Tempo di tormentoni!
Tempo di tormentoni!
Tempo di tormentoni!
In realtà ci provano tutti. Esperti del mestiere e nuovi ingressi nel tempio del tormentone, come i Baustelle, una delle band più amate dell’indie italiano, con Tommaso Paradiso (in “Amore Indiano”), lui sì conoscitore del settore. In verità, il tormentone esiste dagli anni ‘80, da Vamos a La Playa dei Righeira, che era la password d’accesso per la serata in discoteca, oppure era il pezzo preferito al juke box. così come Macarena, Barbie Girl, oppure Scatman (1995), un must nei villaggi vacanza.
Invece ora il tormentone serve ad altro, oltre che alla disco per fare mattina. Serve a essere associato a prodotti commerciali, per esempio. La ricetta è un po’ uguale ovunque: un motivo semplice, leggero, radiofonico, intriso di ritmi spagnoleggianti, per quelli più ricercati anche un po’ di synth, oppure si oscilla tra Cuba e un po’ di r&b americano. A corredo, ballerini/e in costume, tanto sole e tenute hawaiane. Una ricerca della Bicocca di Milano di qualche anno fa spiegava che su Spotify tra giugno e agosto era vincente un motivetto reggaeton cantato, interpretato, magari ballato da un ventenne. Ma anche Elettra Lamborghini, per intenderci, avrà un sicuro riscontro. Sì, c’è anche lei nel pacchetto dei tormentoni.
Fedez per esempio ormai è un venerabile maestro in materia. Tira fuori l’asso da accredito immediato ogni 12 mesi. Stavolta ha costruito a tavolino il successo “Disco Paradise”, con Annalisa e gli Articolo 31. La stessa Annalisa è presente anche con un suo tormentone “Monamour”, che pure lo si può ascoltare ovunque. Ma c’è anche Achille Lauro con “Fragole”, assieme a Rose Villain. Sono tanti, ma non sono in competizioni, funzionano quasi tutti. Sono tutti funzionali allo scopo.
É stata la collaborazione tra Achille Lauro, Fedez e Orietta Berti con “Mille”, estate di due anni fa, a delineare al meglio il fenomeno tormentone: tre brand, il produttore che fa musica, l’artista maledetto e la cantante di una generazione passata che entra nel groove del presente che si intrecciano alla perfezione e citano la Coca Cola nel testo, sempre semplice e ripetitivo: Coca Cola ha usato il video del brano per il redesign della sua iconica bottiglia in vetro, in occasione della commercializzazione della Coca Cola Zero in quel formato. La collaborazione con Coca Cola è poi finita nelle stories di Instagram di Fedez e nella descrizione del video su YouTube. Poteva mai non essere un trionfo? Oltre 16 milioni di visualizzazioni in pochi giorni…
Di Nicola Sellitti
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
Leggi anche