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Milano è tutta rosa all’anteprima del film di Barbie

Nella città più glamour d’Italia, si è consumata oggi la passerella di selfie e abbigliamento rosa per l’anteprima del film “Barbie” di Greta Gerwing
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Milano è tutta rosa all’anteprima del film di Barbie

Nella città più glamour d’Italia, si è consumata oggi la passerella di selfie e abbigliamento rosa per l’anteprima del film “Barbie” di Greta Gerwing
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Milano è tutta rosa all’anteprima del film di Barbie

Nella città più glamour d’Italia, si è consumata oggi la passerella di selfie e abbigliamento rosa per l’anteprima del film “Barbie” di Greta Gerwing
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Nella città più glamour d’Italia, si è consumata oggi la passerella di selfie e abbigliamento rosa per l’anteprima del film “Barbie” di Greta Gerwing
Resta da capire di quale sfumatura di rosa si tratti. Qualcuno è vestito in tinta, in obbedienza a un potere superiore (Barbie è stata anche presidente degli Stati Uniti). Altri, ignari dell’anteprima del film «Barbie» di Greta Gerwig al cinema Anteo, semplicemente indossano uno dei colori chiave della bella stagione. Su carnagione pallida stona. Se abbronzati, il rosa è una garanzia. Fatto sta che in tanti a City Life, quartier generale della Milano più glamour – e da cui la più raffinata si tiene a distanza – indossano abiti, camicie, cappellini, giacche, cravatte, agitano ventagli Pink Power. Qualcuno sfoggia la t-shirt di Ken (non Shiro ma il bambolo). Un magnifico cane Barbone accompagna i padroni. Malgrado rispetti il dress code – il guinzaglio è brillantato e rosa –, lui aspetta fuori. Anche la stampa, un tempo abituata a «Il colore viola» di Spielberg, si adegua. Però l’istituzione Paolo Mereghetti, quello del Dizionario, tiene duro. Il massimo che concede è un sobrio pantalone vinaccia. La serata evento con cui Warner, la major centenaria che distribuisce il titolo già cult (dal 20 luglio nelle sale italiane), ha presentato «Barbie» a giornalisti e invitati è ridondante ma simpatica e dà “del tu” al kitsch (bene) inteso come categoria estetica. Piovono selfie, davanti a enormi cartonati che simulano la scatola Mattel dell’eterno giocattolo. Influencer girano video per i loro follower, più o meno rispettosi dell’embargo ai commenti, ancora in vigore per un paio di ore scarse dopo la fine della proiezione. I gadget si sprecano, fra cui l’acqua minerale imbottigliata in un finto contenitore del latte che nel film è oggetto ricorrente. Ah già, il film. Andata e ritorno di Barbie e Ken, da Barbiland a Los Angeles. Entrambi soffrono di una diversa infelicità, che li spinge al viaggio. Nei primi venti minuti stanno tutte le migliori, spesso ottime, idee di «Barbie». Che presto abbandona il suo ispirato femminismo per prendere a picconate il sesso maschile. Ma la sceneggiatura, della regista e del compagno Noah Baumbach, pure con le donne non è tenera. A un certo punto, quando pare che nessuno possa salvarsi, c’è quasi aria di misantropia. Ma sul finale tutti vincono, fra eccessi di zucchero. Barbie è Margot Robbie. Da ammirare, potente e selvaggia. Ma in «Babylon». Ken è Ryan Gosling. Da ricordare cantare, recitare e ballare. Ma in «La La Land», in grazia di Dio e di nomination all’Oscar. A fine serata, l’abuso di rosa rischia di frastornare. Basta però allontanarsi un poco per rivedere altri abbigliamenti, di altri colori. Le magliette azzurro Napoli o quelle rosso-nerazzurre, ricordano che tra un mesetto la Serie A riparte. Senza il Palermo. Rosa ma in B. di Federico Fumagalli

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