“I Suoni delle Dolomiti”, trent’anni di musica in alta quota
Dal 27 agosto al 4 ottobre 2025 le Dolomiti trentine tornano a risuonare con “I Suoni delle Dolomiti”, il festival che da trent’anni unisce musica, natura e cultura tra vette, rifugi e paesaggi mozzafiato
“I Suoni delle Dolomiti”, trent’anni di musica in alta quota
Dal 27 agosto al 4 ottobre 2025 le Dolomiti trentine tornano a risuonare con “I Suoni delle Dolomiti”, il festival che da trent’anni unisce musica, natura e cultura tra vette, rifugi e paesaggi mozzafiato
“I Suoni delle Dolomiti”, trent’anni di musica in alta quota
Dal 27 agosto al 4 ottobre 2025 le Dolomiti trentine tornano a risuonare con “I Suoni delle Dolomiti”, il festival che da trent’anni unisce musica, natura e cultura tra vette, rifugi e paesaggi mozzafiato
Dal 27 agosto al 4 ottobre 2025 le Dolomiti trentine tornano a risuonare con “I Suoni delle Dolomiti”, il festival che da trent’anni unisce musica, natura e cultura tra vette, rifugi e paesaggi mozzafiato. Un appuntamento unico in cui artisti di fama internazionale si esibiscono all’aperto, in un dialogo profondo con l’ambiente, per promuovere la bellezza del territorio e un turismo sostenibile e inclusivo.

L’edizione 2025, che vedrà tra i suoi nomi di spicco anche Paolo Fresu ed Elio, si aprirà con un’anteprima il 6 giugno al Rifugio Fuciade in Val di Fassa, con Alessandro Baricco e Diabolus in Musica protagonisti del primo concerto. La direzione artistica è affidata, come da tradizione, al violoncellista Mario Brunello. “In questi trent’anni, oltre 900 artisti hanno raccolto questa sfida, contribuendo a un grande festival musicale che ha saputo mantenere intatto il messaggio originario: celebrare la meraviglia, ma anche la fragilità e la delicatezza delle Dolomiti” ha raccontato in conferenza stampa Maurizio Rossini, Ceo di Trentino marketing.
Tra gli eventi salienti: l’inaugurazione con il Teophil Ensemble Wien (27 agosto), Le Mystère des Voix Bulgares (29 agosto), e concerti di artisti come Avi Avital, Giovanni Sollima, Wu Wei e Paolo Fresu. Iconico sarà il “Trekking dei Suoni” (12-14 settembre), un’esperienza di musica itinerante. La chiusura del festival vedrà protagonisti i giovani talenti dell’European Union Youth Orchestra e dell’Accademia Stauffer, con un omaggio a Beethoven il 4 ottobre.
Il concorso “Paolo Manfrini” pensato per i gruppi musicali, in linea con il Manifesto de I Suoni delle Dolomiti, ha raccolto proposte per esecuzioni all’aperto in alta quota, in linea con i valori del Manifesto del festival. Il gruppo vincitore, le Scat Noir – trio vocale jazz femminile che si distingue per la fusione di generi e l’uso creativo della voce – riceverà 15.000 euro e l’opportunità di esibirsi all’edizione 2025 del festival e con la Società Filarmonica di Trento.
I Suoni delle Dolomiti, Niccolò Fabi: “Non ho mai trovato un luogo più adatto”
Tra gli artisti che più hanno amato questo festival spicca il nome di Niccolò Fabi, presente alla conferenza stampa. Fabi ha raccontato ciò che lo lega a questo evento: “Credo di non aver mai trovato, nella mia vita, un luogo più adatto e confortevole di questo. Da quando ho scoperto I Suoni delle Dolomiti, ho percepito qualcosa di estremamente autentico, che tocca corde personali e profonde. È come se la montagna offrisse a tutti la possibilità di ridimensionare ogni forma di soggettività, restituendo l’arte nella sua forma più pura.
Non esiste una vera distinzione tra spettatore e artista: si crea una comunità, un’esperienza condivisa che parla di umanità. È un vero e proprio acceleratore di umanità. Trovo profondamente giusto che non ci sia un palcoscenico artificiale, ma che tutto si svolga su un palcoscenico ben più grande di noi, che ci precede e ci sopravviverà: la montagna. Un luogo che, con la sua presenza eterna, sembra poter sorridere delle nostre piccole miserie, delle nostre “canzoncine”.
Ma proprio lì, su quei prati, ci sentiamo parte di qualcosa di più grande”. Tra gli aspetti più particolari di questo festival c’è indubbiamente il fatto che artisti e spettatori camminano assieme lungo sentieri di montagna per raggiungere il luogo del concerto, portando con sé chi zaini chi strumenti musicali. Una strada che crea un profondo legame, come raccontato da Fabi: “Camminiamo insieme, ridiamo insieme, e piano piano ci avviciniamo al momento artistico. Questo tempo di avvicinamento, per quanto semplice, è un’intuizione geniale. In un’epoca in cui tutto si consuma in fretta e ogni cosa è a portata di mano, replicabile su uno schermo, il fatto di doversi prendere due ore per arrivare a un concerto cambia tutto. Rende l’esperienza più autentica, più vera.
Quando suoniamo in un teatro, ci rendiamo conto che il pubblico ha sempre bisogno di almeno dieci, quindici minuti per connettersi davvero. Viene da una giornata complicata, magari ha avuto difficoltà a trovare parcheggio. Prima di entrare in sintonia con il linguaggio artistico, ha bisogno di tempo. In montagna, quel tempo lo si vive camminando: e forse è proprio questa la chiave”.
Tutte le informazioni sul sito www.isuonidelledolomiti.it/
di Federico Arduini
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Tag: musica
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