Ernesttico: “Artisti da mondi diversi al Saluber Jazz Festival, accomunati da un talento straordinario”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Ernesttico, direttore artistico del Saluber Jazz Festival, dal 27 al 29 giugno a Calcinato
Ernesttico: “Artisti da mondi diversi al Saluber Jazz Festival, accomunati da un talento straordinario”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Ernesttico, direttore artistico del Saluber Jazz Festival, dal 27 al 29 giugno a Calcinato
Ernesttico: “Artisti da mondi diversi al Saluber Jazz Festival, accomunati da un talento straordinario”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Ernesttico, direttore artistico del Saluber Jazz Festival, dal 27 al 29 giugno a Calcinato
“Esperienze in questo ruolo? Direi di sì, e non poche”, sorride Ernesttico, oggi alla guida artistica del Saluber Festival. “Da molti anni ho un debole per l’ordine e l’organizzazione — senza arrivare alla patologia, eh — ma è qualcosa che mi porto dentro da sempre. Ho iniziato come artista, certo, ma col tempo è cresciuto in me un interesse sempre più forte per la progettazione degli eventi, anche dal punto di vista produttivo.”
Un percorso che lo ha portato a firmare la direzione artistica di importanti rassegne, dal Festival Jazz di Treviso fino a eventi a Roma e Sanremo. E poi, nel 2023, l’incontro con il presidente dell’azienda Saluber, grande appassionato di Pino Daniele — artista con cui Ernesticco ha collaborato per anni. “Ci conoscevamo già, mi aveva visto suonare con Pino, e sapeva della mia attività anche come solista e coordinatore di progetti con altri artisti. Così, mi ha invitato alla prima edizione del Festival, come artista.”
Da lì, qualcosa è cambiato. “Alla seconda edizione, sapendo del mio passato da direttore artistico, mi ha proposto di assumere un ruolo stabile nella progettazione dell’evento. Ovviamente, ci siamo presi del tempo: ho chiesto di rivedere alcune strutture, trovare un metodo di lavoro che fosse coerente con i miei criteri. Dopo qualche settimana di confronto, abbiamo trovato l’equilibrio giusto. Così, dal 2024, sono ufficialmente il direttore artistico del Saluber Festival.”
Un impegno che prosegue con entusiasmo anche per questa terza edizione: “Sono straordinariamente contento del palinsesto di quest’anno. Sono riuscito a mettere insieme artisti e progetti in cui credo davvero. È un lavoro che sento profondamente mio.”

Quali sono stati i criteri principali che ti hanno guidato nella scelta degli artisti per questa edizione del Saluber Festival?
Ci sono diversi fattori da considerare quando si organizza un festival di questo tipo. A volte ti piacerebbe avere determinati artisti, ma non sono disponibili nelle date in cui hai fissato l’evento. Altre volte invece sono disponibili, ma magari si trovano dall’altra parte del mondo, il che implica costi elevati non solo per i voli ma anche per i compensi.
Detto questo, nella selezione ho dato priorità al valore musicale, sia per l’edizione del 2024 sia per quella di quest’anno, 2025. Avevo in mente un target artistico ben preciso: volevo costruire un percorso musicale che attraversasse più generi e culture. Il pubblico, che può prenotarsi gratuitamente, avrà modo di vivere un viaggio musicale stando comodamente seduto a Calcinato, in provincia di Brescia. E lo dico perché lo scorso anno ci sono state persone che hanno partecipato a tutte e tre le serate.
I progetti che ho scelto sono molto diversi tra loro, ma c’è un filo conduttore forte: il talento straordinario dei musicisti coinvolti, in particolare dei leader delle formazioni. Il programma è stato costruito con attenzione, valutando anche proposte valide che però non si inserivano perfettamente nella visione che avevo per questa edizione. Ogni scelta è stata ponderata, perché per me il casting artistico è il cuore del Festival.
Ti sei occupato anche dell’intera produzione. Che tipo di responsabilità ha comportato questo doppio ruolo?
in questa edizione non ho avuto solo la responsabilità artistico-musicale e creativa, ma anche quella della direzione di produzione. Questo significa che ho seguito tutto il piano logistico: dagli spostamenti degli artisti ai trasporti, dall’ospitalità alla gestione dei tempi. Ogni dettaglio è stato curato con la massima attenzione, mettendo a disposizione la mia esperienza — che ormai conta 36 anni di carriera, o come mi piace scherzare, di “carriera agonistica”.
Ho sempre detto, anche in altre interviste, che al centro del Festival ci sono la musica e i musicisti. E non è solo un concetto: è il mio approccio pratico. Essendo io stesso musicista, quando mi trovo a dirigere artisticamente e produrre un evento, la mia priorità è sempre mettere i musicisti nelle condizioni migliori per esprimersi. Per questo motivo ho deciso di occuparmi anche dell’intera produzione: perché tutto funzioni a partire da ciò che avviene sul palco.
È un po’ come succede nel mondo della moda: uno entra in un negozio e compra una borsa, uno zaino, un paio di scarpe. Ma non sempre si rende conto della ricerca che c’è dietro — dai materiali alla cucitura, dai trattamenti ai dettagli tecnici come fibbie o fodere. Ecco, per un festival è la stessa cosa: il pubblico vede il risultato finale, ma dietro c’è un lavoro immenso. Notti insonni, trattative in tre lingue con agenzie e manager internazionali, incastri impossibili tra voli, orari, disponibilità dei driver. E tutto questo affinché, in quei giorni, tutto scorra con naturalezza.
Non lo dico per farmi i complimenti da solo, ma per sensibilizzare il pubblico. La musica non è solo intrattenimento o sottofondo. È un mestiere, un lavoro vero, complesso e fondamentale. E davvero: prova a immaginare che mondo sarebbe, senza musica.
di Federico Arduini
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- Tag: musica
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