Skip to main content
Scarica e leggi gratis su app

Caso Cogliandro, l’Italia della pallavolo tra trionfi e discriminazioni

|

E poi ecco Asja Cogliandro, 29 anni, quindici dei quali trascorsi a giocare fra la serie A1 e l’A2, che racconta di essere stata allontanata dalla sua squadra (Perugia, che milita in A1) dopo essere rimasta incinta

Caso Cogliandro, l’Italia della pallavolo tra trionfi e discriminazioni

E poi ecco Asja Cogliandro, 29 anni, quindici dei quali trascorsi a giocare fra la serie A1 e l’A2, che racconta di essere stata allontanata dalla sua squadra (Perugia, che milita in A1) dopo essere rimasta incinta

|

Caso Cogliandro, l’Italia della pallavolo tra trionfi e discriminazioni

E poi ecco Asja Cogliandro, 29 anni, quindici dei quali trascorsi a giocare fra la serie A1 e l’A2, che racconta di essere stata allontanata dalla sua squadra (Perugia, che milita in A1) dopo essere rimasta incinta

|

Sulla Luna e ritorno in poche ore. L’Italvolley del maestro Velasco vince di nuovo la Nations League, confermandosi la Nazionale di pallavolo femminile più forte al mondo. Istantanea di un movimento che produce campionesse di livello internazionale e titoli europei per i club. E poi ecco Asja Cogliandro, 29 anni, quindici dei quali trascorsi a giocare fra la serie A1 e l’A2, che racconta di essere stata allontanata dalla sua squadra (Perugia, che milita in A1) dopo essere rimasta incinta. Una di quelle denunce che evidenziano il divario professionale che c’è in Italia tra uomini e donne in alcune discipline sportive.

La vicenda. Cogliandro, che aveva rinnovato il contratto sei mesi prima, comunica al club umbro la gravidanza. A quel punto la dirigenza avrebbe imposto all’atleta di chiedere la maternità (che però scatta a due mesi dalla data del parto), intimandole di lasciare la casa che le era stata data in affitto dalla società, con restituzione delle mensilità già pagate. Cogliandro ha raccontato di aver subìto «pressioni psicologiche» e di aver cercato una mediazione, per esempio la sospensione del contratto, oppure di continuare a lavorare con altri incarichi amministrativi. In ballo ci sarebbero 12mila euro: un’inezia, considerando il budget medio (piuttosto alto) di una squadra della massima serie di pallavolo femminile.

Sulla vicenda Cogliandro – che intanto ha ricevuto il sostegno di una leggenda italiana del volley come Maurizia Cacciatori – è arrivata la replica della società, che ha definito «capziose, denigratorie e prive di fondamento» le dichiarazioni dell’atleta, evidenziando che «in virtù di un’assenza normativa che disciplina la materia della gravidanza all’interno dei contratti sportivi, la Società Black Angels Perugia Volley ha avviato con l’atleta e con il procuratore un colloquio per raggiungere un accordo nella gestione del suo contratto». L’assenza di un accordo tra le parti ha portato Cogliandro a incassare il 60% degli emolumenti previsti, avendo giocato sino a gennaio. Inoltre l’atleta non sarebbe stata licenziata, perché il contratto è scaduto il 30 giugno. E questo è il punto, senza girarci intorno: per il volley femminile la strada verso il professionismo è ancora in salita, con i riflessi negativi che si possono immaginare sulle tutele legali, previdenziali e sanitarie per le atlete.

Sul caso Cogliandro è intervenuta la Federazione italiana pallavolo (Fipav), spiegando come da qualche tempo sia operativo un fondo dedicato alle atlete che diventeranno madri. «Abbiamo problemi nel volley di vertice a ogni livello, i diritti non sono tutelati. Vorrei sottolineare che a giugno ho contattato i vertici della Lega di Serie A e della Fipav affinché intervenissero per sensibilizzare Perugia, evitando l’esplosione di un caso mediatico che mettesse in cattiva luce l’intero movimento della pallavolo italiana» racconta a “La Ragione” Giorgio De Togni, presidente dell’Associazione italiana pallavolisti (Aip). «La risposta che ho ricevuto è stata che Perugia ne fa una questione di principio, perché convinta del fatto che vi sia stata una mancanza di rispetto da parte dell’atleta». Aggiunge De Togni: «In Serie A1 femminile ci sono società che dispongono di budget da alcuni milioni di euro. Da tempo stiamo lavorando a una proposta condivisa per l’introduzione di un salario minimo, ma le proposte ricevute finora si aggirano tra i 250 e i 350 euro al mese: cifre inaccettabili in qualsiasi ambito lavorativo».

Per ora non si vedono margini, anche se ci sono precedenti. Nel 2019 Lara Lugli (Volley Pordenone) scoprì di essere incinta, comunicandolo alla sua società dell’epoca: contratto rescisso, nella scrittura privata tra le parti c’era la clausola maternità, che prevedeva il termine immediato del rapporto lavorativo in caso di gravidanza.

di Nicola Sellitti

La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!

Leggi anche

30 Luglio 2025
È morta all’età di 31 anni Laura Dahlmeier, campionessa di biathlon. La giovane è stata travolta d…
30 Luglio 2025
Mondiali Singapore 2025: doppio Oro per l’Italia con Cerasuolo nei 50 rana e la coppia Santoro-Pel…
29 Luglio 2025
Thomas Ceccon ha prodotto l’ennesimo soliloquio tv dopo l’argento – per 5 centesimi – ottenuto nei…
29 Luglio 2025
Doppio argento per gli Azzurri ai Mondiali di nuoto di Singapore 2025! Simona Quadarella nei 1500…

Iscriviti alla newsletter de
La Ragione

Il meglio della settimana, scelto dalla redazione: articoli, video e podcast per rimanere sempre informato.

    LEGGI GRATIS La Ragione

    GUARDA i nostri video

    ASCOLTA i nostri podcast

    REGISTRATI / ACCEDI

    Exit mobile version