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Invecchiando appaiono più umane

Tornano dopo 20 anni le protagoniste di “Sex and The City” nella nuova serie “And Just Like That”. L’esperimento appare riuscito, se non altro anche loro sembrano finalmente un po’ più simili a noi.
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Invecchiando appaiono più umane

Tornano dopo 20 anni le protagoniste di “Sex and The City” nella nuova serie “And Just Like That”. L’esperimento appare riuscito, se non altro anche loro sembrano finalmente un po’ più simili a noi.
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Invecchiando appaiono più umane

Tornano dopo 20 anni le protagoniste di “Sex and The City” nella nuova serie “And Just Like That”. L’esperimento appare riuscito, se non altro anche loro sembrano finalmente un po’ più simili a noi.
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Tornano dopo 20 anni le protagoniste di “Sex and The City” nella nuova serie “And Just Like That”. L’esperimento appare riuscito, se non altro anche loro sembrano finalmente un po’ più simili a noi.
Le avevamo lasciate alla loro vita patinata, le ritroviamo con qualche anno in più alle prese con lutti e problemi di alcolismo. Non sorprende che “And Just Like That”, il sequel di “Sex and The City”, sia un successo. Un po’ perché il cast è esattamente quello della serie originale, un po’ perché racconta le protagoniste, ormai over 50, alle prese con nuove problematiche ma sempre con quella esistenza da copertina che le aveva rese delle icone. Così rivediamo ad esempio l’immancabile collezione di scarpe di Carrie e le manie di perfezione di Charlotte. E troviamo Miranda fare i conti con l’adolescenza del figlio e con una passione non proprio sana per alcolici di vario tipo. Pur nella loro realtà romanzata, le protagoniste immortalano il desiderio di sentirsi sempre impeccabili, sempre giovani: un desiderio che accomuna anche tante donne e tanti uomini al di fuori del piccolo schermo. È la realtà dei nostri anni, anche se in versione romanzata. Ci si confronta però anche con la morte – quella del vero protagonista maschile, Mister Big – e con un’amicizia, quella con Samantha, che sembrava eterna e invece è andata in frantumi. Insomma con dolori e fallimenti che sono immancabili parti della vita adulta e che nessun capo griffato può rendere più facili da affrontare. Non che questo trasformi le protagoniste in donne in cui rispecchiarsi, la loro esistenza restando immensamente più semplice di quella della maggior parte delle persone. Ma le rende, oltre vent’anni dopo l’esordio della serie, un po’ più umane.   di Gaia Bottoni

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