Squadra che vince non si cambia. Tra nuove giovanissime proposte e riconferme dei più grandi della musica italiana, Amadeus, direttore artistico e conduttore della 72esima edizione di Sanremo, continua a puntare su un cast di cantanti che metta d’accordo tutti i gusti, ma soprattutto quelli dei ragazzi, forte del successo straordinario ottenuto dai Maneskin vincitori della scorsa edizione. I nomi delle voci in gara sono stati svelati con largo anticipo rispetto al solito dopo che il settimanale “Chi” aveva già rivelato i primi 16 artisti del Festival. Da qui la decisione della Direzione di Rai Uno di modificare in corsa il regolamento in merito alle modalità di comunicazione degli artisti, dando la possibilità di renderli noti fin dal 2 dicembre.
Da Aka7even a Sangiovanni, reduci quest’anno dall’esperienza di “Amici di Maria De Filippi”, a Mahmood in duetto con Blanco; e poi ancora il rapper Rkomi, Irama, Michele Bravi, Ana Mena, Achille Lauro, tale tendenza coraggiosa nella scelta di giovani artisti ha avuto inizio lo scorso anno proprio con Amadeus, che aveva deciso di puntare su astri nascenti della musica italiana come Madame, Aiello e la band oramai di fama mondiale dei Maneskin.
Amadeus ci ha però abituati a un cast pensato per una platea ben più ampia e quest’anno ha voluto puntare sempre più in alto grazie alla presenza di artisti senza tempo come Donatella Rettore, Massimo Ranieri e Gianni Morandi, forte di una canzone scritta da Jovanotti per l’occasione.
Chi invece sembra non trovare in alcun modo un posto nella rosa dei big sono i “Jalisse”. Dopo l’ennesima esclusione, il duo composto da Fabio Ricci e Alessandra Drusian che vinse il Festival nel 1997 con “Fiumi di parole”, ha affidato la propria delusione a un lungo sfogo sui social: “Oggi sono 25 i brani e 25 le esclusioni dal Festival, ma questa volta lascio parlare le persone […]. La famosa ripartenza non è per tutti; noi Jalisse non abbiamo spazio sul pentagramma del Festival di Sanremo, ma si può parlare di noi e fare citazioni”.
Una riflessione sorge spontanea: com’è possibile che un gruppo che è arrivato a vincere il Festival di Sanremo sia finito subito poi nell’oblio tanto da dover fare i conti con il peso di un fallimento, mentre dall’altra parte una band di giovanissimi sconosciuta fino a un paio di anni fa come i Maneskin abbiano raggiunto un successo planetario in così poco tempo?
Sanremo non finisce in quei cinque giorni ma dura un anno intero. Il nome dei Maneskin, nel mondo, richiama inevitabilmente anche quello di Sanremo. Proprio per questo si punta sull’appeal dei giovanissimi che stanno dominando le classifiche delle maggiori piattaforme streaming. Sono loro che possono garantire un successo garantito di vendite e visibilità, capace di scavalcare confini prima ad ora inimmaginabili come quello del mercato Usa.
Da Emma Marrone a Elisa, da Blanco a Iva Zanicchi, quest’anno il Festival offre una delle fotografie più eterogenee possibili di quella che è comunemente definita come la “canzone italiana”.
Una scelta coraggiosa da parte della rete ammiraglia Rai non solo perché punta sui brani che passano sempre più nelle piattaforme streaming – la musica che generalmente cattura un pubblico che di essa ne fa una gran fruizione – ma anche per la ricerca di nuovo pubblico, quello più giovane, che la televisione tradizionale la guarda a malapena ma che, grazie alle scelte degli ultimi anni, ha acquistato successo anche tra questa tipologia di spettatori.
Di Alessia Luceri
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