Goldrake sprinta e va, 50 anni dopo
Goldrake sprinta e va, 50 anni dopo. Il leggendario robottone è tornato in versione restaurata in occasione del cinquantenario
Goldrake sprinta e va, 50 anni dopo
Goldrake sprinta e va, 50 anni dopo. Il leggendario robottone è tornato in versione restaurata in occasione del cinquantenario
Goldrake sprinta e va, 50 anni dopo
Goldrake sprinta e va, 50 anni dopo. Il leggendario robottone è tornato in versione restaurata in occasione del cinquantenario
Goldrake, il leggendario robottone partorito dalla matita di Go Nagai in Giappone nel 1975, è tornato in versione restaurata su Raidue domenica scorsa, proprio in occasione del cinquantenario, caduto il 5 ottobre.
Da noi esordì, in realtà, solo 3 anni più tardi, il 4 aprile 1978. Preceduto da un’intelligente campagna perlopiù social tesa a intercettare i bambini di allora – mature signore e maturi signori di oggi – Ufo Robot ha fatto il botto.
Un puro effetto specchio della memoria, in cui perdersi con la massima della felicità se si sono scavallati i cinquant’anni e ai tempi si fu protagonisti di un fatto epocale. Perché oggi appare arduo far capire anche a un venticinquenne o trentenne che cosa rappresentò Goldrake per il costume italiano e la fruizione televisiva sul finire degli anni Settanta.
In un’epoca in cui la “TV dei ragazzi” era ancora un fenomeno del tutto circoscritto, con finalità esclusivamente pedagogiche o quasi, Goldrake fu uno shock. Le avventure di Actarus e della sua banda di improbabili amici, senza dimenticare il perfido nemico Vega, trascinarono i bimbi in un universo parallelo e rivoluzionario. La mia è la generazione che è ancora cresciuta (bene) sognando le tigri di Mompracem, Sandokan e Janez de Gomera.
Con Goldrake, per la prima volta diventò fenomeno di massa la trasposizione in immagini di un’avventura esclusivamente pensata per bambini e ragazzi. La lotta fra il bene e il male, la sofferenza, il rischiare in ogni singola puntata lo sfacelo, fino a quando il fido Goldrake a botte di ‘lame rotanti’ e ‘alabarda spaziale’ disintegrava il robot nemico di turno e il sole tornava a splendere sul Giappone sotto attacco.
Volevamo essere tutti Actarus, volevamo essere trasportati dalla poltrona mobile nella plancia di comando di Goldrake: ci voleva mezz’ora per farlo decollare in ogni episodio, ma ci importava nulla dell’assurdità e della ripetitività della scena.
Volevamo tutti avere come partner Venusia, carina, dolce e anche molto determinata. Innamorata di Actarus. Del resto, i manga e gli anime (l’animazione nipponica) sono zeppi di allusioni sessuali.
Finimmo così immersi nell’universo creato da Go Nagai e si sprecarono gli allarmi sociologici: secondo degli illuminati pedagogisti dell’epoca ci saremmo dovuti tutti lanciare dal balcone urlando: “Maglio rotante!” irretiti da cartoni animati mai visti. Figurarsi.
Quando nel ‘78 in Francia Goldrake (non scherziamo) raggiunse il 100% di share su Antenne 2, non potevano essere tutti i bambini. Così come in Giappone il declino di Goldrake cominciò quando gli autori resero più indipendente e autorevole Venusia…
Goldrake siamo noi, è un nostro eroe e ne siamo orgogliosi. Anche di non dividerlo necessariamente con chi non può capire che lui “Si trasforma in un razzo missile, con circuiti di mille valvole e fra le stelle sprinta e va…”. 50 anni dopo.
Di Fulvio Giuliani
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