È molto istruttiva e, in un certo senso, paradigmatica la lettura della legge finanziaria al Titolo VIII (cultura, turismo, informazione e innovazione). Fatte le debite proporzioni, potremmo paragonare le nostre 14 fondazioni lirico-sinfoniche a tante piccole Alitalia (almeno lì si volava…). Alla fine dell’esercizio 2019, il debito complessivo ammontava a 140 milioni di euro circa, un buco colossale accumulato in quasi trent’anni anni di malagestione. Bene, all’art. 109 si istituisce un fondo complessivo di 150 milioni di euro per i prossimi 2 anni allo scopo di estinguere il debito.
Da osservare che già il settore musicale, dove le fondazioni fanno la parte del leone, risucchia quasi il 50% del Fus (Fondo unico per lo spettacolo); per di più (ne parlammo nel giugno scorso) negli ultimi due anni i teatri d’opera sono stati super finanziati con il mantenimento della quota Fus, erogazioni straordinarie e anche attraverso strumenti perlomeno discutibili come il Fis (cassa integrazione) per i dipendenti/artisti.
Il tutto a fronte del venir meno della maggior fonte di costo: gli spettacoli dal vivo, le produzioni operistiche. Nardella gongola, il suo “Maggio musicale fiorentino” aveva raggiunto i 40 milioni di perdita. «Era da 30 anni che attendevamo una operazione strutturale e complessiva come questa, ringrazio il governo Draghi e il ministro Franceschini per aver avuto il coraggio e la lungimiranza di approvare una misura di questa portata.
Tutte le città che hanno teatri potranno estinguere il vizio originale che in questi anni ha pesato moltissimo sulla capacità produttiva e artistica». Mi scusi sindaco, ma da dove nasce questo vizio originale? Quali sono i problemi strutturali e gestionali che hanno generato questo debito? Quale vuole essere la funzione e il ruolo delle fondazioni nel territorio? Capacità produttiva e artistica per fare che cosa e come? Che ce ne facciamo della minaccia di commissariamento? Sa quanti ce ne sono stati in passato?
Non apriamo un tavolo, per carità – se consideriamo le colpe nessuno, forse, potrà sussistere – ma qualche giustificazione al contribuente la dovete, non le pare? Mi spiace infine per i travasi di bile, ma che dire dell’art. 108? Il bonus cultura per i diciottenni (con Isee non oltre i 25mila euro) diventa strutturale con una dotazione annua di 230 milioni. Soldi letteralmente buttati! Il ministro Franceschini, come un Remo Gaspari qualsiasi, festeggia. Ma una politica culturale illuminata non è solo una questione di soldi.
di Fabio Torrembini
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