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La musica è finita

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Di fronte a un’inedita forma di pensiero e forse di vita, subentra uno sgomento nuovo. In musica il tema è ancora più scottante

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La musica è finita

Di fronte a un’inedita forma di pensiero e forse di vita, subentra uno sgomento nuovo. In musica il tema è ancora più scottante

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La musica è finita

Di fronte a un’inedita forma di pensiero e forse di vita, subentra uno sgomento nuovo. In musica il tema è ancora più scottante

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Dell’intelligenza artificiale si usa dire che è un’ottima cosa finché non arriva a trascendere il fattore umano. Ci aiuterà nei calcoli, nella ricerca, nelle esplorazioni spaziali: insomma in ogni operazione che richieda un certo impegno fisico o intellettuale. Gli stessi giudizi riguardano in genere l’automazione, come ogni strumento in mano all’uomo. Ma ora lo schema è stravolto dai nuovi computer capaci di apprendimento, pianificazione e decisione. Di fronte a un’inedita forma di pensiero e forse di vita, subentra uno sgomento nuovo. Un ulteriore salto di qualità è dato dallo sciopero degli sceneggiatori di Hollywood (2023), allarmati dall’eventualità di una tale impropria concorrenza, che ora può estendersi a ogni forma letteraria. E già ci s’interroga sulle sorti dell’arte in genere, compresa la composizione musicale. La musica è il pulsare della vita, raggiunge direttamente lo spirito. C’è perfino un genere detto soul, che appunto significa anima. Certe melodie inducono quiete e melanconia; il rivoluzionario Lenin non poteva ascoltare quel tipo di musica, la cui dolcezza lo distoglieva dall’azione. Altri brani, furibondi e imperiosi, inducono piuttosto al movimento o all’assalto. L’impeto di Wagner, per Woody Allen, può spingere all’invasione della Polonia. Ma qual è oggi lo stato dell’arte?

Stefano Belisari detto Elio è il fondatore del gruppo musicale delle Storie Tese. Musicista diplomato, voce solista, virtuoso di chitarra e flauto, è artista ironico, capace di scandalizzare: non certo un nostalgico del tempo antico. Interrogato sulla musica leggera di oggi, Elio ha dichiarato che non esiste. Attenzione: non è un giudizio estetico ma una constatazione tecnica. Oggi la maggior parte delle canzoni non ha un compositore umano, ma è prodotta dall’intelligenza artificiale. I cantanti usano un microfono chiamato autotune che corregge in tempo reale qualunque imperfezione vocale. Il computer, debitamente impostato, preleva dal mare magnum del materiale già in circolazione, frammenti eterogenei che vengono poi assemblati: «Un montaggio di roba preesistente, fatta da gente che non sa suonare» conclude Elio. Ne scaturisce un amalgama meccanico, amorfo, che della melodia riproduce le sembianze, senza coinvolgere emozioni e sentimenti umani perché umano non è. Se mai può apparire piacevole, resta una ‘bella senz’anima’ né forza.

La crisi del clima ora è anche musicale: nemmeno Vivaldi potrebbe giurare che le quattro stagioni sono quelle di un tempo. Anche il più banale motivetto umano raggiunge in qualche modo i circuiti cerebrali per farsi subito orecchiabile: ma da tempo non esiste più il mitico garzone del lattaio, che comunque non fischierebbe mai canzoni finte. Arte automatica, simulata. Meglio: non arte, senza nemmeno l’alibi della provocazione, come l’orinatoio di Duchamp o la banana di Cattelan. Merda d’artista? Forse, ma senza artista.

di Gian Luca Caffarena

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