Tutti i successi natalizi che col Natale non c’entrano
Le festività natalizie portano con sé l’ormai usuale schiera di canzoni di natale e classici musicali legati al periodo
Tutti i successi natalizi che col Natale non c’entrano
Le festività natalizie portano con sé l’ormai usuale schiera di canzoni di natale e classici musicali legati al periodo
Tutti i successi natalizi che col Natale non c’entrano
Le festività natalizie portano con sé l’ormai usuale schiera di canzoni di natale e classici musicali legati al periodo
Le festività natalizie portano con sé l’ormai usuale schiera di canzoni di natale e classici musicali legati al periodo
Le festività natalizie portano con sé l’ormai usuale schiera di tormentoni e classici musicali legati al periodo. Fra brani che affondano le loro radici in tempi lontani e altri legati a doppio filo alle logiche del mercato discografico, non mancano quelle canzoni che con il Natale – almeno originariamente – avevano poco a che fare. Come nel caso di “Let it Snow”, scritta originariamente da Sammy Cahn e dal compositore Jule Styne nel 1945 a Hollywood e resa celebre dalle interpretazioni di Frank Sinatra e Dean Martin. Ebbene, questo evergreen non soltanto non contiene alcun riferimento alle feste o alle vacanze invernali, ma fu scritto nel mese di luglio durante un’ondata di calore e concepito come l’augurio per un clima più mite.
Destino analogo per “Last Christmas” degli Wham. George Michael lo compose in agosto e originariamente l’aveva intitolato “Last Easter” (cioè “l’ultima Pasqua”). Fu il management della band a suggerire di spostare il tema della canzone sul Natale, cambiandone il titolo e facendo la fortuna di Michael e del suo socio Andrew Ridgeley. Anche “White Christmas”, considerato il brano più venduto di tutti i tempi, non fu creato davanti a panorami innevati: il suo autore Irving Berlin lo realizzò mentre si trovava nell’assolata Beverly Hills per dare voce ai suoi sentimenti nostalgici per il clima invernale in cui trascorreva le festività durante l’infanzia.
Ancor più curioso è il caso di “Jingle Bells”. Composta nel 1850, in realtà era stata pensata per il giorno del Ringraziamento (che negli Usa si celebra il quarto giovedì di novembre). Inoltre, durante le sue prime esecuzioni, veniva interpretata dagli Ordway’s Aeolians, noti per recitare e cantare dipingendosi la faccia di nero, oltre che per i loro spettacoli di stampo razzista. Solo nel 1898, con la versione dell’Edison Male Quartette, il pezzo fu ‘ripulito’ e conobbe così la fortuna che lo accompagna tutt’oggi.
Altro canto simbolo della notte della natività è “Stille Nacht”, le cui liriche furono redatte nel 1816 da un giovane prete austriaco di Salisburgo di nome Joseph Mohr. Il testo rimase nel cassetto per due anni, sino all’incontro con il maestro elementare e organista Franz Xaver Gruber, che compose le musiche. I due la eseguirono per la prima volta la notte del 24 dicembre 1818 nella Chiesa di San Nicola a Oberndorf, ma la partitura dovette essere riadattata per essere eseguita alla chitarra, dato che l’organo della parrocchia era stato rosicchiato dai topi. Un imprevisto che non ha impedito alla canzone di attraversare oltre due secoli e di essere riproposta in innumerevoli versioni.
Tornando ai giorni nostri è impossibile non citare “All I want for Christmas” di Mariah Carey, incisa nel 1994 e divenuta un tormentone degli ultimi trent’anni, al punto che la stessa interprete statunitense è ormai identificata come vera e propria icona natalizia.
Come poi non ricordare che in “About a Boy” di Nick Hornby il protagonista Will Freeman interpretato da Hugh Grant vive di rendita grazie ai diritti d’’autore di una canzone natalizia di grande successo – “Santa’s Super Sleigh – scritta da suo padre, dettaglio quest’ultimo che mette in risalto il valore economico delle canzoni di Natale nel mondo reale.
di Stefano Faina e Silvio Napolitano
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Tag: musica, spettacoli
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