“The Last Showgirl”, vivere e ballare a Las Vegas
L’ultimo lungometraggio di Gia Coppola “The Last Showgirl”, è un film sulla potenza dei sogni, su come la forza del sognare possa abitare l’intera vita
“The Last Showgirl”, vivere e ballare a Las Vegas
L’ultimo lungometraggio di Gia Coppola “The Last Showgirl”, è un film sulla potenza dei sogni, su come la forza del sognare possa abitare l’intera vita
“The Last Showgirl”, vivere e ballare a Las Vegas
L’ultimo lungometraggio di Gia Coppola “The Last Showgirl”, è un film sulla potenza dei sogni, su come la forza del sognare possa abitare l’intera vita
L’ultimo lungometraggio di Gia Coppola (nipote del grande Francis Ford Coppola) è un film sulla potenza dei sogni, su come la forza del sognare possa abitare l’intera vita di una persona al punto (come nel caso di Shelley Gardner, una straordinaria Pamela Anderson candidata ai Golden Globe 2025) da rimpicciolire tutto ciò che non riguarda quella sua inesauribile voglia di danzare su un palco di Las Vegas. Anche l’essere madre passa in secondo piano, lasciando però intravedere un’amarezza che la regia della Coppola ha maneggiato con assoluto buon senso.
Poteva forse deludere una che porta un cognome come questo? No. Il marchio Coppola colpisce ancora. Si notano delle somiglianze con lo stile della zia (Sofia Coppola) davvero esilaranti, per esempio nella cura dei dettagli, la camera che si sofferma sui cosmetici che usano le ballerine (le Razzle Dazzle), sulla lacca, sui cerchietti pieni di strass, sui costumi piumati, i rossetti, le spazzole per capelli, le ciglia finte posate sul tavolo del camerino accanto alla cipria, i trucchi, i pennelli per gli occhi e per le guance. Dettagli che esplorano, immagini che ci portano a percorrere lo stesso tragitto delle ballerine, tese prima di ogni spettacolo, coperte di pendagli di cui sentiamo il cigolio, così come il fruscio degli abiti. Pare di essere lì con loro.
Il film è stracolmo di primi piani, la camera segue quasi con assillo i visi sfolgoranti e allo stesso tempo sconsolati di queste donne coperte di pietre rilucenti, colorate da un’infinità di perline e gingilli, con il volto incorniciato da orecchini radiosi, coroncine abbaglianti. Ma siamo all’ultimo atto di questo famoso show di Las Vegas: le Razzle Dazzle non si esibiranno più.
Fine. A comunicarlo è Eddie: l’attore Dave Bautista, ex wrestlerstatunitense statuario, con lo sguardo burbero, ma in totale discordanza rispetto al suo cuore delicato e comprensivo. Nella parte del gestore del locale, è un uomo abbattuto per la fine di questo show che si dimostra umano soprattutto con Shelley (la più anziana del gruppo, sono trent’anni che danza in quello spettacolo). E perché? Cosa c’è tra i due?
In questa perla della giovane Coppola c’è un ritratto inedito di Pamela Anderson completamente a nudo, una donna di 57 anni che si mostra senza trucco, fragile, che cade e si rialza, che lascia messaggi nella segreteria telefonica della figlia (giovane donna ferita a cui suggerisce di inseguire i suoi sogni) con la voce di una ragazzina disarmata.
Ed è vero, come scrive la sceneggiatrice (Kate Gersten): «Le nostre madri non sono né sante, né salvatrici», nessuno ci può salvare dai nostri dolori, dai nostri fallimenti, dalle porte della vita che si chiudono in modo violento, lasciando solo il vuoto, così come si avverte il vuoto di questa Las Vegas addolorata, che non lascia scampo agli anni che passano. Se sei vecchia, hai chiuso.Una Las Vegas che insegue la carne giovane ma che in certi scorci, in certi tagli di luce che arrivano dal deserto, ammette la sua brutalità e forse se ne vergogna. Indimenticabile performance anche per Jamie Lee Curtis, resa ruvida dalla vita, con il volto inspessito dal trucco e dal tempo, dalla fatica, ma che ancora balla sul tavolo di un casinò sulle note di “Total Eclipse of the Heart”.
di Hilary Tiscione
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Tag: Cinema
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