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La discoteca Cocoricò torna in pista dopo anni di silenzio

Riapre dopo quasi 3 anni una delle discoteche simbolo della movida romagnola, troppo spesso finita sulle pagine di cronaca. Il Cocoricò di Riccione ci riprova, puntando anche sulla cultura.
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La discoteca Cocoricò torna in pista dopo anni di silenzio

Riapre dopo quasi 3 anni una delle discoteche simbolo della movida romagnola, troppo spesso finita sulle pagine di cronaca. Il Cocoricò di Riccione ci riprova, puntando anche sulla cultura.
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La discoteca Cocoricò torna in pista dopo anni di silenzio

Riapre dopo quasi 3 anni una delle discoteche simbolo della movida romagnola, troppo spesso finita sulle pagine di cronaca. Il Cocoricò di Riccione ci riprova, puntando anche sulla cultura.
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Riapre dopo quasi 3 anni una delle discoteche simbolo della movida romagnola, troppo spesso finita sulle pagine di cronaca. Il Cocoricò di Riccione ci riprova, puntando anche sulla cultura.
Il club situato sulle colline di Riccione è pronto a ripartire dal 27 Novembre, dopo quasi 3 anni di chiusura, con un’importante novità: diventerà anche un museo.  No, non ambisce a diventare il nuovo Louvre, anche se la sua forma a piramide lo richiama; la piramide, simbolo di uno slancio verso l’infinito, rappresenta in pieno la filosofia di un locale in continua evoluzione, anche in termini musicali, che non finisce mai di stupire.  Scenografie, arredi affascinanti e atmosfere uniche e trasgressive. Da molti dj è stato anche definito “La Mecca italiana del genere techno” Infatti, secondo la classifica “Top 100 clubs” stilata da DJ Magazine nel 2015, il Cocoricò si collocava al primo posto tra le discoteche italiane e al 16º posto tra quelle di tutto il mondo.

Il motivo della chiusura

Non è stata la pandemia la causa principale.  Quando si sente parlare di Cocoricò molte persone ricordano la morte del 16enne per overdose, che ha segnato l’inizio della fine del locale: chiusura immediata per 4 mesi. Una mazzata in termini economici ma anche di immagine. Più di 200 dipendenti lasciati a casa di punto in bianco, uno stop lunghissimo per un locale che fatturava decine di migliaia di euro grazie alle 6000 persone presenti ogni sera. Non è facile sopravvivere a una batosta del genere, tant’è che due anni dopo il club è fallito completamente. È il comune di Riccione ad aver sospeso la licenza della discoteca per mancato versamento della tassa sulla raccolta dei rifiuti per oltre 100 mila euro, determinando così la fine di una storia in vita dal 1989.

La raccolta fondi

Lo storico locale mesi fa aveva lanciato una campagna di crowdfunding per ultimare la ristrutturazione all’interno e poter ripartire. È così che è nata anche l’idea del MUDI (MUseo DIscocratico): il primo museo ospitato all’interno di un club italiano per valorizzare i giovani talenti. Mostre di pittura, fotografia, teatro e cinema si svolgeranno in contemporanea alle serate di musica. L’idea è anche quella di portare il Museo in versione digitale attraverso l’arte 3d e nel mondo della NFT art.  In palio per i sostenitori ci sarà anche la possibilità di vedere il proprio nome scritto sul nuovo “Wall of Fame” e un golden ticket che varrà da abbonamento a vita alle serate. La notizia della riapertura del Cocoricò sotto nuove vesti non trova il favore di tutti. C’è chi fa fatica a dimenticare quella discoteca a cui spesso si associavano brutte storie di droga e di sballo: “Il Cocoricò ha chiuso anche perché i suoi figli se ne vergognavano – si legge su un sito gestito da un giovane del luogo –  L’unico Cocoricò bello è il Cocoricò chiuso, sembrano dire i sopravvissuti”.  Ora aspettiamo solo di vedere come il club riaprirà le porte.   di Marta Melarato

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