“The Six Triple Eight” e l’importanza del tempo nella comunicazione
“The Six Triple Eight”, film basato su una storia vera, spinge a riflettere sull’importanza del tempo nelle comunicazioni interpersonali
“The Six Triple Eight” e l’importanza del tempo nella comunicazione
“The Six Triple Eight”, film basato su una storia vera, spinge a riflettere sull’importanza del tempo nelle comunicazioni interpersonali
“The Six Triple Eight” e l’importanza del tempo nella comunicazione
“The Six Triple Eight”, film basato su una storia vera, spinge a riflettere sull’importanza del tempo nelle comunicazioni interpersonali
“The Six Triple Eight”, film basato su una storia vera, spinge a riflettere sull’importanza del tempo nelle comunicazioni interpersonali
L’unico battaglione americano WAC (Women Auxiliary Service) composto da donne (855, per la precisione) per lo più nere che ha operato nel corso della seconda guerra mondiale aveva come numero identificativo 6888. Guidato da Charity Adams, era un battaglione dedicato alla gestione dei servizi postali e il suo motto era “No mail, low moral”.
Nel corso di una profonda carenza di soldati capaci di adempiere alla gestione della posta e di una mancanza di comunicazione fra i soldati al fronte e le loro famiglie, il 6888th venne incaricato di gestire circa 17 milioni di missive e pacchi. La missione, che doveva essere completata in 6 mesi, fu portata a termine in 90 giorni e il 6888th fu poi trasferito da Birmingham a Rouen per smaltire ulteriori arretrati postali, vecchi anche di 3 anni.
Una storia vera raccontata in modo esemplare dal film omonimo di Netflix “The Six Triple Eight”, che ovviamente offre molteplici spunti di riflessione. Il potere della comunicazione a 360°, in particolare della scrittura e del cinema, come modi per raccontare il passato, il presente e il futuro. Oppure il significato, e il peso, che una lettera scritta a mano hanno avuto e possono ancora avere.
Ho riflettuto su quanto la rapidità comunicativa odierna sia al tempo stesso efficace, ma anche volatile. A quanto poco tempo impieghiamo a scrivere un messaggio o ad inviare una mail che riteniamo importante. Alla fortuna che abbiamo, ma anche alla sfortuna che talvolta la velocità può significare, perché ci porta a non soffermarci sulle cose. Mi è capitato di recente di utilizzare la scrittura di una lettera o di un biglietto di Natale, come modo per avvicinarmi alle persone. E riflettere su quanto il “semplice” atto di scrivere manu propria, fosse e sia stato importante per coloro che hanno combattuto una guerra atroce e lontana. È stato illuminante, catartico e denso di una molteplicità di significati. Lavoro nel settore della comunicazione e prendo atto, vivendo ogni giorno la velocità delle innovazioni tecnologiche che abilitano i più disparati processi comunicativi.
“The Six Triple Eight” è la testimonianza di una realtà lontana. Che, oltre a riguardare il tema comunicativo e il suo legame con il morale nei momenti più difficili, mostra quanto difficile sia stato per le donne, nere, di quel battaglione, affermarsi per il loro valore e le loro competenze. Mostra quanto la distanza che può intercorrere fra due o più esseri umani, per motivi assolutamente futili e privi di ogni senso logico, possa essere l’origine di una distanza che si trascina nei secoli. Divenendo ancora oggi, purtroppo, fonte di troppe discriminazioni.
Non si grida al femminismo e non ci si schiera qui in difesa di una o più “categorie”. È ottuso anche solo pensarlo. Si riflette piuttosto su quanto semplici, e al contempo importanti, possono essere i gesti e le azioni che ogni giorno facciamo per comunicare. Meglio. Tutti. Un silenzio, così come una parola, possono essere molto più pesanti o leggere di quanto ciascuno di noi, talvolta, si trovi a pensare. “The Six Triple Eight” può essere un’esperienza comunicativa ed emozionale. Pronta a predisporci meglio al sacrificio dell’ascolto ed alla riscoperta di un’empatia che non sia solo una soft skill da aggiungere al CV o una parola vana pronunciata spesso a caso. Ma una pratica quotidiana volta a trasformare un rapporto in connessione emotiva.
Di Martina Fiore
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
Leggi anche