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Perchè ‘Encanto’ ha vinto facile

‘Encanto’ si è aggiudicata la statuetta come miglior film di animazione. La pellicola, ambientata in Colombia, ha sbaragliato la concorrenza senza difficoltà. Per ragioni ben precise.
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Perchè ‘Encanto’ ha vinto facile

‘Encanto’ si è aggiudicata la statuetta come miglior film di animazione. La pellicola, ambientata in Colombia, ha sbaragliato la concorrenza senza difficoltà. Per ragioni ben precise.
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Perchè ‘Encanto’ ha vinto facile

‘Encanto’ si è aggiudicata la statuetta come miglior film di animazione. La pellicola, ambientata in Colombia, ha sbaragliato la concorrenza senza difficoltà. Per ragioni ben precise.
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‘Encanto’ si è aggiudicata la statuetta come miglior film di animazione. La pellicola, ambientata in Colombia, ha sbaragliato la concorrenza senza difficoltà. Per ragioni ben precise.
I film d’animazione, un tempo pensati solo per i bambini, oggi seguono due canali paralleli di narrazione: uno per i più piccoli, l’altro per i loro accompagnatori, gli adulti. Le produzioni hanno capito che portare un’intera famiglia al cinema può facilmente raddoppiare gli incassi. Da qui, storie più complesse, messaggi più profondi, animazioni e una regia estremamente studiate al pari di un film, condite da un’immancabile ironia. La risata è uno dei tanti motivi per cui quest’anno Encanto si è aggiudicata l’ambita statuetta d’oro. Mirabel Madrigal, la protagonista, è una ragazza simpatica e buffa, amichevole, e tanti sono i tratti della pellicola che possono strappare un sorriso. Pur trattando temi anche complessi come le complesse dinamiche tra diverse generazioni o l’emarginazione legata all’essere diversi, Encanto ha saputo mantenere quella leggerezza “richiesta” a un film d’animazione. Raya e l’ultimo drago, prodotto anch’esso da Disney e in gara sempre per gli Oscar 2022, probabilmente non è riuscito nello stesso intento.  Un altro elemento che ha fatto coronare Encanto è la centralità della musica nel film, che lo colloca nell’ambito dei musical e che, attraverso questa, vuole aderire il più possibile alla cultura colombiana, dove la storia è ambientata. Una chiave di lettura che si era già dimostrata vincente in Coco Con oltre 800 persone partecipi nella riuscita delle atmosfere sudamericane, Encanto è stato il primo film di animazione Disney ad avere coreografi completamente autoctoni coinvolti nel processo di sviluppo dall’inizio alla fine. I due registi Howard e Jared Bush hanno inoltre deciso di interpellare due autori colombiani, Juan Rendon e Natalie Osma, e di far partecipare la scrittrice colombiana Charise Castro-Smith come sceneggiatrice. Una produzione latina, che è riuscita a restituire pienamente l’anima del Paese a un pubblico più ampio.  Come dicevamo il 16 dicembre scorso, il film sulla famiglia Madrigal, attraverso la sua attenzione per l’aderenza alla cultura rappresentata, per la sua autenticità ha avuto la capacità di allentare lo stretto nodo che, con la serie Narcos, legava Pablo Escobar alla Colombia, offrendo uno sguardo alternativo e più autentico. Un bel risultato, se si pensa che Encanto “è solo un film d’animazione”.   La verità è che, già da un po’ di anni, i film d’animazione non sono più solo cartoni ma hanno acquisito un prestigio inaspettato tanto da meritarsi dal 2002 una categoria a sé nella notte degli Oscar, soprattutto dopo la comparsa di reali concorrenti alla Disney, come nel 2001 la DreamWorks Animation (fondata dall’ex dirigente della Disney Jeffrey Katzenberg). .  Il primo film d’animazione a conquistarsi la statuetta della 74esima edizione degli Academy Awards, il 24 marzo 2002, fu Shrek, che con questo premio suggella quello che sarà un must per i vincitori a venire: il miglior film d’animazione deve far ridere. A parte qualche rara eccezione, infatti, come ad esempio La città incantata (2003), i film d’animazione vincitori da vent’anni a questa parte hanno, oltre la trama, il merito e il compito di divertire, di essere buffi, di far sorridere, se non nella totalità della loro durata, almeno in una buona parte o con un personaggio appositamente pensato per questo come Olaf in Frozen o Dory in Alla ricerca di Nemo. Piccoli aiutanti, amici, spalle che affiancano – solitamente in maniera maldestra e buffa – i veri eroi della storia;  spesso sono talmente amati da diventare i protagonisti di racconti dedicati proprio a loro, come Le avventure di Olaf o Alla ricerca di Dory Questi personaggi e, in generale, il tocco ironico dei film d’animazione, aiuta questo genere di pellicole ad adempiere al proprio ruolo, ovvero quello di regalare un po’ di leggerezza che piace tanto ai bambini ma che conquista anche gli adulti.   di Sara Tonini

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