Sei anni dopo il suo ultimo lavoro in studio, Adele è tornata lo scorso 19 novembre con il suo nuovo attesissimo album “30”. Per l’occasione la sua unica richiesta a Spotify è stata quella di far rimuovere la funzione ‘shuffle’, ovvero la riproduzione casuale dei brani, come opzione di default per l’ascolto del suo album. D’altronde, se un artista lavora mesi alla compilazione della tracklist del proprio disco un motivo ci sarà. Spotify non solo ha accolto la richiesta della cantante di “Easy on me” ma ha anche deciso di cancellare l’opzione ‘shuffle’ in tutti gli album della sua enorme libreria. Com’era prevedibile, la notizia ha suscitato opinioni contrastanti. Da una parte molti utenti si sono detti soddisfatti di questa novità, probabilmente i più ‘maturi’ e vicini a un modo di concepire la musica proprio di un’altra epoca: si pensi all’ascolto di un concept album pensato in una rigida sequenza di brani. Anche diversi musicisti, per lo più indipendenti, hanno ringraziato Adele per aver riconsegnato una piccola fetta di valore alle scelte artistiche. Al tempo stesso non sono mancate le proteste dei più giovani, mentre la stragrande maggioranza di cantanti e autori se n’è rimasta in silenzio. I primi raramente sono stati abituati ad ascoltare un disco seguendo un ordine preciso, mentre i secondi da anni costruiscono per lo più dischi-contenitori con diversi potenziali singoli al fine di raggiungere più pubblico possibile. Di una visione d’insieme dell’opera neanche l’ombra, chiedere a Spotify & co. perché.
di Federico Arduini
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