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Atalanta in paradiso: l’Europa League è tua

L’Atalanta di Gasperini vince l’Europa League: una meravigliosa storia italiana di talento, tenacia e rivincita oltre il calcio

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Atalanta in paradiso: l’Europa League è tua

L’Atalanta di Gasperini vince l’Europa League: una meravigliosa storia italiana di talento, tenacia e rivincita oltre il calcio

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L’Atalanta di Gasperini vince l’Europa League: una meravigliosa storia italiana di talento, tenacia e rivincita oltre il calcio

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L’Atalanta di Gasperini vince l’Europa League: una meravigliosa storia italiana di talento, tenacia e rivincita oltre il calcio

È un trionfo che parte da lontano, sublimato dalla tripletta del formidabile Lookman che porta l’Europa League a Bergamo, travolgendo il Bayer Leverkusen dello stratega Xabi Alonso, dominatore in Bundesliga e che perde la prima partita della stagione proprio in finale. Il cielo è nerazzurro sopra Dublino. La straordinaria, per certi versi unica, storia della Dea che vince in Europa parte da lontano.

Ottobre 2016: dopo qualche punto messo assieme in sette o otto turni di campionato, Gian Piero Gasperini rischiava l’esonero: contro il Napoli decise di mettere fuori un manipolo di senatori, dando spazio ai vari Gagliardini, Cristante, Petagna, Caldara, Conti. Prodotti del magico vivaio bergamasco. Petagna segnò il gol della vittoria. Lì è partita la cavalcata della Dea, che in Europa si è consumata negli anni nelle imprese a Liverpool, Lisbona, Amsterdam, fino a Dublino, fino alla Coppa. Gol, corsa, bellezza. Idee, lavoro, qualità.


E prima dell’Europa League sollevata a Dublino con novemila tifosi al seguito c’è stata la semifinale di Champions League svanita qualche anno fa per un paio di minuti: Gasp aveva praticamente eliminato il Psg, prima di una maglia della ditta Neymar & Mbappe’. E poi, i tre terzi posti in campionato, giocandosi anche chances per il titolo, ricostruendo le fondamenta della squadra ogni estate, perché la dirigenza ha quasi sempre ceduto un paio di pezzi pregiati ogni 12 mesi.

L’unico a non cedere il passo è sempre stato Gasperini: scorbutico, diretto, magari non sempre simpaticissimo, ma inventore di un nuovo tipo di calcio, con dentro tracce del gegenpress di stampo tedesco degli anni’70, espresso al massimo anche dal Liverpool di Klopp. Eppoi, sfide uomo contro uomo a tutto campo, difendendo sempre in avanti, duelli fisici portati all’estremo e intensità, tanta intensità. Si sono ammirate diverse versioni dell’Atalanta, negli anni. La più bella: con Ilicic, Papu Gomez e Zapata, una macchina da gol. Ma ha vinto quella attuale, intensità e forza, portata al massimo con allenamenti segnati dai ritmi da svenimento, Koopmomers e Lookman, Ederson e Scamacca.


E se Gasp è stratega, motivatore e venerabile maestro della Dea, va segnalata anche la visione del club, passato negli anni dalla proprietà di Percassi – ora socio di minoranza, era in campo a Dublino prima della partita ad arringare i tifosi della Dea – poi all’americano Pagliuca. Settore giovanile su cui si investono decine di milioni l’anno, ora lo stadio nuovo di zecca. E poi c’è anche altro, una componente speciale: la città simbolo del Covid, la città della sfilata delle bare, si prende un altro frame di storia, questa volta bella, bellissima. Una storia italiana.

di Nicola Sellitti

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