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La sicurezza del campione

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Se “Pecco“ Bagnaia se l’è cavata praticamente con nulla e al più rischia di saltare una gara lo deve ai progressi impressionanti della sicurezza attiva e passiva in MotoGP

La sicurezza del campione

Se “Pecco“ Bagnaia se l’è cavata praticamente con nulla e al più rischia di saltare una gara lo deve ai progressi impressionanti della sicurezza attiva e passiva in MotoGP
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La sicurezza del campione

Se “Pecco“ Bagnaia se l’è cavata praticamente con nulla e al più rischia di saltare una gara lo deve ai progressi impressionanti della sicurezza attiva e passiva in MotoGP
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È andata bene, è andata benissimo, ma lasciamo perdere – tanto per cominciare – il caso… Certo, la sorte gioca sempre la sua parte, ma se “Pecco“ Bagnaia se l’è cavata praticamente con nulla e al più rischia di saltare una gara lo deve ai progressi impressionanti della sicurezza attiva e passiva in MotoGP. Stesso discorso per la Formula 1 e più generale il motosport. Poi, però, ti ricordi della dinamica della tragedia del povero Simoncelli e ti costringi a pensare. A quando la vita gira in un modo per un nonnulla o semplicemente si ferma. Quando – a dispetto di tutta la ricerca e di tutte le evoluzioni – una manciata di centimetri segnano il tuo destino e di chi ti vuole bene. A quei minuti convulsi di ieri, nei quali il team manager della Ducati Davide Tardozzi ha fatto la cosa più importante che un capo debba fare, in un frangente angosciante come l’attesa di notizie: consolare, rassicurare, non far sentire solo nessuno, a cominciare dalla fidanzata di “Pecco“. Quando non si sapeva ancora, quando si poteva sperare che fosse andata bene, ma si continuava ad avere il terrore di problemi ben più grossi di qualche contusione. Quando ripensi agli occhi, alla disperazione di chi ha vissuto momenti simili, ma dall’epilogo totalmente e drammaticamente diverso. La sicurezza che migliora, il fato, il destino, le infinite casualità delle traiettorie: si mescola tutto in una domenica in cui in fin dei conti non è successo nulla o quasi. La cosa più bella che si possa scrivere, così, è: la dimenticheremo presto. Non dimenticheremo, invece, Tradozzi e i suoi gesti da papà, che valgono più del Mondiale e ci aiutano a capire perché la Ducati continuerà a vincere i Mondiali. di Fulvio Giuliani

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