Roberto Benigni, Beppe Grillo, Maurizio Crozza. I comici al Festival di Sanremo sono di casa da decenni. E non potrebbe essere altrimenti visto che la canzone è il pre-testo per fare un varietà nazionalpopolare una volta l’anno, ancora oggi nel 2022 che i varietà in prima serata sono scomparsi e pure il nazionalpopolare – con la frammentazione dell’ascolto tv e il boom di social e web – non se la passa tanto bene.
Stasera comincia il 72mo Festival di Sanremo ma da giorni, più che di canzoni, si parla di Fiorello (cosa farà, quando ci sarà?) e di Checco Zalone, un comico di gran talento che ancora riesce a far ridere senza inzuppare le sue gag nel moralismo. Per un Paese come il nostro che non ha le dimensioni dell’America e neppure ha Hollywood, ebbene Sanremo è il grande evento, una notte degli Oscar de noantri che anziché durare una notte ne dura cinque. Una settimana in cui una cittadina sulla lingua di Liguria diviene l’ombelico di tv, media, attenzioni, gossip, anticipazioni, curiosità, attese.
Per la televisione e la Rai che lo manda in onda un modo di ricordare com’eravamo, senza bisogno delle teche ma con ospiti dal vivo, dando un’occhiata a quel che siamo oggi. Quest’anno, almeno speriamo, oltre a intrattenere Sanremo dovrebbe cimentarsi in una sfida difficile ma necessaria: ridare un po’ di buonumore agli italiani dopo due anni di pandemia e di sacrifici. Non è facile, ma già avere Checco Zalone e Fiorello potrebbe aiutare. In fondo, aveva ragione Eduardo De Filippo: «Ha da passà ‘a nuttata».
de Il Duca Minimo
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