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Lucia Lombardo racconta “Le case di Lucy”, dalla musica al mondo immobiliare

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Lucia Lombardo sul suo format “Le case di Lucy”. Prossimo appuntamento sabato 18 gennaio

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Lucia Lombardo racconta “Le case di Lucy”, dalla musica al mondo immobiliare

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Lucia Lombardo sul suo format “Le case di Lucy”. Prossimo appuntamento sabato 18 gennaio

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Lucia Lombardo racconta “Le case di Lucy”, dalla musica al mondo immobiliare

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Lucia Lombardo sul suo format “Le case di Lucy”. Prossimo appuntamento sabato 18 gennaio

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Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Lucia Lombardo sul suo format “Le case di Lucy”. Prossimo appuntamento sabato 18 gennaio

Dopo il successo dell’Open House presso la storica dimora di Benvenuto Cellini a Firenze, Lucia Lombardo torna con “Le Case di Lucy“, un innovativo format immobiliare che trasforma la vendita di una casa in un’esperienza artistica e culturale unica. Sabato 18 gennaio, dalle 18:00 alle 19:30, a Milano, si terrà “Un incontro con Walter Chiari”, una serata speciale dedicata al grande attore, icona del teatro e del cinema italiano. L’evento si svolgerà in una casa in vendita situata nella storica via Moretto da Brescia, un luogo simbolo di arte e cultura, progettato dal celebre architetto Paolo Rizzatto.

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Lucia ma capire come sia nato questo format e cosa l’abbia spinta, da musicista e cantautrice, a buttarsi nel mondo immobiliare.

Come nasce questo format?

Ho avuto un’idea: ho capito che l’emozione è il perno su cui si basa l’innamoramento dei clienti per le case. L’emozione è qualcosa di profondamente legato agli artisti, e per questo va percepita, catturata e valorizzata. Il nostro lavoro si concentra su questo: sull’essenza del focolare umano.

Costruire un brand da sola, con tutto il corollario – diciamo – di un’azienda che deve supportarti, che deve credere in te, non è stato semplice. Ti ritrovi con colleghi che ti guardano male perché entri in ufficio con le cuffie e pensano: “Ma questa chi è?”. È stato davvero difficile, devo ammetterlo. È stata dura, durissima. Ma ora sono arrivata a un punto in cui sono molto fiera di ciò che sto facendo. È la dimostrazione che anche le idee più folli, quelle che a prima vista sembrano assurde, possono funzionare. Questo progetto, che all’inizio pareva folle, ha preso forma perché ho creduto in esso con tutta me stessa. Ho messo amore e passione in quello che faccio, e prima o poi, se ci credi davvero, le cose funzionano.

Ci racconti un po’ del tuo percorso artistico e di come hai poi deciso di buttarti nel mondo immobiliare?

Tutto è iniziato da ragazzina, in una famiglia decisamente anticonvenzionale. Mio padre era stato attore da giovane, ma si era allontanato da quel mondo, scottato dall’esperienza, e aveva intrapreso una carriera come direttore marketing, proprio nel settore immobiliare. Era un uomo pragmatico e comunicativo, che mi ha cresciuta a “pane e marketing”. Mentre gli altri bambini ascoltavano favole come Biancaneve, lui mi spiegava le strategie della Coca-Cola.

Nonostante questo, ho sviluppato un forte senso artistico, proprio quello che mio padre avrebbe voluto evitarmi. A 13 anni ho scritto il mio primo pezzo, ispirata da una scena che mi aveva profondamente colpita: una ragazza che assumeva droghe alla stazione centrale, ignorata da tutti. È stato un momento di profonda riflessione, e ho iniziato a scrivere per gli ultimi, per chi si sente emarginato. A 16 anni ho preso una decisione drastica: lasciare il mio paesino, la visione razionale di mio padre e tutto il resto, per andare a Bologna con la mia chitarra. Avevo deciso: sarei diventata una musicista.

Arrivata a Bologna, vivevo in una casa di studenti e suonavo ogni volta che potevo. Un giorno, qualcuno mi ha detto: “Ma sei brava! Perché non provi qui sotto? C’è una casa discografica”. Così, piena di spavalderia, mi sono presentata, ma mi hanno subito cacciata. Mentre stavo uscendo, ho incrociato Renzo Fantini, il produttore di Conte, Guccini e Capossela. È stato un momento incredibile: dopo avermi ascoltata, ha detto che avremmo fatto un disco insieme. È nato così “Il passo dei lupi“, e mi sono ritrovata a suonare con grandi artisti, in un ambiente impregnato di arte e musica.

Ero convinta che quello fosse il mio mondo. Eppure, da giovane, si fanno errori. Dopo un periodo a Parigi, con un produttore francese, mi sono resa conto che quel contesto non faceva per me. Sono tornata in Italia, ma qualcosa si era spezzato. Durante un’audizione, ho appreso della morte di Renzo Fantini. Quel momento ha segnato la fine della mia carriera musicale. Non volevo più suonare: era un capitolo chiuso, accompagnato da una profonda sofferenza.

Con il tempo, però, ho ricostruito me stessa. Ho trovato una nuova strada, unendo ciò che avevo ereditato da mio padre con la mia sensibilità artistica. Ho deciso di affrontare una sfida lontanissima dal mio mondo: diventare agente immobiliare. Mi sono iscritta alla Camera di Commercio, ho studiato matematica ed estimo – materie totalmente estranee a me – e ho superato l’esame al primo colpo.

Così è iniziata una nuova avventura. All’inizio mi sentivo fuori posto, ma presto ho capito che il collegamento tra il mio passato artistico e il nuovo ruolo era l’emozione. Le persone si innamorano delle case proprio come si innamorano dell’arte: attraverso i sensi. Ho iniziato a lavorare sugli odori, le luci, la musica, trasformando ogni visita in un’esperienza. I risultati sono arrivati presto: vendite record e un riconoscimento crescente nel settore.

Ricordo una cliente che non riusciva a vendere la sua casa da più di un anno. Era disperata: aveva fatto una proposta per un’altra proprietà e rischiava di perdere la caparra. Ho trasformato quella casa, curando ogni dettaglio emotivo, e siamo riusciti a venderla in tempi record. Da quel momento, ho capito che il mio approccio unico poteva fare davvero la differenza.

In che modo lo hai applicato?

Ho detto: “Facciamo così. Questa casa qui è stata vista e rivista sui siti, è tempo di toglierla”. Aveva un grande difetto: niente balcone. Ma come diceva sempre mio padre, “Bisogna fare di un difetto un pregio”. Mi raccontava sempre di Barbra Streisand: “Lucia, aveva un naso così grande che bastava dire ‘no’ a tavola per apparecchiare. Eppure, è diventato il suo punto di forza!”.

Così ho pensato: senza balcone? Uguale Parigi. Ho deciso di trasformare quella casa in una piccola Parigi. Ho coinvolto un home stager e insieme abbiamo ribaltato tutto. Quadri di Parigi alle pareti, pile di libri con lucine accese, un’atmosfera intima e bohémien. Ho messo la musica di Serge Gainsbourg e Edith Piaf in sottofondo. Per completare l’esperienza, ho collaborato con una pasticceria francese: chi entrava veniva accolto con un maître che serviva pasticcini. In quel momento non stavamo vendendo una casa, stavamo vendendo un sogno. Risultato? Venduta in due giorni, a 60.000 euro in più del prezzo stimato.

Quando sono tornata a casa quella sera, ho lanciato le scarpe in camera e ho esclamato: “Funziona!”. Da quel momento, è diventato il mio modus operandi. Ogni casa è una storia, e io la racconto. Ci sono case che ti parlano subito, che ispirano idee appena metti piede dentro. Ma questo approccio non è per tutti. O lo senti o non lo senti.

Non è solo questione di tecniche di vendita: è arte. È ascoltare ciò che un luogo ti suggerisce e farlo risuonare con chi lo visiterà. È lasciare che la fantasia corra libera. Spesso mettiamo limiti ai nostri sogni, dicendo: “No, è una follia, non funzionerà”. E invece, chi l’ha detto?

Anche io combatto con le mie insicurezze, mi chiedo se sto facendo bene o male. Ma ogni volta che vedo una famiglia emozionarsi entrando in una casa, capisco che quella magia funziona. Perché in fondo non vendo solo case: vendo emozioni, storie, e nuovi inizi.

La prossima serata sarà il 18 gennaio e riguarderà Walter Chiari. Come mai questa scelta e proprio per questa casa?

Walter Chiari mi ha sempre parlato come artista. I comici, quelli che sanno davvero far ridere, nascondono sempre un’esistenza densa e profonda. Perché per saper far ridere, devi aver compreso il gioco della vita. Questo pensiero mi ha fatto innamorare di lui e del suo mondo, e ho capito che era perfetto per raccontare questa casa.

L’appartamento è in via Moretto da Brescia, una strada che è un universo a sé, piena di arte e di artisti. Ci sono creativi ovunque: Dardust, il produttore di Mahmood; registi; persone che vivono e respirano arte ogni giorno. Chi sceglie questa via è un artista nell’anima, e questa casa rispecchia perfettamente quella sensibilità.

Progettata da Paolo Rizzato, un architetto di fama internazionale, la casa ha un taglio unico, inimitabile. Quando sono entrata per la prima volta, ho sentito subito la sua energia. Mi sono seduta sul divano, circondata da libri, con un bicchiere di vino in mano, e tutto ha preso vita. È arrivato un ospite, un fisico affascinante che mi ha raccontato della sua vita, delle sue esperienze, dei suoi studi. In quel momento, la casa ha iniziato a respirare, a raccontare la propria storia.

Questa casa non è solo uno spazio, è un’atmosfera. Ti richiama arte, cultura, biografie di anime straordinarie. Mi ha fatto pensare alla Milano di un tempo, la Milano dell’arte: Jannacci, Gaber, e naturalmente Walter Chiari. Anche se non era nato qui, Milano è stata il crocevia di tanti momenti significativi della sua vita e di quella di tanti artisti.

Viviamo in un’epoca di buio cosmico, dove strappare un sorriso è un atto rivoluzionario. Ecco perché ho deciso di legare questa casa a Walter Chiari, con tutte le sue luci e ombre. Faremo rivivere quella Milano con un evento speciale: Michele Santeramo racconterà Walter Chiari attraverso proiezioni che ne ripercorrono la vita, creando un’atmosfera unica.

di Federico Arduini

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