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Appuntamento con la Storia

La finale del doppio femminile ai Giochi Olimpici di Parigi in programma oggi è l’occasione della vita per Jasmine Paolini e Sara Errani

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La finale del doppio femminile ai Giochi Olimpici di Parigi in programma oggi è l’occasione della vita per Jasmine Paolini e Sara Errani

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La finale del doppio femminile ai Giochi Olimpici di Parigi in programma oggi è l’occasione della vita per Jasmine Paolini e Sara Errani

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La finale del doppio femminile ai Giochi Olimpici di Parigi in programma oggi è l’occasione della vita per Jasmine Paolini e Sara Errani

La finale del doppio femminile ai Giochi in programma oggi è obiettivamente l’occasione della vita. Per Jasmine Paolini è l’occasione di essere consacrata come una leggenda del tennis italiano. E il discorso va ovviamente esteso anche a chi sarà al suo fianco: Sara Errani, ex top ten nel singolare, finalista al Roland Garros 2012, vincitrice di 30 tornei in doppio (tra cui le quattro prove del Grand Slam insieme a Roberta Vinci), tornata recentemente ad alti livelli a 37 anni, anziché imboccare il viale del tramonto.

Quella che Paolini ed Errani si preparano ad affrontare è la prima finale in assoluto per l’Italia nel tennis ai Giochi olimpici, l’ultimo sogno regalato al nostro Paese che è in connessione sentimentale con la racchetta da ormai qualche tempo. Una sceneggiatura meravigliosa e inaspettata, almeno in queste dimensioni, in cui Paolini ha saputo recitare un ruolo da protagonista. Una protagonista da Oscar. O da titolo. Un titolo olimpico.

Detto questo, il destino sa essere beffardo e lo sport contempla la crudeltà come pochi altri ambiti. Ci sono quindi appuntamenti che vanno assolutamente colti al volo. Non è detto insomma che per Jasmine Paolini il prossimo appuntamento olimpico di Los Angeles, quando la tennista toscana avrà 32 anni, possa rappresentare una nuova opportunità. Spesso ci si mettono infortuni, crisi personali, rivali più forti. Discorso analogo e ancora più evidente per Errani, che ai prossimi Giochi avrà addirittura 41 anni.

Nella finale di oggi Errani e Paolini si troveranno di fronte le russe Mirra Andreeva e Diana Schneider (che alle Olimpiadi gareggiano senza bandiera nazionale). Paolini ha già affrontato e battuto Andreeva in semifinale al Roland Garros. Dall’altra parte della rete, il pacchetto delle avversarie obiettivamente non è il top di gamma per una finale olimpica. Del quartetto in campo, la nostra miglior giocatrice (Paolini) è nettamente superiore alle altre. Anche in semifinale si è vista la distanza per peso di palla, forza fisica, capacità di giocare al meglio i punti decisivi.

Il timing con la Storia è fondamentale, sebbene soprattutto l’attuale numero cinque della classifica mondiale in singolare sia talmente in crescita che nessun traguardo può essere ritenuto impossibile. Paolini viene da due mesi paradisiaci: è arrivata in finale al Roland Garros, superata soltanto dalla numero uno al mondo Swiatek, l’unica che in questo momento appare ancora fuori portata per la toscana. Mentre brucia ancora, sicuramente, la sconfitta in finale a Wimbledon rimediata dalla ceca Krejcikova. Era dai tempi di Serena Williams che una tennista non centrava la doppia finale Parigi-Londra. Inoltre, la toscana è arrivata in finale al Roland Garros anche in doppio e sempre in doppio ha vinto gli Internazionali d’Italia.

Le sue imprese sono fissate nella mente degli sportivi, ma ora – nel giro di poche settimane – c’è la terza finale che vale una carriera. Una partita che guarderà tutta Italia, improvvisamente travolta da questa passione improvvisa e incendiaria. L’occasione dunque va colta e sfruttata. E per Paolini non si tratta neppure di vendicare la sconfitta in singolare agli ottavi del torneo olimpico (in tre set contro la slovacca Schmiedlova), perché i passi falsi fanno parte del percorso, così come la furia di critiche sui social per una sconfitta poco attesa. Del resto, a Parigi è stata eliminata anche la prima giocatrice al mondo. Ora si tratta esclusivamente di prendersi la Storia. Mancano soltanto due set da vincere.

Di Nicola Sellitti

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