Stasera in tv il documentario Moonage Daydream omaggio a David Bowie
Questa sera alle 21:15 su Sky Documentaries arriva “Moonage Daydream”, documentario omaggio all’artista senza tempo David Bowie
Stasera in tv il documentario Moonage Daydream omaggio a David Bowie
Questa sera alle 21:15 su Sky Documentaries arriva “Moonage Daydream”, documentario omaggio all’artista senza tempo David Bowie
Stasera in tv il documentario Moonage Daydream omaggio a David Bowie
Questa sera alle 21:15 su Sky Documentaries arriva “Moonage Daydream”, documentario omaggio all’artista senza tempo David Bowie
Questa sera alle 21:15 su Sky Documentaries arriva “Moonage Daydream”, documentario omaggio all’artista senza tempo David Bowie
Ziggy Stardust, Halloween Jack, il Duca Bianco. Rockstar, compositore, dandy, pittore, attore. David Bowie è stato e continua a essere un simbolo di libertà e creatività, di edonismo e decadenza. Un artista iconoclasta, poliedrico, che non soltanto si è distinto nella musica e nel cinema, ma ha esplorato anche molte altre forme d’arte.
Una star che ha tracciato un solco nella Storia, omaggiato in maniera straordinaria nel documentario “Moonage Daydream” del regista premio Oscar Brett Morgen: una vera e propria odissea cinematografica immersiva attraverso la sua opera creativa e musicale (questa sera alle 21.15 su Sky Documentaries e in streaming solo su Now, disponibile anche on demand).
Nemesi del bigottismo, Bowie è stato un punto di riferimento della cultura glam nei primi anni Settanta, uno sperimentatore – insieme a Brian Eno – alla fine del decennio, poi una icona del pop e del cinema degli anni Ottanta. Un’installazione vivente, eccessiva, sorprendente, fuori dagli schemi, capace di esplorare territori mai battuti. Pensando alla musica di oggi, spesso viene definito «trasgressivo» ciò che il genio britannico aveva sdoganato quaranta se non cinquant’anni fa. La libertà è stata la stella polare di Bowie: dedicando tutte le sue energie al culto dell’arte, ha abbattuto le barriere distruggendo il passato e mettendo in discussione tabù e valori consolidati.
L’unicità di Bowie è legata indissolubilmente alla sua continua ricerca. Dal teatro kabuki alla tecnica del mimo, passando per la musica alternativa di New York, fino a blues, jazz, rock e psichedelia: ha sperimentato, mescolato, plasmato senza mai risparmiarsi. Emblematico il già citato incontro con Brian Eno, voluto fortemente per scovare forme diverse e nuovi metodi di scrittura. In altri termini un nuovo linguaggio musicale, frutto di una creatività pulsante, arricchita dalle tante esperienze acquisite.
La sua capacità di reinventarsi continuamente ha spesso avvicinato Bowie agli artisti di altri campi. Tutt’altro che sorprendente la sua personalità proteiforme e la sua straordinaria capacità di entrare in contatto con i mondi della danza, della pittura, della scultura, della scrittura, del teatro. Una mentalità da cicala, come la definiva lui. Nulla lasciato al caso, nemmeno la pomposità di certe esternazioni: «L’artista non esiste, è solo un prodotto dell’immaginazione della gente. Non esistono, nessuno esiste. Siamo i falsi profeti originali. Siamo i nuovi dei che andranno all’inferno».
Un altro pregio è stata la maestria indiscutibile nel suscitare stupore o sconcerto già a partire dalle copertine degli album o delle riviste. Coerente fino alla fine, fino alla sua uscita di scena: spettacolare e mai banale. Bowie ha passato l’ultimo anno e mezzo di vita a combattere con un tumore senza renderlo pubblico e soprattutto continuando a lavorare all’album “Blackstar” (il 25esimo in studio), uscito l’8 gennaio 2016, due giorni prima della morte. Un addio messo in musica. Il commiato perfetto.
di Massimo Balsamo
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