attori
fisicamente vicini a loro, senza che questi dovessero cimentarsi col kung- fu per trovare un proprio
ruolo.
Per i “nuovi” italiani il cinema è una valvola di sfogo, una coccola e – a differenza dei loro coetanei
italiani al 100% – anche un privilegio, dato che i loro genitori, spesso, non hanno avuto la
possibilità di andare a vedere un film da ragazzi. Si tende a considerare il cinema qualcosa di
scontato ma le vicissitudini degli ultimi tempi ci dimostrano quanto sia sbagliato questo approccio
alle cose. Prendiamo nota e sosteniamo il cinema.
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