Margot Robbie, l’inutile crociata (smentita da lei)
La mancata candidatura agli Oscar come attrice protagonista di Margot Robbie ha creato polemiche ma urlare allo scandalo o all’attacco alle donne per la sua esclusione è esagerato

Margot Robbie, l’inutile crociata (smentita da lei)
La mancata candidatura agli Oscar come attrice protagonista di Margot Robbie ha creato polemiche ma urlare allo scandalo o all’attacco alle donne per la sua esclusione è esagerato
Margot Robbie, l’inutile crociata (smentita da lei)
La mancata candidatura agli Oscar come attrice protagonista di Margot Robbie ha creato polemiche ma urlare allo scandalo o all’attacco alle donne per la sua esclusione è esagerato
Mi è capitato una settimana fa di provare a ragionare – partendo da un’intemerata di Paolo Bonolis – su limiti, opportunità ed eventuali errori di una battaglia di per sé sacrosanta: quella per il superamento dei pregiudizi di genere e di tutti i gender gap che ben conosciamo.
In particolare, mi sono concentrato sull’utilizzo del termine “signora”, generando un interessante dibattito di cui approfitto per ringraziare tutti i lettori.
Torno sul punto, approfittando di una polemica già abbondantemente “battuta“: la mancata candidatura agli Oscar come attrice protagonista di Margot Robbie, la Barbie del fenomeno cinematografico della passata stagione.
Margot è un’attrice di notevole talento, oltre che una produttrice di altissimo livello, candidata agli Oscar attraverso la prestigiosa nomination a Miglior film proprio per ‘Barbie’. Da semplice appassionato, la trovai meravigliosa già in ‘The Wolf of Wall Street’, una vita fa.
Nello specifico, però, urlare allo scandalo o all’attacco alle donne per la sua esclusione dalla cinquina in vista degli Oscar 2024 mi pare un’esagerazione. A detta di quelli che ne capiscono sul serio (in questo caso non basta l’umile parere di noi appassionati) non certo al livello della siderale Emma Stone in “Povere creature“. Per esempio. Solo per ricordare che non si può sempre buttare tutto in questione di genere. Peggio, in simpatia o antipatia per un protagonista in quanto donna o uomo.
Chiunque abbia visto Barbie sarà rimasto affascinato dalla capacità di tradurre un’operazione commerciale in un grande esempio di film di contenuto e anche puro divertimento. Ho letto qualcuno considerare le candidature a Miglior film e quella per la Migliore sceneggiatura non originale una sorta di “contentino”. Significa non aver consapevolezza di come funzioni il cinema.
Ryan Gosling è stato bravo e furbo a sperticarsi in complimenti per la collega Margot Robbie – che aveva fatto letteralmente carte false pur di averlo al suo fianco nel film – ma è stato eccezionale sullo schermo. Il suo probabile Oscar non sarebbe frutto di favoritismi maschilisti (perdonateci, finché esisteranno le categorie divise per sesso come si fa a ragionare in questo modo?! Le altre attrici nominate non meritano rispetto?), ma di bravura.
Margot Robbie e la regista Greta Gerwig hanno reso uno straordinario servizio alla battaglia per l’abbattimento delle barriere fra generi realizzando un piccolo capolavoro. Come già detto, riuscendo a dribblare con rara capacità il rischio del “marchettone”.
Tutto questo can can che è seguito dubitiamo possa aggiungere qualcosa alla battaglia contro i gender gap e infatti Margot Robbie ha dichiarato 48 ore fa: “Non c’è ragione di sentirsi tristi quando si sa di essere così fortunati. Volevamo fare qualcosa che cambiasse la cultura, che la influenzasse, che avesse insomma un tipo di impatto. In qualche modo l’ha già fatto ed è più di quanto avessimo mai sognato”. Touché.
di Fulvio Giuliani
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